28.2.06

Brokeback Mountain

IlGeko: Alloraaaaaaaaaaaaaaaa!
Sburk: Che?
IlGeko: Sabato sera sei andata al cinema, no?
Sburk: Sììììì.
IlGeko: E hai visto?
Sburk: Quello.
IlGeko: Oh!
Sburk: Pers potrebbe avere fame. L'ultima volta che l'ho sentito blaterava di una pasta al pesto.
IlGeko: Ma lascia perdere il Pers e dimmi un po' che ne hai pensato.
Sburk: Ho l'impressione che tu sia un po' scettica sul film.
IlGeko: Più che scettica, ho dei dubbi.
Sburk: Meglio i dubbi che l'indifferenza.

Pausa. IlGeko e Sburk si fissano immobili, poi all'improvviso IlGeko si esibisce in un'incredibile mossa di karate/judo/kungfu/killbill e Sburk si ritrova legata ad una sedia che prima non c'era. La corda che la lega alla sedia in realtà è una lunghissima miccia la cui estremità finisce in un detonatore posto nelle mani di IlGeko.

Sburk: Però!
IlGeko: Hai cinque minuti da ora per espormi il tuo pensiero su Brokeback Mountain. Da ora.
(Abbassa la levetta rossa del detonatore e dalla miccia parte una fiammella che si avvicina lentalenta alla sedia)
Sburk: Mi sembra tu stia esagerando un po'.

Accanto a IlGeko appare Pers.
Pers: Avevo chiesto solo un piatto di pasta al pesto.
Sburk: Io avrei voluto slegarti. Lo sai.
Pers: Per un piatto di pasta al pesto avrei anche messo il mio piede nudo sulla fiemmela, invece che nel letto.
IlGeko: Il tempo passa.
Sburk: Comunque non c'era bisogno di tanto per farmi parlare del film.
IlGeko: Volevo alzare il tiro. Su questo blog commento solo io.
Sburk: Allora approvo.
IlGeko: Magari sbrigati. Siamo a quattro minuti.
Sburk: Il fatto di averne sentito così tanto parlare e aver aspettato tanto prima di vederlo penso me lo abbia sciupato un po'.
Pers: Che vuol dire? Una vera critica cinematografica riesce a superare questo dettaglio.
Sburk: Ma io 1) non sono una vera critica cinematografica e 2) i veri critici cinematografici vedono i film in anteprima. Pers, non mi far perdere tempo. Il film: all'inizio ha prevalso un po' l'effetto Marlboro Country, e la sensazione che qualcosa non tornasse; forse una specie di forzatura dovuta al fatto che la storia è ambientata in un luogo inusuale per una storia d'amore gay (il mondo dei cowboy) e che i due uomini che cercano di viversela non corrispondono allo stereotipo di uomo gay. Ripensandoci però, questo spostare la storia in un ambiente non consono, è servito proprio a tenere lo spettatore (o almeno io) più attento a quello che accade nel film, più attento ai caratteri dei due protagonisti, alla loro difficoltà, soprattutto per uno, ad accettare e vivere i sentimenti che provano. Ora, non è che ci siano in giro una miriade di film che affrontano i problemi dei rapporti gay, ma comunque siamo abbastanza abituati a vedere di tutto, ci sono poche cose che ci colpiscono e veniamo distratti facilmente quindi l'ambientazione inusuale è forse una delle caratteristiche più apprezzabili del film.

Pers si toglie una scarpa e un calzino e spegne la fiammella.

Sburk: Che onore.
Pers: Ci mancherebbe.
IlGeko: Però ancora non me la sento di scioglierti.
Sburk: (a Pers) Quanto c'ha messo a slegarti?
Pers: Eh!
Sburk: Insomma, secondo me, superata questa sensazione di non credibilità che però forse ora ho capito, per il resto il film è bello, la regia è perfetta, la fotografia pure, gli attori, soprattutto Heath Ledger che ha il ruolo più difficile, sono bravissimi e la storia per quanto sofferente è bella. Mi sleghi ora?
IlGeko: Mmm.
Sburk: Lo sai che quello che fa Jack Twist, l'attore Jake Gyllenhaal, era Donnie Darko?
IlGeko: Ovvio che lo sapevo.
Sburk: E che Heath Ledger e Michelle Williams, marito e moglie nel film, stanno insieme anche nella vita? C'hanno pure un figlio o figlia, non so bene.
IlGeko: Non lo sapevo.
Sburk: Mi sleghi ora?
IlGeko: Ci penso.
Sburk: E mi lasci qui così?
IlGeko: Sì, devo andare in un posto con Pers.
Pers: Scusa, Sburk.
Sburk: I'm sorry a nice saw.

Indovina chi viene a cena

Al Ciglieri, in Via Giordano Bruno a Pisa, c'è la mostra/istallazione di Bartoli Bianchi Silvestroni. Vale la pena incontrare i tre gentiluomini seduti ai tavoli e magari sceglierne uno con cui dividere la cena. La mostra non è stata molto pubblicizzata e scriverlo qui non so quanto può servire: quelli che leggono questo blog già conoscono i tre tipi (ma magari si sono dimenticati di andarli a salutare).

The future of food

Mi è capitato di vedere "The future of food", un documentario che parla di cibi geneticamente modificati, della loro nascita e sviluppo, degli affari sporchi della Monsanto, dei rischi annessi all'introduzione di geni resistenti agli antibiotici nei semi delle piantagioni. L'impressione che ne ho avuto è stata quella di un documentario con un buon livello informativo, decisamente di parte, e con alcuni clichè che lo rendevano piuttosto fazioso. Il fatto che la controparte (la Monsanto USA, nella fattispecie) non abbia alcuna voce nel documentario non è spiegato, e questo purtroppo lo indebolisce e lo rende sospetto. D'altra parte l'autrice, Deborah Koons Garcia, intervenuta pochi mesi fa dopo una proiezione pubblica del film, ha raccontato di come non abbiano mai ricevuto risposte ai loro numerosi tentativi di contattare la Monsanto per avere un loro intervento. In definitiva il documentario è fatto bene, e ve lo consiglio, ma come spesso succede capita di vederlo a chi è in qualche misura già sensibilizzato rispetto a certe tematiche. Ci sono invece altri mezzi probabilmente più divertenti e magari altrettanto efficaci per pubblicizzare e diffondere certe posizioni.
E della stessa serie, grazie a Macchianera che lo ha pubblicato pochi giorni fa, ho rivisto volentieri questo, che sburk mi aveva girato tempo fa.

25.2.06

Lost in translation

Volevo ringraziare Subu, che dopo la mia ennesima querelle condominiale mi ha suggerito un "I'm sorry a nice saw"

24.2.06

Elezioni#2

Un amico mi ha smentita sulla mia impossibilità a votare da qui. Vi farò sapere.

Il Robe

Un Robecchi di venerdì, benchè una pillola, è comunque una bella sorpresa. L'articolo per chi non è abbonato sarà visibile solo domani, ma già oggi in prima pagina, sotto la seconda firma di Alessandro Portelli, i più attenti riconosceranno lo stile dell'altro Alessandro. Io avevo già gridato al plagio.

Elezioni


Visto che qui non mi fanno votare (mentre a quelli del Grande Fratello a quanto pare portano il seggio nella casa), pensavo comunque di fare la mia piccola propaganda, appendendo questo manifesto in giardino.
Ah, e ho trovato una campagna a cui aderire

Punti di vista

Mi sono abbonata ad un videonoleggio on-line: funziona che stili la tua lista di film, ti arriva il primo, lo guardi, lo rispedisci, loro ti inviano il successivo, e così via. Quindi può succedere che tra quando lo ordini a quando lo vedi effettivamente passa del tempo. Stasera ho visto “In America” di Jim Sheridan. Dopo averlo visto mi sono chiesta: perché lo avevo scelto? Sicchè sono andata a controllare la recensione , che diceva: dramma commuovente che racconta la storia di una famiglia irlandese, emigrata in America negli anni ’80. Un susseguirsi di azioni comiche e tragiche. Candidato a tre premi Oscar, a vari Academy Awards, a vari Independent Spirit Awards
Inizio del film: frontiera Canada-Stati Uniti, dialogo tra doganiere e la famiglia (babbo, mamma, due bambine, in macchina):
Doganiere: quanti figli avete?
Babbo: tre
Mamma: due
Bambina di 10 anni: eravamo tre, ma il mio fratellino è morto
(e già qui conosco qualcuno che direbbe: ma è un film che promette benissimo!). La trama prosegue più o meno così:
Arrivano a NY. Non hanno una lira. Il padre attore teatrale fa varie audizioni, ovviamente senza successo. Le bambine vengono iscritte ad una scuola, dove sono emarginate in quanto irlandesi. Alla festa di Halloween vincono il premio per i migliori costumi fatti a mano. Nel condominio dove vivono, nella zona popolata solo da trans e drogati, le bambine fanno amicizia con un nero africano, inizialmente molto poco socievole. Il nero nel corso del film muore, verosimilmente di AIDS. La mamma rimane incinta, ma si capisce che non sta bene, la gravidanza è a rischio per madre e figlio. Il bambino nasce prematuro, non può farcela senza una trasfusione, ma il sangue del padre non è buono. Fortunatamente (!) la sorellina più grande ha il gruppo compatibile, e possono trasfonderlo. Ed il film finisce qui. Dimenticavo la scena clou. Alle giostre, il padre gioca tutti i pochi soldi che hanno, inclusi quelli dell’affitto, per vincere una bambola per la figlia più piccola. Deve centrare con una pallina da tennis una specie di brocca. E ad ogni tiro che sbaglia si legge la delusione, e nello stesso tempo la fiducia, negli occhi delle figlie (e un pochino l’incazzatura in quelli della mamma!). La scena dura un buon 10 minuti.
Ah, gli attori non sono niente di che, e anzi il padre è decisamente ridicolo.
La cosa migliore del film sono le due bambine, che sono realmente sorelle, e la citazione di E.T.

Poi ho letto alcuni commenti: pare che il tema principale sia l’immigrazione. Bah.

In tutto questo sono contenta di averlo visto da sola, se lo noleggiavo con S. dovevo sorbirmi tutti gli episodi di Guerre Stellari prima di avere diritto a scegliere un altro film.

PS qualcuno sa dirmi il Mereghetti o il Morandini cosa ne pensano? (non che di solito mi trovi d’accordo, ma per sapere).

22.2.06

Ohio Voting Machine

Applausi. Applausi. Applausi. Applausi.
Sburk: A me è piaciuto. Ci sono alcune cose che non mi hanno convinto, però mi sono divertita.

IlGeko: (col terzo bicchierino di rum in mano) Forse un po' lungo.

Sburk: L'ho pensato anch'io.

IlGeko: Però il ritmo è notevole. Secondo te sono una compagnia fissa?

Sburk: Non saprei. Secondo me sì.

IlGeko: Si vede che sono affiattati. Insomma, le battute sono veramente tante, anche le azioni, e non hanno praticamente mai sbagliato e quando l'hanno fatto hanno recuperato benissimo.

Sburk: Son d'accordo. Ogni tanto parlavano così veloce che non si capiva, però.

IlGeko: Poteva essere anche voluto.

Sburk: Effettivamente.

IlGeko: Urlano un po' troppo; alcune volte mi ha dato fastidio.

Sburk: Soprattutto alcuni personaggi. Diana, per esempio, che fra l'altro mi è piaciuta più di altri, lei urlava troppo. Bello il finale, vero?

IlGeko: Anche Dick è un gran urlatore. E la mamma di Joe. A me invece è piaciuto molto l'Investigatore.

Sburk: Il fatto di recitare in modo caricaturiale (non so come altro dire) mi piace ma si corre il rischio di sembrare tutti uguali.

IlGeko: Va bè. Si vede che non sono professionisti, ma son bravi, dài.

Sburk: L'unico che recita in modo naturale è l'Ebreo.

IlGeko: Certo. Ha una certa età.

Sburk: Dici che si è rifiutato?

IlGeko: Eh.
Sburk: Sembra quasi capitato lì per caso.
IlGeko: Forse è voluto.
Sburk: Certe battute sul sesso mi son sembrate un po' fini a se stesse.
IlGeko: Sì, nel senso che non sono state sviluppate. Però il testo è buono, originale.
Sburk: Sì. Tira in ballo un sacco di cose: i predicatori, la religione e le ipocrisie; l'ebreo di cui nessuno si fida; lo strano che si è allontanato dalla comunità; i conformismi; i brogli elettorali; la scuola; le madri...
IlGeko: Sono molti temi ma nell'insieme, anche se forse è difficile capire esattamente dove voglia andare a parare se non mostrarci come è fatta la nostra società, mi sembra che tutto fili.
Sburk: Poi fa ridere.
IlGeko: L'Andreotti mi ricordava Garibaldi.
Sburk: Ah!
IlGeko: Anche il titolo mi piace.
Sburk: Ma sì. Rispetto a tante cose che si vedono nei teatri istituzionali con attori istituzionali e scenografie istituzionali, Ohio voting machine vale di più. Anche semplicemente per l'originalità e la serietà con cui è stato messo in scena.
IlGeko: Si chiameranno la Compagnia Stabile del Teatro del Porto?
Pers: Mmmmmmmmm!!!
Sburk: Allora non lo devo sbavagliare?
IlGeko: No.
Sburk: Slegarlo dalla sedia, almeno?
IlGeko: Assolutamente no.
Sburk: OK.

Ohio Voting Machine è un comico dramma in tre atti di Michelangelo Ricci. Gli attori sono:
Alessia Cespuglio, Maurizio Muzzi, Paolo Spartaco Palazzi, Francesco Andreotti, Maria Grazia Fiore, Leonardo Fedi, Giovanna Maina, Alessandra Fasullo, Filippo Meloni, Giulia Filacanapa, Fabrizio Moroni, Sandro Sandri, Katia Cianci, Simona Merola e Maurizio Formichini. La collaborazione artistico-tecnica è di Thomas Romeo. Le musiche di scena sono di Michelangelo Ricci.



21.2.06

No problem



Sei una persona particolarmente distratta? Parti per un viaggio nella città più fotogenica del mondo e lasci la macchina fotografica a casa? E' anche bel tempo! Non sopporti i cellulari con mille funzioni e quindi il tuo anche se nuovo di zecca e hai girato cinque negozi prima di trovarlo così, non scatta le foto? Ti compri comunque una di quelle macchinette usa e getta (la mia era di Harry Potter e faceva anche delle foto magiche) ma quando arrivi alla visione che meriterebbe almeno una decine di foto, ti accorgi di averle finite? No problem, basta cercarla su internet.

20.2.06

Io c'ero

Scusatemi se parlo sottovoce. Mi sono chiusa nello sgabuzzino per non farmi trovare da chi sapete; non lo voglio neanche nominare. Devo scrivere di Beth Escudé i Gallès e non posso assolutamente essere disturbata.
Allora.
Inaspettatamente (perché nel post di gennaio dove ne parlavo non pensavo proprio di farcela ad andare a Barcellona) ho assistito allo spettacolo, appunto, di Beth Escudé i Gallès: Aurora De Gollada.
Che dire?
Intanto che lo spettacolo è in catalano e io il catalano non lo conosco, quindi non ho capito praticamente niente del testo ma ho riso alle battute. Si dice che il testo sia particolarmente bello.
Conoscevo per grandi linee la storia quindi non è stato difficile seguire l'intreccio.
Una donna viene picchiata dal marito e muore (in Spagna questa è una questione molto dibattuta; un paio di anni fa, durante un viaggio in Spagna, avevamo notato dei manifesti appesi in alcune città per sensibilizzare l'opinione pubblica).
Nella prima scena dello spettacolo infatti vediamo Aurora che va a denunciare la sua uccisione alla polizia, perde sangue dal collo, dalla pancia e si preoccupa di non sporcare il bancone.
Nella seconda invece partecipa alla sua autopsia.
Poi va in televisione, in un programma tipo grande fratello, con telefonate da casa, interventi degli amici e un meraviglioso presentatore ballerino - Aurora gareggia contro un uomo morto in un attentato terroristico per diventare Beata, e vince.
Da lì passa a fare una chiacchierata col diavolo (il diavolo è impersonato da una donna, molto appariscente e sexy ma con un po' di barbetta; cosa si dicono proprio non saprei ma sembrava interessante).
Una volta finito col diavolo, incontra il marito in purgatorio - lui nel frattempo si è suicidato (in questa scena non ci sono molte azioni, parlano parlano parlano e ogni volta che tentano di avvicinarsi suona un allarme).
La scena successiva è l'incontro più spettacolare, niente po' po' di meno che con Dio in paradiso (non è Alanis Morissette, ma il classico omino con i capelli bianchi lunghi e tutto vestito di bianco - quando Aurora bussa alla porta è intento a spolverare, per carenza di personale pare, infatti gli tocca anche aprire la porta perché San Pietro non c'è).
Infine, vediamo la nostra eroina scegliere l'epigrafe per se stessa e per il suo marito.
La scenografia è molto funzionale: in scena da sinistra a destra ci sono tutte le porte da cui Aurora entra nei differenti luoghi. Un bel portone bianco con due troni bianchi rappresentano il paradiso, un camino e un trono rosso sono l'inferno, una porta verde e pareti verdi per l'obitorio. Tutto molto colorato.

Mi è piaciuto? Sììììììììììì.
Anche se devo leggere il testo. Diciamo che senza averlo potuto capire ho perso i 3/4 dello spettacolo, e forse i 3/4 migliori. Del resto è un testo di denuncia, in chiave grottesca e pieno di comicità amara. Quindi ci sarà un terzo post perAurora De Gollata (che spero mi venga meglio di questo perché se lo merita proprio - forse ho fatto male a chiudermi nello sgabuzzino e imbavagliare Pers).

PS: A Barcellona gli spettacoli cominciano all'ora dichiarata sul programma. Non mezzora dopo.

Enjoy cold. Refrigerate responsibly #2


Come si vede dal loro sito, alcuni sono decisamente dei gusti adulti.

15.2.06

Non è un fotomontaggio


Su Il Diario del 10 febbraio si parla di quando Berlusconi faceva affari con quei comunisti mangia bambini.

14.2.06

Lord of War

Ieri sono andata a vedere, per sbaglio, Lord of War di Andrew Niccol.
Pers: Non starai mica scrivendo un'altra recensione?!
Sburk: Zitto! Io ti ho inventato e io ti posso distruggere.
Il film è sostenuto da Amnesty International che lo associa alla campagna contro il traffico incontrollato delle armi nel mondo.
Pers: Perché hai detto per sbaglio?
Sburk: Shhh!
In realtà prima che apparissero i titoli eravamo convinte che stavamo per farci due risate con Me and you and everyone we know e quando invece abbiamo visto Nicolas Cage (che secondo me si è fatto un bel trapiano di capelli, anche lui) siamo rimaste molto deluse; io comunque meno della mia amica perché il Cage mi piace. Il tipo seduto due poltrone da noi ci ha però rincuorate dicendoci che era un bel film (l'aveva già visto ed era tornato a vederlo per la seconda volta?).
Il film è la storia di un trafficante d'armi americano di origine ucraina che vende armi in tutto il mondo a chiunque gliele voglia comprare senza farsi mai qualsiasi genere di scrupolo. Lo vediamo in Africa, in Medio Oriente, nei Balcani continuamente braccato da un agente FBI che cerca di arrestarlo.
Pers: Non ti sta venendo molto bene questa recensione.
Sburk: Uff!
Che dire. Il film sicuramente ha il merito di parlare di un argomento vergognoso. Infatti fuori dal cinema c'era il banchetto di Amnesty International che raccoglieve firme e foto per la campagna di cui sopra (alla quale avremmo voluto aderire, ma dopo il film non c'erano più). Però non è che ci dica niente di nuovo: lo sanno tutti che esiste un traffico d'armi, che i governi di vari paesi occidentali sono più che coinvolti, che le armi finiscono in mano a spietati assassini e a bambini. Ecco, il film non dice niente di più mentre invece avrebbe potuto dire molto molto molto.
Un po' superficiale, insomma.
Un po' da principianti, come ha detto la mia amica.
Pers: Anche questa volta mi hai convinto. Non ci vado.

13.2.06

Non è certo per caso


Dal Tirreno di oggi:

Seattle Night primo nel Premio Galilei
Seattle Night, con Umberto Rispoli in sella, si è aggiudicato ieri il Premio Galileo Galilei all'ippodromo di San Rossore.

12.2.06

Enjoy cold. Refrigerate responsibly


Ce ne sono diversi, cambiano il gusto e la scritta. Io li assaggerò tutti, perchè il tuo armadietto nudo non mi piace.

10.2.06

Fiera Internazionale dell'arte a Madrid


Mi piaceva.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Il Geko ci ha fatto un bel video col quale inauguriamo la nuova sezione 'Finestre'. Se volete vederlo in dimensioni meno piccole potete andare qui.

9.2.06

La recensione


Sburk: Ieri sono stata al cinema a vedere "Travaux" di Brigitte Ro
üan.
Pers: Cosa stai facendo?
Sburk: Eh?
Pers: Non vorrai mica scrivere una recensione di un film?
Sburk: Sì, perché?
Pers: Ma allora non mi ascolti!
Sburk: Che vuoi?
Pers: Eppure mi sembrava che l'avessi capito il senso dell'intervento dello Scarpa.
Sburk: E a me sembrava di averlo già detto che l'intervento dello Scarpa è superato.
Pers fa una delle sue tipiche faccie scettiche.
Sburk: (Alzando un po' la voce) E poi io sul mio blog ci scrivo quello che mi pare. Il mio blog...
Pers: Non c'era anche Vitt?
Sburk: Appunto. Sul nostro blog, scriviamo le cose che ci interessano, se lo scarpa le trova banali può continuare a leggere solo il suo.
Pers: (faccia come sopra) Sarà!
Sburk: E comunque gliel'ho chiesto e mi ha dato il permesso.
Pers: Gli hai telefonato?
Sburk: Sì. Volevo scusarmi per non poterci essere il 15 e già che c'ero abbiamo parlato del blog.
Pers: Ah ecco.
Pausa.
Pers: Insomma questo film che hai visto?
Sburk: E' con Carole Bouquet. Fa l'avvocato. E quando deve perorare le sue cause davanti al giudice si mette a ballare. Fa anche la breakdance.
Pers
: Ma ti è piaciuto?
Sburk: Ho riso molto. Ci sono alcuni colpi di scena niente male.
Pers: Quindi me lo consigli?
Sburk: A te? Non saprei. Non so che genere di film ti piacciono.
Pers: Ma di che parla?
Sburk: La Bouquet è un avvocato che difende gli extracomunitari e a un certo punto decide di fare dei lavori nella sua casa e chiama un archittetto colombiano, un suo ex-cliente, e assume tutti operai non francesi. I lavori vanno un po' per le lunghe. Avevo visto l'intervista della Dandini alla Bouquet, e diceva che il film voleva mostrare la convivenza, spesso difficile ma possibile con chi viene da altre nazioni.
Pers: Insomma un film di buoni sentimenti.
Sburk: Forse un po' sì. Però fa ridere.
Pers: L'hai già detto.
Sburk: E si vede Parigi. E la Bouquet c'ha un cappottino rosa e tutte le volte che rientra a casa ha una busta della spesa da cui spuntano delle verdure, potrebbero essere sedani o porri.
Pers: Mi hai convinto.

7.2.06

Uffa!


Sburk
: (ciondolando le braccia) Mi annoio! Ho fatto tutto quello che dovevo fare, e ora mi annoio.


Vitt: (con tono impaziente) Scrivi un post, no!


Sburk: (allargando le braccia) Hai perfettamente ragione, solo che non mi viene in mente niente. Funziona sempre così. Quando ho 2000 cose da fare per forza me ne vengono in mentre altre 2000 da fare per divertimento, e riesco anche a farle facendo dei salti mortali di cui non credevo di essere capace; magari non riesco a fare proprio tutto ma quasi, e mi dico che poi appena ho fatto tutto quello che devo fare, che bello, avrò un sacco di tempo per fare tutte queste altre cose ganze che ora mi tocca rimandare, e non vedo l'ora. Poi, finalmente libera da tutti gli impegni, non faccio niente, mi passa la fantasia e mi dimentico tutte quelle cose tanto ganze a cui avevo pensato. O ppure me le ricordo ma non mi sembrano più così tanto ganze e allora non le faccio.


Vitt: (anche se non me lo direbbe mai) Certo che sei fatta male.


Sburk: (facendo finta che glielo abbia detto, si abbandona sul divano e pigia a caso un tasto del telecomando) Hai ragione.

5.2.06

Finalmente


Dopo due mesi di pioggia quasi ininterrotta, il primo raggio di sole ci ha fatto quest'effetto quà un po' a tutti.

Mi pareva di sentire uno spiffero


Io sono esattamente in centro alla spirale, ossia nell'occhio, come dicono in gergo. Questa invece è la situazione nei paraggi.

3.2.06

Lukewarm and with no foam, please


Finalmente è arrivata (anche se in realtà esisteva già da qualche tempo ma evidentemente qualcuno ha voluto insabbiare tutta la faccenda) la soluzione per tutti quegli italiani all’estero che non riescono a cominciare bene la giornata senza un buon caffè o cappuccino. Dalla collaborazione tra Lavazza e Ferran Adrià, il famoso cuoco catalano che da anni rivoluziona l’alta cucina, è nato èspesso: il caffè e cappuccino che si mangiano col cucchiaino.

Ora che Adrià non ci deluda e realizzi anche le versioni lungo corto tiepido poca schiuma senza schiuma macchiato freddo caldo corretto al rum allo stravecchio al vetro in tazza grande.

2.2.06

Non capisco perché non può fare entrambe le cose


Vauro lascia Il Manifesto per Emergency.

Avevo ragione!

Secondo uno studio condotto in Svezia presso il Karolinska Institute e che verrà presto pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Epidemiology, gli uomini alti hanno una maggiore probabilità di ottenere una migliore istruzione.

Aiuti umanitari animali

Una ditta neozelandese che produce cibo per cani, la Mighty Mix dog food, ha pensato bene di organizzare una spedizione di aiuti umanitari per aiutare i poveri bambini del Kenya. Il cibo in questione consisteva in una miscela che con la semplice aggiunta di acqua si sarebbe trasformata in un pasto particolarmente nutriente. La persona incaricata di tenere i contatti con l'istituzione benefica che avrebbe distribuito la miscela alle popolazioni del Kenya ha pensato che non fosse necessario specificare che la miscela in questione fosse cibo per cani dato che continuava ad avere l'approvazione dei nutrizionisti con cui lavorava. Secondo un'agente della Mighty Mix, inoltre, se questa speciale miscela aiutasse i bambini del Kenya come aveva fatto per i cani sarebbe fantastico; i cani, fra l'altro, adorano questa speciale miscela, aumentano di peso e mostrano più energia. Sempre lo stesso agente della Mighty Mix, si rende conto dell'eccentricità dell'idea, ma se è commestibile e funziona è sicuramente meglio che mangiare riso.
Purtroppo pare che questo originale progetto sia stato fermato da almeno un'agenzia internazionale per gli aiuti umanitari.

(leggi l'articolo)

Bush

1.2.06

Discendiamo dai pesci?


La foto ritrae una femmina di Photocorynus spiniceps dell'Indonesia. Quella fastidiosa protuberanza lunga meno di un centimetro che si porta sulle spalle è il suo compagno, il più piccolo vertebrato attualmente noto al mondo, che sopravvive succhiandole nutrienti dal sangue.

Just a bunch of feminine bilge

Alcuni anni fa, pare sia uscita in America una campagna in difesa delle donne dal titolo: "Don't remain at home with him during the game". Non che nei nostri stadi vada meglio, ed è anche vero che la notizia di un importante aumento della violenza domestica nei giorni delle partite di football è stata successivamente contestata (vabbè, in un articolo dal titolo "every 7 seconds a feminist tells a lie"!), ma io nel dubbio domenica prossima dove lo guardo il Super Bowl?