31.3.06

Il cormorano

Oops, volevo dire, Il Caimano.
Non m'è piaciuto.
Mentre entravo nella sala, due che uscivano hanno detto che secondo loro il film era 'carino'. Carino. I film di Moretti non sono 'carini'.
Non m'è piaciuta la fine.
Me l'hanno spiegata 15 volte e alla fine l'ho capita, ma non m'è piaciuto lo stesso il film.
M'è piaciuta la prima parte però, forse per l'affetto che comunque provo per tutti i film di Moretti e tutti i suoi personaggi.
M'è piaciuto Silvio Orlando, lui mi piace sempre.

Travaglio 4 president

Scherzetto!
Lo facevo solo per ingelosire Robecchi; poi è di destra, anche se come dice lui, per colpa di Berlusconi gli tocca votare a sinistra. Ma prima dell'era Berlusconi cosa votava?
Ieri sono andata a sentire Marco Travaglio che presentava i suoi libri, Regime e Mille Balle Blu, scritti insieme a Peter Gomez. Ci doveva essere anche quest’ultimo, ma per motivi personali non è potuto venire. Tanto la star è Travaglio, e infatti è stato un vero show. Ha parlato per circa due ore, incluse le domande alla fine, senza provocare cali di attenzione in platea. Si è riso molto. Ecco alcune sue battute:


“Vespa piace a tutti. Quando la sinistra era al governo la sua trasmissione è passata da una volta alla settimana a quattro. La sinistra lo ha quadruplicato.”
“Vespa è curvo di natura, per nascita.”
“I giornalisti non hanno scioperato neanche quando hanno mandato a casa Biagi. Solo i magistrati hanno tenuto duro.”
“Mimun al TG1 ha appiccicato il pubblico di Kofi Annana al discorso di Berlusconi all’ONU tenuto all’ora di pranzo quando non c’era nessuno, discorso che Berlusconi ha fatto in inglese leggendo un testo che gli era stato preparato in modo che lo pronunciasse bene.”
“Anna La Rosa è responsabile delle tribune parlamentari della RAI. È indagata per corruzione. Si faceva fare i regali da chi voleva venire ospite nella sua trasmissione. In un paese dove Biagi non può mettere piede in televisione, Anna La Rosa ne ha quattro di trasmissioni.”
“Santoro invece viene sostituito da Socci. Aveva un audience bassissima, intorno al 3%. Anche un paracarro potrebbe superare il 3%. Il monoscopio che chiudeva una volta i programmi RAI faceva circa il 4.5%. La gente ci si addormentava. Socci aveva un effetto sveglia. La gente si svegliava durante la sua trasmissione e cambiava canale. Poi è stato sostituito da Masotti. Ora c’è Anna La Rosa che raggiunge sempre la solita quota. Socci l’hanno mandato alla scuola di giornalismo. A dirigerla.”
“Martelli, un pregiudicato che può condurre un programma. Biagi no.”
“Il tribunale di Milano, l’habitat naturale di Berlusconi.”

Poi Travaglio è passato a citare alcune delle Mille Balle Blu:

Un partito di Berlusconi non c’è e non ci sarà mai (13-9-1993)
Io odio andare in tv (26-1-2006)
I give you the salutation of my president of Republic (5-7-2004)
Io sono il Gesù Cristo della politica (13-2-2006)
Dimezzerò i reati in una legislatura (4-12-2000)
Alla Rai non sposterò nemmeno una pianta (29-3-1994)
Ho dato mandato irrevocabile di vendere le mie tv (18-3-1995)
Sono un grande estimatore della magistratura (10-10-1995)
Nesta al Milan? Impossibile (23-8-2002)
Gilardino al Milan? Sarebbe amorale (24-6-2005)
Mai fatto affari con la politica (5-1-2006)
Il primo a non volere la guerra in Irak è Bush (13-3-2003)
Io non ho mai insultato nessuno (10-9-2005)
Lei ha una bella faccia da stronza (a una signora che lo contestava, 24-7-2003).

29.3.06

Robecchi 4 president

Per chi non lo sapesse io amo Alessandro Robecchi. Purtroppo non sono ricambiata. Un tempo mi parlava tutti i giovedì mattina da Popolare Network. Il giovedì era il mio giorno preferito. Anche mille Berlusconi non avrebbero potuto scalfire il mio buon umore. Ma già a quel tempo avrei dovuto accorgermi che quest'amore non era destinato a durare. La colpa era sua, ovviamente. Cominciò col non farsi trovare certi giovedì e poi, senza preavviso, sparì del tutto. Era Settembre. E' stato terribile. Gli ho anche scritto, disperata, e anche un po' preoccupata, per sapere che fine avesse fatto. Lui si è negato. Io, però, che non demordo, mi accontento delle briciole che trovo sul Manifesto. E ora l'ho trovato anche su Diario. L'articolo non è dei suoi migliori (anzi), ma per me potrebbe mandare alla stampa anche una pagina bianca senza titolo, con solo il suo nome e cognome, e sarebbe degna del premio pulitzer.
Ecco l'articolo, così anche chi è lontano e non può andare in edicola a comprarsi Diario può apprezzare. (Dimmi te se questo non è vero amore)

Io e Internet
di Alessandro Robecchi

I love password
Sicurezza. Sembra un po' folle parlarne mentre intorno a noi si aggirano spioni politici, 007 all'amatriciana, mentre i giornali pubblicano il listino prezzi della nostra privacy (200 euro per il conto corrente, 400 per i tabulati telefonici, un migliaio per un bel controllino fiscale illegale).
Ma tant'è, il mercato della sicurezza si espande, e chiunque nel suo piccolo è costretto a farsi imparanoiare un po'. Cosa che è capitata a me quando, messo un po' in ordine il computer, ho scoperto di avere in giro una cinquantina di password. Siti per acquisti, siti che richiedono l'iscrizione, banca, mutua, svariate caselle di posta elettronica, telepass e quant'altro: tutto richiede una password, la vita stessa appare come un immenso bancomat e se perdi il codice segreto sei un fesso.
Detto fatto ho adottato uno di quei programmini 'password safe', che contengono tutte le tue password, tutti i tuoi 'nome utente' e parecchie altre informazioni sensibili. Il sistema che usavo prima era primitivo e cretino: un file con tutte le mie password, così che un malintenzionato che avesse messo le mani sul mio computer avrebbe avuto tutto quanto in mano, dall'antipasto al dolce. Ora no. C'è queto programmino che contiene e nasconde a occhio umano le mie password. Inutile dire che per aprirlo e guardarci dentro ci vuole un'altra password.
Adesso invece che 50 password diverse, basta che me ne ricordi una sola. E' un passo avanti non indifferente. Mi chiedo se non sia un passo avanti anche per chi mi vuole fregare (adesso deve indovinarne una invece che 50!). E' una maniera per dire che questo della sicurezza non è un campo tanto sicuro, tanto vale chiudersi in casa. E per uscire, la password!

Un paio di cose: svariate caselle di posta elettronica, e me ne potevi dare almeno una! Io questo problema della password non me lo sono mai fatto, e mi arrabbio tutte le volte che devo perdere dieci minuti per iscrivermi a un sito gratis. Tempo fa trovai questo sito geniale, bugmenot (a cui sicuramente dovetti iscrivermi), che ti dà le password dei siti; in pratica funziona che gli utenti inseriscono in bugmenot le loro password e poi chiunque può andare a vedere se per un determinato sito in cui vorrebbero entrare c'è la password e la usano. Una specie di anarchia dei nomi utente e password. Peccato che per me non è mai funzionato, nel senso che le password di solito erano scadute o non funzionavano proprio. Ma continuo ad aver fede.

Ti pare poco?

No, perchè poi sembra che io sia l'eterna insoddisfatta, sempre pronta a criticare. Anche qui ci sono aspetti positivi. Per esempio, si può svoltare a destra col semaforo rosso. Come si dice, mettici un toppino!

28.3.06

Catzillo censurato


Ormai la notizia è un po' vecchiotta; io l'avevo letta sabato su Il Manifesto. Vale la pena però farci un post, solo per poterci appiccicare la foto.
Il distributare della rivista di musica "Mucchio selvaggio" si è rifiutato di far arrivare nelle edicole il giornale con questa copertina.

24.3.06

Vu for Vengeance

Come al solito ci sono polemiche sulla traduzione del titolo: il titolo in inglese è V for Vendetta; quello in italiano è V per Vendetta.

Sburk: Pfui, il solito film sull’ennesimo eroe tratto dall’infinito mondo dei fumetti.
Alias Sburk: Ma è dei fratelli Machowski, quelli di Matrix.
Sburk: Quelli di Matrix 2 e 3.

Qualche giorno dopo
Rebel: Sono stata a vedere V per Vendetta. E’ proprio bello. La storia si svolge nel futuro ma fa dei riferimenti pesanti ai giorni nostri, al modo di fare politica, alla guerra in Iraq, all’aviaria, all’America.
Sburk: Ah sì?

Qualche ora dopo
Sburk: Si va a vedere V4V?
AdiFeFAsuiS: Sì.

Mercoledì ore 22.00
Sburk: Il volume è altissimo.
AdiFeFAsuiS: Hanno usato praticamente tutti attori inglesi. Bella scelta.
Sburk: Chi è lei?
AdiFeFAsuiS: Natalie Portman.
Sburk: Che ha fatto?
AdiFeFAsuiS: Guerre Stellari e Closer. Lui invece è quello che ha fatto The Crying Game. La Moglie del Soldato. Il tipo dell’IRA che poi la va a cercare. Anche lui s’è già rivisto.
Sburk: Ha fatto Wilde.
AdiFeFAsuiS: Peccato non sentire la voce di Hugo Weaving.
Sburk: E chi è?
AdiFeFAsuiS: Quello che fa V.
Sburk: E chi è?
AdiFeFAsuiS: Hugo Weaving. Il cattivo di Matrix. E’ austrialiano. Faceva anche il re degli elfi.

Stessa sera ore 00.12 titoli di coda
Sburk: Nah! La voce di V era di Lavia. Mi sembrava un po’ impostata. Va decisamente visto in inglese per vedere quanto è veramente teatrale V.
Alias Sburk: Weaving fa parecchio teatro in Australia.
AdiFeFAsuiS: Voglio vedere se nominano Alan Moore. Lui non ha voluto avere niente a che fare col film.
Sburk: Cavoli, non avevo riconosciuto John Hurt nei panni del cancelliere/dittatore. Un omaggio a 1984, al quale infatti il film somiglia. Wow. Lui è bravissimo.

Più tardi
Sburk: Insomma, c’è piaciuto.
Alias Sburk: Direi di sì.
Sburk: Ho apprezzato che non abbiano calcato troppo la mano sugli effetti speciali. Mi piace com’è girato. Mi piacciono gli attori. Mi piace la storia.
Alias Sburk: Direi che c’è proprio piaciuto allora.
Sburk: Sì. Però, rispetto a quello che diceva Rebel sull’aspetto politico del film, penso che sicuramente c’è, ma non è stata la cosa che mi ha colpito di più.


(AdiFeFAsuiS = Appassionato di Fumetti e Film Americani sui Supereroi)

Elezioni#3


Finalmente ho scoperto: non posso votare da qui. Peccato, perchè ho dato un’occhiata ai candidati e finalmente avevo scelto. Si perchè in Italia è passato il voto all’estero, ma in realtà sono eleggibili i candidati di una lista a parte. Io, se avessi un visto superiore ai 12 mesi e quindi mi fossi iscritta alle liste elettorali, farei parte della III circoscrizione, che comprende: Antigua e Barbuda, Bahamas, Canada, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Haití, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Repubblica Dominicana, e Stati Uniti d'America. Ho dato un’occhiata su internet. La pagina di Rifondazione è in costruzione (ma si, con calma). Il sito di Forza Italia ha una musichetta estenuante e propone una biondona sorridente (la nuora di Ted Turner) come candidata. La lista dell’Ulivo ha tre candidati, tra cui una che alla voce data di nascita, risponde: non si chiede l’età ad una signora, e infine un indipendente. E poi c’è Lui, Renato Turano. Il mio uomo al Senato. Il presidente della “Calabresi in America Association”, colui che, cito, “ha contribuito a creare gemellaggi universitari tra l'Università del Wisconsin e l'Università della Calabria, inaugurando un vivace programma di scambio”, che “ha raccolto finanziamenti del governo italiano per la promozione del folklore e della cultura calabrese nel Nord America”. Insomma, quello che ci rappresenterebbe un po’ tutti. E come recita la didascalia della sua foto, “non è forse propio questa la persona che desiderate sia la vostra voce nel Parlamento Italiano?”

23.3.06

Lost in translation #3

Mike, so you wouldn't vote for the Olive Tree Coalition nor for the Daisy Alliance.

Si giudica un libro dalla copertina


Mi piace molto la copertina del nuovo CD dei Pearl Jam.

22.3.06

Anch'io amo i sondaggi

Premetto che la priva volta non si scorda mai: voisietequi rimane il più bellino e quindi ci metto pure il banner (si intona perfettamente col nostro blog). Ma data la mia passione per i test, ho fatto anche chivotare, il quale mi ha dato più o meno lo stesso risultato, e poi dimmichiseitidirochivotare. Nell’ultimo, nel quale ho dovuto rispondere a domande tipo se pensavo che nei prossimi cinque anni la mia vita sarebbe migliorata, ho avuto, tra gli altri, i seguenti risultati: DS 46.43, PRC CI Verdi 39.29, AN 14.29, FI 10.71, Lega 0.0. Leggendo le domande è abbastanza chiara l’appartenenza politica dei sondaggisti e inoltre non viene mostrato nessun grafico che rappresenti i risultati di tutti quelli che hanno fatto il test. Ma siamo in democrazia, e quindi ho fatto anche quello.

elezioni 2006 IO sono qui E TU dove sei?

Smoke Gets In Your Eyes

Avevo già letto tempo fa di questa proposta di legge. Pare che lo Stato della California in materia di codice stradale faccia scuola. In pratica di solito le leggi vengono inizialmente approvate in California e testate, e solo successivamente estese prima agli USA, stato per stato, e infine spesso anche in Europa e a quanto pare in Australia. Ora, su quest'ultima trovo ci sia un po' di confusione. Si tratterebbe di una norma antifumo (e almeno nella propria auto io personalmente ritengo debba essere legittimo scegliere se fumare o meno), o di una norma di sicurezza stradale, tipo quella che proibisce l'uso del telefonino senza auricolari (pare che per accendersi una sigaretta ci distragga, e ci potrei anche credere)? Leggendo le motivazioni, si parla di responsabilità nei confronti dei bambini (argomento che funziona sempre!) e dei danni del fumo passivo. Ci sto, però vorrei parlare con tutte le allegre famigliole che pasteggiano beatamente con i loro bambini da Mac Donald's, e chiedergli se si sentono "responsabili della salute dei loro figli", come scritto nell'articolo. Infine, leggo che nel Maine "nel 2005 il fumo è stato vietato anche nelle auto ma solo in presenza di figli adottivi". E quelli naturali?

21.3.06

Il mondo delle pete candite

Sono passati quasi sei mesi, e ho pensato di fare un po’ il punto della situazione. La nostalgia per gli affetti che lasci è forte, anche se cerchi di non abbandonartici. Ma oltre alle persone, che sopperiscono con telefonate, mail, messaggini, ecc (GRAZIE!), ci sono le piccole abitudini quotidiane, che provi a ricrearti. Ti sforzi di continuare ad assomigliarti in una paese che non ti somiglia affatto. E allora ti organizzi, anche solo per fumare una sigaretta in una città dove la distanza minima da un edificio per potersi fare un cicchino sono 25 piedi (poco meno di otto metri, molto più della distanza tra certi dirimpettai di Pisa). Già, ma comunque non puoi farlo mentre bevi un bicchiere di vino, perchè l’alcol per strada è illegale. E il “ci si trova poi più tardi e si vede quel che succede tanto poi la serata si inventa” non funziona. Cerchi ristoranti che ti permettano di cenare “tardi”, tipo le 9:00 di sera. Cerchi compagnia per le mille possibilità che ogni sera sono offerte, dal teatro, al cinema, alla musica dal vivo. Si, compagnia, e persone con cui parlare. E allora ti trovi una volta al mese ad un gruppo di cucina, dove inizialmente non conosci e quindi parli solo di come hai preparato quel fantaaaaastico piatto. Poi trovi appigli per iniziare una conversazione e ti barcameni con l’inglese, meglio, con l’americano inquinato da un accento dato da mille spostamenti.
E questa che segue è parte della mia ultima conversazione con Mike, 30 anni, medico, di buon livello culturale, che si tiene informato sui fatti del mondo.

M: oh, really, you want to go back to Italy????
Io: sure, I’m positive, no doubt at all!
M: why? (espressione sorpresa)

Da lì sono partite le mie spiegazioni, che hanno portato ad altre domande, di cui riporto un sunto:

M: mi aspetto che tu mi ringrazi ogni volta che mi vedi
Io: perchè?
M: vi abbiamo liberati noi! A quest’ora eravate sempre con Mussolini.
(Io: e sarà anche l’ora che vi leviate????)
(---)
Io: ah, ma sei ebreo?
M: ti ho detto che mia nonna è napoletana e mio padre irlandese
Io: beh? esistono italiani ebrei
M: ah, non sono morti tutti nel ’45?
(---)
M: io se fossi italiano non voterei Berlusconi. Neanche Prodi, ovviamente. Penso che voterei Lega Nord.
Io: ma sei del Wyoming!
(---)
M: (…) XX è una grande persona, è ricchissimo
Io: per te è un valore la ricchezza?
M: ne conosci altri di valori?
(---)
M: la guerra è la soluzione di tanti problemi
Io: (provando a far breccia uso dei mezzucci) ma, e il povero bambino iracheno che muore sotto i bombardamenti, vittima innocente?
M: prima di essere bambino, è iracheno
Io: ma non pensi di essere solo stato fortunato ad essere nato qui?
M: probabile, ma non posso tornare indietro
(---)
M: noi americani abbiamo l’obbligo morale di diffondere la democrazia ed il nostro credo religioso
Io: non pensi che altri popoli abbiano il diritto di scegliere come vivere?
M. no, fintanto che non vivono come noi
(---)
Io: ma se domani, per ipotesi, scoppiasse una guerra tra Maine e California, che piano piano si allargasse estendendosi a East contro West, e l’Europa, ancora grata per il servizio che ci avete reso cinquanta anni fa, decidesse di intervenire radendovi al suolo, questo sarebbe esportare una democrazia?
M: mmm, non avreste modo di insegnarci niente, prova con un esempio meno assurdo
(---)
M: beh, ma l’Italia non è considerata influente dagli americani
Io: ma in America qualcosa è considerato inflluente, oltre al petrolio?
M: ok, proviamo a chiedere chi conosce l’Italia, politicamente intendo. Josh, sai chi è il primo ministro italiano?
J: mmm, nooooo
M: Molly? Sarah? Steph? Steve? Dan? Jerry? Bob? Kathy?
………….silenzio……….
Io: potete dirmi il nome di un capo di stato che non sia Bush?
Platea: …..Putin c’è sempre?............Io, io lo so, Tony Blair!!!...............(dalla stanza accanto): Chirac? Mi pare?
Io: Ok, poi?
………………silenzio……………
Io: l’impressione è che il vostro mondo finisca ad est di New York e ad ovest di San Diego, quando volete
Platea: no, sappiamo un sacco di barzellette sugli italiani!!!


Immagino che la prima risposta sia: vabbè, hai incontrato un idiota, anzi, alcuni idioti, dov’è la novità? Non credo, purtroppo. Ho incontrato una persona che ne rappresenta davvero molte altre. Appunto, Mike, 30 anni, medico, di buon livello culturale, che si tiene informato sui fatti del mondo. Ma prima di tutto americano.

PS il titolo si riferisce al mondo in cui qualcuno mi accusa di vivere.

21 marzo

Svegliatevi bambine!

20.3.06

Ho visto un film


Dai dai, conta su...ah beh, sì beh...
- Ho visto un film.
- Sa l'ha vist cus'è?
- Ha visto un film!
- Ah, beh; sì, beh.
- Un film che piangeva seduto sulla sella
piangeva tante lacrime, ma tante che
bagnava anche il cavallo!

- Povero film!
- E povero anche il cavallo!
- Ah, beh; sì, beh.

Ho visto Crash.
Poi mi sono riguardata America Oggi.
Ah, beh; sì, beh.
America Oggi è bellissimo.
Grazie tante!
Saranno anche i racconti di Carver; poi su Altman c’è poco da dire; tre ore di film durante i quali non ti annoi un attimo, anzi. Invece Crash. Non è che ti annoi. Mi vien da pensare che sia uno di quei film, come ci sono anche libri, pièce teatrali, installazioni, in cui per attirare lo spettatore/lettore si carica sulla violenza, sulle sorprese, ma poi manca la sostanza. I personaggi di Crash sono tutti negativi e solo negativi, non se ne salva uno (forse l’unico che salverei è il poliziotto di Matt Dillon, mi è sembrato un pochino più consistente, ma non lo so, forse mi piace Matt Dillon) e dato che vengono caratterizzati soltanto per la loro negatività, il giorno dopo non te ne ricordi neanche uno, a meno che non ti ci metti di impegno. Da qualche parte ho letto un commento che diceva che questo film che intendeva essere contro i pregiudizi e il razzismo, in realtà ti fa venire la voglia di tirare mattonate contro i personaggi. Se non avesse vinto l’Oscar forse sarei stata meno critica.

Subu: Vedi che avevo ragione.
Sburk: In che senso?
Subu: Che non era un film da vedere.
Sburk: Ma se quando te l’avevo detto era settembre e del film non si sapeva niente. Poi mi hai detto anche che ti eri sbagliata a leggere la trama.
Subu: Evidentemente invece avevo letto bene.

NdA: Subu indossa quel suo cappottino rosso.

17.3.06

Funziona! Ora però no



Anche se non hanno funzionato (o almeno per me) tutti i codici che mi avrebbero permesso di inserire qui l'icona del sito dove anche voi potete vedere se vi funziona.
Purtroppo sono andata a controllare il sito, che si chiama voisietequi, ed ora non funziona proprio.

Lost in translation#2

Succede che il tuo coinquilino decide di fare il bucato (da intendersi lavatrice ed asciugatrice) alle 5 di mattina, e che il locale lavanderia sia a parete con il tuo letto. Ti alzi, con le occhiaie che toccano il suolo, e lo aggredisci con un impastato "fuck you and your laundry". E lui la spenge. Succede che il giorno dopo, invece di ammettere che solo un idiota si mette a fare la lavatrice a quell'ora di notte, con aria di sufficenza si scusa, ma poi nemmeno troppo, dicendo che probabilmente è stato "inconsiderate". Ed è in quel momento che ti viene in aiuto Subu, un'altra volta, e gli rispondi, scuotendo mestamente la testa: "you've seen a nice world".

16.3.06

Alcune risposte



Grazie a Maratoneta per la delucidazione.

15.3.06

Per non dimenticare

8 marzo festa delle donne/4


Allora festeggiamo!

Durante il confronto di ieri tra Berlusconi e Prodi è stata posta una domanda sul ruolo delle donne nella politica ricordando anche la mancata approvazione del governo Berlusconi sulle quote rosa. Insomma parliamo di donne. La risposta toccava a Berlusconi e lui prima ha detto che è difficile trovare delle donne che si vogliano impegnare nella politica, che se la sentano di allontanarsi da casa per cinque giorni alla settimana, allontanarsi dal marito e dai figli; e poi ha continuato elencando tutte le cose che il suo governo ha fatto per le donne: i soldi per ogni figlio nato, la prima casa per le giovani famiglie, aiuti alle famiglie disagiate, imprenditoria femminile. Quindi, se non consideriamo l'ultima, per Berlusconi parlare di donna è come parlare di famiglia.
Replica di Prodi? Ha detto che si impegnerà per le quota rosa. Wow! S'è sciupato.

Berlusconi vs Prodi prima parte


Schizofrenia galoppante:
Ma avete notato che Berlusconi prendeva appunti mentre parlava Berlusconi?

12.3.06

Benvenuta

I topi non avevano nipoti

Me lo ha scritto Davide, in una mail, lasciandomi interdetta per un po'. Poi, per aiutarmi, secondo lui, mi ha scritto una nuova mail: "è andata e ritorno". E lì si che non ho capito, ma ho pensato che meritasse di stare qui.

8.3.06

Koala dove sei?

8 marzo festa delle donne/3


Allora festeggiamo!

Per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità: ancor più del cancro, della malaria, degli incidenti stradali e persino della guerra. Leggi tutto l'articolo.

8 marzo festa delle donne/2


Allora festeggiamo!

Abbiamo la legge 194.
Però nella nazione più democratica del mondo, il parlamento del South Dakota ha approvato in via definitiva una legge che vieta quasi tutti i tipi di aborto nello stato degli Usa. Le uniche eccezioni sono previste nei casi in cui il feto sia morto o la madre sia in pericolo di vita.
Per fortuna che siamo in Italia... (l'affermazione è ironica).

8 marzo festa delle donne/1


Allora festeggiamo!

Una donna ha vinto l'Orso d'Oro.
Con un film sugli stupri etnici e a proposito ho trovato interessante questo articolo apparso sull'ultimo numero di Alias del Manifesto:



EX JUGOSLAVIA PULIZIA E STUPRI ETNICI, TREDICI ANNI DOPO

L’impossibile lapide


di Mimmo Lombezzi *

Maritain ha detto: «Satana è puro. Cioé senza pietà e senza partecipazione. Noi abbiamo imparato a conoscere questa orribile, irriducibile purezza: essa esplodeva nel rapporto stretto e quasi sessuale del boia con la sua vittima».
Una gigantesca croce di cemento con incise le quattro «S» del nazionalismo Serbo:
Samo Sloga Serbina Spasava («solo l’unità salverà i Serbi»), presidia l’ingresso della città di Focha in Bosnia Orientale. A pochi metri di distanza la Drina scorre verde e immensa trascinando i suoi gorghi verso Vishegrad.
Accompagnamo in municipio quattro donne fra i 35 e i 40 anni. Si chiamano Bakira, Leana, Amela e Hassiba. Sono musulmane e sono venute apposta da Sarajevo. Prima della guerra abitavano in città. Quando si presentano all’ingresso, dicendo che hanno un appuntamento con il sindaco, l’usciere le accoglie con cortesia. La segretaria del sindaco invece, una bionda corpulenta con l’ accento di Belgrado, sembra infastidita e le dirotta verso una sala d’attesa: «il sindaco è in riunione... non so nulla del vostro appuntamento. Devo verificare». A volte basta uno sguardo per marcare le differenze etniche, le «diversità» reali o immaginate dalla guerra, e talora ci sono sguardi più definitivi di una frontiera. Dopo pochiminuti compare un uomo alto come un armadio, pallido e vestito di grigio. È il presidente del consiglio comunale, musulmano, venuto per intrattenere le donne in attesa che il sindaco si liberi. Si chiacchiera del più e delmeno tenendosi sulle generali. Si lamenta la crisi economica e il lavoro che manca. A un certo punto gli chiedo quanti criminali di guerra vivano ancora a Focha a piede libero. Risponde : «mezza città...».
Dopo un quarto d’ora appare il sindaco. Si chiama Kresmatovic. Appartiene alla nuova generazione di politici Serbo-Bosniaci. Non è un nazionalista. È cortese e pieno di buona volontà. Dice alle donne che devono considerarsi le benvenute a Focha e che lui farà di tutto per aiutarle. Si parla di una lapide di pietra, alta meno di un metro, che le donne vorrebbero affiggere sul muro di una palestra pubblica poco lontano dalmunicipio.
Bakira, la leader del gruppo, è la più aggressiva: con la sua frangetta bionda si direbbe pronta a sfidare il mondo intero. Amela è la più silenziosa. Sbatte continuamente le palpebre come se la luce del sole la ferisse. Chiede un bicchiere d’acqua e manda giù due pastiglie. Nella conversazione, compare più volte la parola «prozedura», (procedura). Si direbbe che il sindaco e il presidente del consiglio la usino come un amuleto.
Bakira racconta di avere ottenuto già da tre anni tutte le autorizzazionima che al primo tentativo di affiggere la targa una folla di nazionalisti Serbi le ha circondate, coperte di insulti. La polizia locale non ha alzato un dito e l’Eufor (la Forza Europea) non è intervenuta dicendo che il problema era di competenza della polizia locale. Le donne hanno dovuto fuggire. Il sindaco comprende il loro punto di vista ma spiega che ora c’è una nuova amministrazione e che per non aver problemi è meglio che la «prozedura» ricominci da zero. Amela ingoia un’altra pastiglia. Leana fissa il vuoto nel bicchiere. La discussione ricorda certe noiosissime beghe di quartiere che affliggono anche i nostri enti locali ma il tema - che nessuno nomina con il suo vero nome – è la pulizia etnica.
Dieci anni dopo la fine della guerra, la banalità del male si è come purificata: il male sembra sia evaporato lasciando solo la banalità, burocratica di una «prozedura»... Eppure le tracce visibili del male sono solo a un chilometro dal municipio. Poco prima dell’incontro Leana ci ha portato a vedere quella che era la sua casa. Una strada tutta curve si arrampica su una collina dove le case nuove si alternano a quelle bruciate. «Andiamo a vedere ma non so se ce la faccio – dice Leana - ho paura... In questa piazza, proprio qui, ho visto uccidere una ragazzina di 12 anni. L’ hanno accoltellata».
La strada continua a salire insieme al respiro che le resta in gola : «in quella traversa hanno ucciso Huso Omerovic e hanno gettato il corpo nella spazzatura ». Bakira cerca di calmarla. Le ripete «Respira! Calmati! Respira». Gli occhi della donna si riempiono di lacrime. Indica fuori dal finestrino e parla come in trance. È il passato che parla attraverso di lei: «in quella casa, hanno bruciato una coppia. Quando le fiamme sono arrivate al tetto la donna ha cercato di fuggire dalla finestra e le hanno sparato. Dell’uomo è stato trovato metà corpo».
La strada si avvinghia alla collina come un serpente e ogni curva apre un nuovo girone di ricordi. «Questa è la casa di Slavko P....». Appare una villetta a due piani con le pareti imbiancate da poco. L’auto rallenta, Bakira abbassa il finestrino e scatta diverse foto. «Marinko abita ancora qui...». Per alcuni istanti il silenzio è assoluto come se il passato avesse aspirato tutta l’aria. Si sentono solo gli scatti della macchina fotografica. «Fotografiamo questa casa - dice Bakira - perché vogliamo dimostrare che quel criminale di un cetnico che l’ha violentata vive ancora qui e vogliamo portarlo in tribunale». Leana tace e ingoia pillole poi tutto di un fiato: «abita ancora qui, nella sua casa , nello stesso posto...» . Duecento metri più in alto l’auto si ferma davanti a quella che era la casa di Leana e oggi è uno scheletro bruciato assediato dalla gramigna. Leana esce dall’auto. Sale la scala che portava al primo piano dove l’erba si aggrappa ai detriti. Bakira l’accompagna. Su quello che era il balcone la sua figura oscilla per un attimo nel vuoto. In basso la città rinvia un rumore attutito. «Quando sono arrivati ero qui sul terrazzo - racconta - da quella parte, dal basso delle raffiche di mitra hanno colpito le pareti della casa. Ho cercato di arretrare perché dietro di me c’erano i bambini Jasmin ed Emina. Ho preso in braccio il piccolo Jasmin per proteggerlo, perché non venisse massacrato e loro mi hanno presa. La maggior parte veniva da Belgrado, mi hanno spinto in una stanza....». Leana appoggia le braccia e la testa alla parete bruciata. Il pianto diventa dirotto. Sopra di lei c’è solo il cielo azzurro e il comignolo amputato dal fuoco. «Il primo che mi ha stuprata veniva dalla Serbia e in Serbia aveva un figlio di 5 anni ....ed è venuto qui in Bosnia per violentarmi». Leana non dice che i suoi figli erano presenti allo stupro ma continua a ripetere che l’uomo, il primo del branco, «aveva un figlio di cinque anni a Belgrado....ed è venuto qui, a violentarmi».
Mezz’ora dopo, in municipio, Leana tace a lungo. Il sindaco sembra sincero nel venire incontro alle richieste delle donne, ma si direbbe che si renda conto solo in parte di quello che hanno vissuto, di ciò che è avvenuto nella sua città a pochi metri dal suo ufficio. Verrebbe da pensare che durante la guerra abbia vissuto all’estero o nella Serbia anestetizzata dalla tv di Milosevic. Il sindaco insiste sul fatto che l’iniziativa delle donne non debba avere nessun carattere politico, che debba implicare nessun giudizio su una delle «parti in causa »... «Cerchi di capire – sbotta alla fine Leana - non è facile per noi affrontare la realtà e tornare qui a Focha 13 anni dopo, quando tutti i dettagli ci ricordano tutto quel che successo. Il sindaco che l’ha preceduta ci ha promesso di aiutarci e non ha fatto nulla. È uno scandalo ...basta! Non ce la faccio. Non posso più parlare!».
A quel punto Hassiba, la più giovane, prende la parola: «sa quanti anni avevo io quando mi hanno presa e violentata? Quindici anni! Avevo solo quindici anni e mi hanno tenuta al Partizan per quattro mesi».
Il Partizan è un centro sportivo che dista solo duecento metri dall’ufficio del sindaco e a dieci metri dalla stazione di polizia. I vetri di due finestre sono rotti. Andiamo a vederlo dopo l’incontro con il sindaco. Camminiamo non più di 10minuti. Giriamo sul retro, la porta della palestra è chiusa. Dalle finestre si intravedono dei pungiball. Sul muro una placca recente dice «Mladen Svjet» (mondo giovane) alludendo forse a qualche associazione sportiva. Davanti alla palestra si apre una spianata coperta di gramigna che domina la città. Stavolta è Amela che prende la parola e prima di riuscirci balbetta tre volte. «Qui dentro ci torturavano e violentavano tutto il tempo. Alcune erano ancora delle ragazzine ». Hassiba è rimasta in auto, non è riuscita a scendere. «Arrivavano completamente ubriachi dal fronte – continua Amela - gruppi di soldati sbronzi che venivano apposta per sfogarsi su di noi. Qui c’erano donne anziane bambine...Era una vera tortura. Sanguinavo tutto il tempo ».
Amela oggi ha un’età indefinibile. Ha un’eruzione cutanea intorno alla bocca e vive di pastiglie. Tempo fa ha cercato di suicidarsi bevendo dell’acido. «Questo - dice Leana - è il posto in cui volevamo affiggere una targa che ricordasse quello che abbiamo subito. È una piccola targa di pietra. Questo è il posto peggiore del mondo. Il posto dove il maggior numero di donne venivano portate e il peggior lager dove venivano violentate,ma la cosa piu triste è che è a due passi dalla stazione di polizia.Mi hanno chiusa qui per quattro mesi ed ero incinta di sei ed è stato un mio vicino, un poliziotto, che mi ha portata qui per essere violentata. Queste cose erano pianificate in modo da distruggerci completamente da un punto di vista fisico ementale».
Sul balcone un branco di poliziotti lancia occhiate sospettose al gruppetto che passa tornando verso il municipio. Le donne abbassano lo sguardo.

* la storia fa parte di quattro reportages sulla guerra in Jugoslavia dal titolo Srebrenica la vergogna d’Europa realizzati per Mt Channel

7.3.06

Mick Jagger e la sua fidanzata


Sono indecisa sul commento.
  1. Lei: Tesoro non credo di farcela a portarti fino all sedia.
  2. Lei: Ti ricordavo più alto.
  3. Lui: Quanto manca ancora al tappeto rosso?
  4. Lei: Forse se ti levi gli occhiali, almeno non ci inciampi.
  5. Lui: Ma dai, che peserò si o no 40 chili.
  6. Lui: Ti preferisco bionda.
  7. Lui: Ti prego prendimi in collo

Transamerica

Dopo la storia d’amore tra cowboy e la violenza che non si può nascondere, il grande midwest americano ci offre anche la storia di un transessuale. In realtà, Bree abita a Los Angeles, ma quando una settimana prima di fare l’operazione che la renderà definitivamente donna a tutti gli effetti, viene a sapere che ha un figlio incarcerato per adescamento a New York, la sua psicologa, che le deve dare il consenso per l’operazione, la convince a sciogliere i nodi del suo passato e a fare i conti con questo figlio. Quindi Bree lo va a prendere a NY spacciandosi per una volontaria di qualche chiesa americana e in macchina attraversano quasi tutti gli Stati Uniti.
Prendi fiato.
Chi ha parlato?

Vitt: Io.
Sburk: Oh!
Vitt: La tipa di Desparate Housewives è brava però.
Sburk: Sì. Buffo interpretare la fichissima housewife e poi un uomo che si trasforma in donna. Subfra, con cui sono andata al cinema, non credeva fosse una donna; non ha la televisione e non ha mai visto DH.
Vitt: Tesktesk. Sei d’accordo che finisce proprio al punto giusto?
Sburk: Dopo che me l’hai detto durante tutto il film ho avuto paura che finisse da un momento all’altro. Mi aspettavo un finale strano, non so un finale aperto.
Vitt: Finisce quando deve finire.
Sburk: Ma ultimamente hai visto dei film che finivono troppo presto o troppo tardi?
Vitt: No, però è uno di quei film un po’ sentimentali che volendo li puoi tirare per le lunghe, girare il coltello nella ferita, portare gli spettatori a un bel piantone, invece non lo fa.
Sburk: C’hai ragione. Ti sta simpatico Anthony?
Vitt: Moooolto.
Sburk: Son contenta.
Vitt: Lo conosci da molto?
Sburk: Da un po’ di anni.
Vitt: Me lo avevi tenuto nascosto!
Sburk: Comunque Brokeback Mountain e A History of Violence sono almeno un gradino superiore di Transamerica. Dopo aver visto Transamerica ho capito che gli altri due mi erano proprio piaciuti. Forse Transamerica rimane un po’ in superficie. Lo guardi, ti piace, ne parli un po’ sulla strada di casa e poi te lo dimentichi. Noi siamo rimaste colpite da Fionnula Flanagan.
Vitt: Oh chi è?
Sburk: E’ quella che fa la madre.
Vitt: E allora.
Sburk: Ci piaceva il nome.
Vitt: Ecco.
Sburk: Comunque è una che ha fatto un casino di teatro, e ha recitato nel film “The Others”.
Vitt
: Allora!

5.3.06

Goodnight, goodluck

Oh, non m'è piaciuto. Non c'ho capito quasi niente; e quel poco che ho capito era solo perché lo sapevo già. OK! Girato bene, bella fotografia, bravi attori, il bianco e nero è molto fine, però... Boh. Forse è un film per americani (devo assolutamente andare a vedere un film russo con sottotitoli in cinese per riprendermi da questa overdose di film americani), americani che conoscono la loro storia e possono collegare certe situazioni tipiche del periodo del maccarthismo con quello che sta accadendo oggi rispetto alla paura del musulmano: il film mostra varie analogie. Sicuramente però, se voleva essere didattico, molto molto meglio di Lord of War.

Just in case


La qualità della foto non è delle migliori, ma stavo guidando.

3.3.06

2.3.06

Dopo varie prove su repubblica online hanno scelto questo profilo del nostro pontefice

A History of Violence


Anthony
: Sono accorso subito.
Sburk: Grazie.
Anthony: Dopo le tue belle parole. Anche se devo dire che non ti sei sforzata troppo nel tradurmi. Poi un paragrafo solo.
Sburk: Rilegami, allora.
Anthony: Questa volta lascio correre.
Sburk: Non sapevo tu conoscessi anche l'italiano.
Anthony: Un mito è un mito.
Sburk: Ti posso chiamare Tony?
Anthony: Preferirei di no.
Sburk: Mi sarebbe piaciuto leggere la tua recensione su A History of Violence.
Tony: E' Anthony. Tony mi sa di Tony Manero.
Sburk: Era a Sanremo.
Anthony: Chi?
Sburk: John Travolta.
Anthony: ?!°*§@?!?+*
Sburk: Scusa, torna qui dài.
Anthony: A History of Violence.
Sburk: E' un altro di quei film che non so se mi piacciono o non mi piacciono. Perché da una parte Cronenberg sa creare sempre una bella suspense (i due tipacci violenti che aprono il film e poi saranno la causa dei guai del protagonista Tom/Joey; la banda di malavitosi, con a capo uno spaventoso Ed Harris, che tiene il fiato sul collo sempre di Tom/Joey e della sua famiglia); dall'altra non mi convincono alcune cose come il quadretto della famiglia felice (bella moglie avvocato, bravo ragazzo adolescente e piccola figlia biondissima), del matrimonio riuscito in cui i coniugi continuano a fare sesso come se fossero i primi tempi (lei si veste da cheerleader), e di Tom/Joey che certe volte sembra abbia dei superpoteri. Però ho pensato che magari queste forzature servono solo a mettere in evidenza il concetto caro a Cronenberg che la violenza è dentro di noi e niente si può fare per tenerla a bada.
Anthony: Dovresti fare un piccolo riassunto del film prima di passare alla critica cercando di non svelare troppo.
Sburk: Tom e la sua famiglia vivono in una piccola cittadina dell'Indiana. Tom ha una tavola calda e una sera uccide due rapinatori per proteggere la cameriara del suo locale. Diventa un eroe ma attira anche le attenzioni di un malvivente senza un occhio che comincia a tormentarlo sostenendo che Tom in realtà è Joey e che è stato proprio lui a ridurre il suo occhio in quello stato. Tom cerca di mantenere la calma di fronte alle innumerevoli provocazioni, ma come si sa è difficile controllare la violenza che è dentro ognuno di noi.
Anthony: Insomma dopo il Wyoming ecco l'Indiana.
Sburk: Ti dirò di più, caro Tony, ieri sera ho visto Transamerica e lì si attraversano tutti gli stati del midwest. Spero sia l'ultimo. Ho bisogno di qualcosa di più europeo.
Anthony: Se t'acchiappo...

Vi presento Anthony Lane


Anthony Lane è uno dei miei miti.
Anthony Lane è un critico, soprattutto cinematografico, inglese che scrive per The New Yorker. Le sue stroncature sono bellissime, ma Brokeback Mountain gli è piaciuto. Ecco il primo paragrafo del suo articolo sul film. Potete trovare tutto l'articolo qui, in inglese.

"Il nuovo film di Ang Lee, “Brokeback Mountain,” è una storia d’amore che inizia nel 1963 e non finisce più. La prima scena è un capolavoro del genere polvere e silenzio, parlano solo le raffiche di vento. Un cowboy è appoggiato al muro a Signal, Wyoming, il cappello abbassato sul viso come se stesse per addormentarsi. Un altro cowboy, poco più che un ragazzo, arriva con un vecchio e mal ridotto camioncino e si unisce al primo nel gioco dell’attesa; tutti e due sono lì per un lavoro. C’è qualcosa di instabile e circospetto nel loro silenzio, e tutta la scena può essere letta non solo come un richiamo a “C’era una volta il West”, il cui inizio dispiegava una simile suspense, ma anche come un inatteso cambio di rotta. Gli uomini di Sergio Leone stavano aspettando un treno, questi raggazzi si stanno per innamorare."