26.10.06

L'alba più bella della storia dell'arte


Fa la sua prima uscita il gruppocurturale mostra-in-astronave. Gita di un giorno a Mantova per la molto enormemente pubblicizzata ovunque mostra del Mantegna. Ari e io proponiamo un’impegnativa ma possibile partenza alle 8, in tre ore siamo a Mantova, così oltre alla mostra vediamo anche altro. Reds dice, ma perché invece non partiamo alle 7, così abbiamo più tempo. Io e Ari diciamo ehvabbè, un’ora in meno di sonno non è che sia tutta questa differenza. Quindi domenica mattina alle 7 di mattina ci trovano io, Ari e Smitherson belli e assonnati, facendo finta che esserci alzati alle 6.15 in fondo in fondo molto giù non è così male: ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare, baristi che mettevano fuori i tavoli, edicole già aperte, la nebbia agli irti colli. Alle 7.20, Reds e Ina che sono parenti e vengono insieme, non si sono ancora visti. Io, Ari e Smitherson cominciamo a sentire un certo nervosismo anche se non sembra, il sonno nasconde bene qualsiasi reazione. Ari decide di chiamare Reds. La sveglia di Reds non ha suonato. Reds e Ina arrivano alle 8.15.
Ma si parte!
Montiamo tutti in astronave. La seconda fila dorme. Reds per punizione intrattiene Smitherson che guida. Dice di avere un tremendo torcicollo, ma noi insensibili per il troppo sonno la costringiamo a intrattenere il nostro autista.
A metà strada: Parma.
Ari: Quando incontri la A1 devi uscire.
Tamara: Tra 200 metri prepararsi a svoltare a destra.
Smitherson: Allora devo uscire qui.
Tamara: Prepararsi a svoltare a destra. Alla rotonda svolatare alla seconda uscita.
Ari: No prosegui a diritto.
Tamara: Prepararsi a svoltare a destra.
Smitherson: Esco qui.
Ari: No, guarda la cartina.
Tamara: Non hai svoltato a destra come ti avevo detto ora mi tocca ricalcolare tutto.
Ari: Spegni Tamara. Non sa la strada.
Tamara: Tra 500 metri preparati a svoltare a destra.
Ari: Smitherson! O me o Tamara, scegli. Subito.
Arriviamo a Mantova
Ari: Ci sono dei fantastici cartelli marroni con su scritto Palazzo Te. Non abbiamo bisogno di Tamara.
Palazzo Te. La nostra visita è prenotata per le 12.30. Abbiamo circa un’ora per visitare il palazzo prima di entrare alla mostra del Mantegna. Il Palazzo Te è moooolto bello, i Gonzaga si erano organizzati bene. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo a vedere la grotta nascosta, i giardini li abbiamo visti un po’ di sfuggita, il piano superiore (ah, perché c’era anche un piano superiore?). La famosa sala dei Giganti invece è piena di scritte sui muri, sugli affreschi stessi, tipo Urbino è stato qui, che però siccome risalgono ai secoli precedenti, sono diventate opere d’arte.
Sono le 12.30. Puntualissimi facciamo il nostro ingresso alla mostra del Mantegna.
Il caos.
Evidentemente hanno dato a tutti appuntamento alle 12.30, compresi 4 gruppi di trenta persone con visita guidata con microfono e auricolari che neanche se ne accorgono che come un’orda di crociati verso la terra santa ti stanno calpestando. Vince chi riesce a infilarsi tra un gruppo e l’altro e vedere un quadro del Mantegna (i primi 10 quadri non sono del Mantegna e quindi sono facili facili da raggiungere, provaci col Cristo Morto). Proviamo varie strategie, tra cui spintonare, vedere la mostra all’incontrario, incavolarsi con i guardiani, scavalcare le transenne, far suonare gli allarmi tutti insieme, gridare ehi stanno rubando il Cristo il Morto, niente sembra funzionare ma una volta guadagnata la prima fila, di lì non ci spostiamo, rimaniamo compatti, Smitherson chiama anche Tamara, prendiamo tempo, anche se il gruppo di trenta con guida che parla dei quadri del Mantegna come se dovesse venderli al miglior offerente (guardate quell’alba, signori, non esiste nella storia dell’arte un’alba più bella di quella; e quel lenzuolo, ma quante sfumature di bianchi e grigi ha usato il Mantegna per dipingere quel lenzuolo, è favoloso, vi sfido a trovare nella storia dell’arte un lenzuolo meglio rappresentato, sembra uscito dalla pubblicità del dash questo tizio), ci marca stretto. Ma è davanti a uno dei quadri più famosi, il Cristo Morto, che incontro l’uomo che mi cambia la giornata, dopo di lui niente mi può turbare.
Sburk: In che museo sta questo quadro? Ma qui non c’è neanche la targhetta.
Guardiano settantenne con accento stretto mantovano: E’ al Brera a Milano.
Sburk: Ah.
Guardiano (in un orecchio): E’ stato Sgarbi.
Sburk: Cosa?
Guardiano: E’ lui che non ha voluto metterle le targhette a questo quadro. Diceva che tutti lo devono sapere il titolo di questo quadro e dove si trova.
Sburk: Ah sì.
Guardiano: Non lo voleva mettere neanche a quel quadro laggiù (quello dell’alba più bella della storia dell’arte, del quale la guida-venditore dice che hanno addirittura sbagliato il titolo sull’etichetta, è una resurrezione, credo, e sta a Copenhagen, nel museo della mia Presidential Dinner), ma sono riusciti a convincerlo. Certe litigate. Quello Sgarbi è come il prezzemolo, è ovunque, a Milano, qui.
Sburk: Eh sì. (Non mi sbilancio. Siamo in Lombardia. E capisco il mio uomo non al 100% dato l’accento un po’ stretto e il fatto che si mangia le parole; la mia infatti è una interpretazione personale di ciò che mi ha detto.)
Guardiano: Qui mi diverto moltissimo. Tutti che si inginocchiano davanti al Cristo Morto per vedere meglio la prospettiva, in realtà basta allontanarsi un po’. Ma soprattutto è divertente ascoltare i commenti delle guide. Dicono certe cavolate. Mi sa che se le inventano.
Mi sa anche a me.
Usciamo. Tutti. Che il Mantegna sapesse dipingere lo sapevamo, ma avremmo voluto vedere i suoi quadri un po’ meglio, ecco.
Andiamo a mangiare la zucca.
Smitherson: Ma qui Tamara non funziona.
Tutti gli altri: Meno male. Tamara non ci serve.
Smitherson: Non capisco perché non funziona.
Tutti gli altri: Chissene.
Mantova è carina. Molte strade sono con i ciottoli. Deve essere difficile camminarci con i tacchi a spillo, ma non è il nostro il problema e io non inciampo. Poi è tutta circondata dal fiume che qui è molto largo, forma dei laghi. Dopo un pranzo niente di cui raccontare, proseguiamo nella nostra visita del Mantegna. Prossima tappa, la cattedrale dove è sepolto il Nostro. Reds, che tra noi è la fan più appassionata del Mantegna, è molto emozionata all’idea di vendere il luogo di sepultura. Leggiamo che è nella prima cappella sulla sinistra. Entriamo. Ci sono anche cinque o sei persone in fila. Ci mettiamo in fila anche noi. Oh, ma non c’è niente. Dov’è? E gli affreschi non si riesce nenache a vederli.
Proseguiamo. Tocca alla Camera degli Sposi nel Castello di San Giorgio.
All’ingresso:
Guardiano (ma quanti sono, e sembrano tutti uguali, tranne il mio del Cristo Morto, sembrano le copie del cattivo di Matrix 2): Ci vuole un altro biglietto per entrare qui. La biglietteria è laggiù.
Alla biglietteria:
Sburk: Un biglietto studente.
Bigliettaia: Li abbiamo finiti.
Sburk: In che senso li avete finiti?
Bigliettaia: La prossima entrata con un biglietto ridotto studenti è tra un’ora.
Sburk: Ho capito (si fa per dire). Allora ci faccia a tutti un biglietto intero.
Bigliettaia: Quanti siete?
Sburk: 5.
Bigliettaia: Di biglietti interi con ingresso immediato ne ho solo 3.
Sburk: Ho capito (si fa per dire).
Ari: Tra un’ora comincia a essere troppo tardi.
Smitherson: Che facciamo? Non c’andiamo?
Bigliettaia: Però posso darvi 5 ingressi a 8 euro ciascuno riduzione Mantegna Card.
Sburk: Ma noi non abbiamo la Mantegna Card.
Bigliettaia: E’ uguale, ormai li ho stampati.
Sburk: Ho capito (si fa per dire). OK, li prendiamo.
All’ingresso diamo i biglietti al guardiano:
Giardiano: Siete un po’ in ritardo.
Tutti: Ma noi li abbiamo fatti ora i biglietti.
Guardiano: Qui c’è scritto 16.00 e ora sono le 17.30.
Tutti: Abbiamo capito, ma noi i biglietti li abbiamo fatti adesso e ce li hanno fatti per entrare subito.
Breve consulto tra guardiani.
Guardiano capo: Va bene potete entrare. Avete una riduzione Mantegna Card, ce l’avete?
Tutti: Boh, ce li hanno fatti così.
Breve consulto tra guardiani.
Guardiano capo: Va bene entrate.
La camera degli sposi. Molto bella. Bella bella. Peccato che a un certo punto anche se non hai finito di guardarla ti costringono a uscire per fare entrare il gruppo successivo.
Ultima tappa. Tempio di san Sebastiano. Ingresso 2 euro. Dentro non c’è nessuno. Ti ci fanno stare quanto ti pare. Sono in mostra i pannelli del Trionfo di Cesare con un video del commento su ciascun pannello di Dario Fo. Finalmente.
Smitherson e Ina sono stanchi, non entrano. Aspettando Reds, l’ultima a uscire dal Tempio, Ari scopre nei sotteranei un memoriale ai caduti della prima e seconda guerra mondiale. Il sotteraneo della chiesa è fatto da tante colonne e su ogni colonna è scolpita in modo molto semplice una targa con il nome del deceduto e il luogo e data del decesso. Su alcuni ci sono anche delle aggiunte a pennarello.
E’ buio. E’ ora di ripartire. Sulla Cisa do il cambio alla guida a Smitherson.
Sburk: Ma questo accelleratore è strano. Levo il piede e la macchina continua ad accellerare. A te lo faceva?
Smitherson: Siamo in discesa.
Dopo un po’.
Smitherson: Senti, non ti piacciono le cinquecento? Pensi di tamponarla questa qui gialla qui davanti?
Sburk: No, la supero vai.
Smitherson: Sei sicura di non essere stanca?
Quasi arrivati a casa.
Sburk: Scusate, non sono abituata al servosterzo.
Smitherson: S’è visto.

2 comments:

Anonymous said...

per un qualche strano evento, nonostante questo blog sia da me quotidianamente frequentato, mi ero persa questo post.
grazie, grazie, sburk, lo attendevo, e come sempre non hai deluso le aspettative, bell'inizio di settimana.
A quando la seconda gita dell'astronave, sei arrivata a tracciare un punto di intersezione tra le richieste di tutti!
baci
Ari (ieri ha vinto tamara, la mia cartina è rimasta nell'astronave!)

Anonymous said...

a proposito, se a Milano andiamo in 2 giorni vi portiamo qui http://www.high-techmilano.com/hightech/servlet/SrvInvoker?template=capitolo&id_cap=1&lang=it