31.1.07

Seattle: Drive through cafe

O Veronica

La lettera di Veronica Lario pubblicata su Repubblica di stamani ci dà modo di proseguire sulla piega vetero femminista che ha preso ultimamente il nostro blog. Per questo le diciamo grazie.

Considerazioni:
1. Mi tocca leggere il libro di Catherine Dunne "La metà di niente."
2. Tesoro, ti potevi svegliare un po' prima. Gli apprezzamenti che il silvio fece alla primo ministro finlandese mi sembravano assai più imbarazzanti e lesivi la dignità di moglie. Ma probabilmente, come dice veronica nella lettera a Repubblica, mentre il marito faceva il presdelcons ha preferito stare in disparte e occuparsi della famiglia.
3. Perché ha scritto la letterina in cui critica il marito a un giornale abbastanza (non è il Manifesto) di parte? Varie ipotesi:
Chiaramente, era parecchio imbelvita.
Ha una tresca con Ezio Mauro e non con Paolo Mieli.
Il maritino (ino nel senso di statura, non in senso affettuoso) non è mai a casa, non risponde a nessuno dei suoi cellulari e la segretaria non gli passa i messaggi.
Il telegatto come miglior personaggio femminile se lo meritava lei.
Il maritino si è dimenticato di metterla nella lista degli invitati alla consegna dei telegatti.
Poteva scrivere anche lei un'email a Beppe Severgnini.
4. Per il resto, facendo finta che la moglie e il maritino protagonisti di questa lettera siano due persone qualunque, ho apprezzato la sua presa di posizione riguardo agli apprezzamenti che certi uomini fanno alle donne con totale leggerezza. Nella lettera si parla di dignità soprattutto di moglie, ma a me fa venire in mente la dignità di donna, per tutte quelle volte, mi capita soprattutto sul lavoro, in cui ti vengono fatti apprezzamenti sessuali e che se provi a spiegare che ti danno fastidio, che il tuo collega non si deve permettere di fare dichiarazioni sul tuo sedere, che non sei contenta e realizzata come donna quando ti aprano la porta per commentare sempre il tuo sedere col loro amico di turno, o che non ci tieni a esser presa sul serio sbattendo le ciglia e vestendoti in un certo modo, vieni accusata di essere una paranoica, una fissata, un'esagerata; ed è una cosa difficile da far capire anche agli altri uomini, quelli che per fortuna gli apprezzamenti sessuali non te li fanno, ma che di solito quando tutta incavolata ti vai a sfogare con loro sperando di trovare comprensione, ti liquidano con una risatina e un dai non te la prendere.
5. Alla lettura dei giornali stamani su Radio Popolare hanno detto che domani su Gioia esce un'intervista a berlusconi, in cui lui insiste sul grande amore per veronica e su come lei è fantastica e incredibilmente indulgente. Non sarà mica che la veronica è proprietaria di Gioia e questa è stata tutta una manovra per vendere più copie di una rivista che forse non legge nessuno?

30.1.07

I love my car?

Ieri mi sono fermata a fare un po' di spesa alla coop intorno alle 6 del pomeriggio. Ho parcheggiato, e uscendo di macchina, i parcheggi alla coop sono parecchio stretti e quando apri la portiera è quasi impossibile non sbatterla contro la macchina accanto rischiando di beccarti un partaccione dal fissato di turno, dicevo, uscendo di macchina ho notato 2 gggiovani nella opelcorsa accanto, contro la quale ho quasi, dico quasi, sbattuto la portiera. I 2 gggiovani stavano amoreggiando, niente di eclatante rispetto alle notizie recenti di cattedre e filmati su internet: questi un po' più grandi e saggi, avranno avuto sui vent'anni si stavano semplicemente sbaciucchiando e carezzando. Ho pensato, strano però in un parcheggio coop durante l'ora di punta. Ho pensato, avranno fatto la loro prima spesa insieme, lui le ha comprato di nascosto un ferrerorocher, lei un pocketcoffee, e ora tutti felici si stanno facendo le coccole. Faccio la spesa, esco, e sono sempre lì, con i vetri tutti appannati. Ah l'amour!
La sera stessa, intorno alle 11, torno dalla piscina e trovo parcheggio nella piazzetta in fondo alla strada. Vicino a dove parcheggio c'è una renaultmegane e dentro la renaultmegane c'è un signore, solo, motore acceso, che lavora al suo pc portatile appoggiato al volante. Solo lì riesce a trovare un suo momento? Il suo pc che non è un mac si carica solo con l'accendi sigari? In casa non gli funziona il riscaldamento? Ma non è neanche che faccia più questo gran freddo.

O Beppe

Io vi trascrivo il paragrafo incriminato.
Poi vi riporto la mia mail a Beppe Severgnini, che ha pubblicato sul suo sito ma alla quale non ha risposto.
E voi mi dite se ho ragione o se, come mi hanno accusato recentemente, sto prendendo una deriva vetero femminista.


"You might ask why italian womanhood puts up with all this. The answer is, out of habit, resignation and a lack of awareness. Thirty years ago, feminists complained if anyone reminded them they were women. Today they watch programs with scantly clad Barbie Doll lookalikes, bemoaning the fact that they can’t be like that. Then they are astonished at the glances they get during job interviews. They wonder why the average female salary is 35 percent lower than a man’s. They are amazed at the man monopoly of the jobs that count. The percentage of women in Italy’s Parliament is the same as Morocco’s: we’re tied for seventy-ninth of the world table.
If you think about it, they’re astonishment is astonishing."


Gentile Beppe Severgnini,

mi permetto di scriverle incoraggiata dall’invito a commentare i suoi libri che appare sul suo sito.
Pochi mesi fa ho avuto il piacere di sentire la presentazione del suo libro “La bella figura” in una libreria di Seattle e mi sono divertita molto. Ma veniamo al libro. Sono rimasta piuttosto sorpresa dal modo in cui affronta la questione delle donne, dell’immagine femminile offerta dalla televisione, delle loro aspirazioni, e della loro (scarsa) presenza in posti di rilievo. Il paragrafo a cui mi riferisco, tratto dal capitolo “Television, where the Semi-Undressed Signorina acquires a cloak of significance”, è quello compreso tra: “You might ask why italian womanhood puts up with all this. […] If you think about it, their astonishment is astonishing”.
Ritiene veramente che le donne italiane siano rassegnate ed inconsapevoli rispetto a quei diritti che ancora non sono paritetici tra i due sessi? Ritiene che le donne italiane guardino la televisione rimpiangendo di non poter essere/essere stata una letterina o simile? E anche ammettendolo, a parer suo questo come cozzerebbe con lo stupore per eventuali sguardi indiscreti e proposte durante i colloqui di lavoro?
Forse esistono fenomeni simili, forse esistono alcune donne come quelle da lei descritte, così come si stanno formando tanti piccoli “costantini”, ma esistono anche altre donne con altre teste e altre aspettative, che, per correttezza e realismo, avrebbe potuto descrivere.
Lungi da me sindacare sulle scelte e sui temi da trattare, ma mi stupisce che in un libro che ha l’intenzione di spiegare l’Italia e gli italiani a chi italiano non è, un tema così sentito venga liquidato, peraltro in modo piuttosto superficiale, con poche parole.
Infine, personalmente, trovo offensiva la frase : “if you think about it, their astonishment is astonishing”.

Cordialmente

Astonished-Francesca

26.1.07

Un anno lungo un blog




Oggi è il nostro blogganniversario.

Vitt: Avevamo proprio deciso di chiamarlo così?
Sburk: Mah! Non eravamo arrivate a nessuna decisione. Col fuso orario e gli impegni vari è difficile andare oltre dialoghi immaginari. Blogbday? Ma forse non si capisce.
Vitt: Compliblog?
Sburk: Sui diari dei ragazzi di questi tempi spesso invece di compleanno trovi scritto comply, che a me fa proprio schifo.
Vitt: Ma se ne erano trovate anche altre, no?
Sburk: Bloganno.
Vitt: Blogparty.
Sburk: No blog no party.
Vitt: Birthblogday.
Sburk: Compleannodelblogghe
Vitt: Insomma, è passato un anno…
Sburk: Bello, eh? E’ la cosa più duratura che mi sia successa da un po’ di tempo a questa parte.
Vitt: Bisognerebbe fare un po’ il punto della situazione e decidere i nostri buoni propositi.
Sburk: Eh sì!
Vitt: Intanto la foto. Nella foto abbiamo ritratto tutti i nostri più affezionati lettori/commentatori, per dirgli grazie. Grazie!
Sburk: Grazie!
Vitt: E anche per dire a quelli che ci leggono ma che sono timidi, ci leggono ma non sanno che dire, ci leggono ma non sanno come fare, ci leggono ma per principio non commentano mai, ci leggono ma non lo sapevano che si poteva anche commentare, ecco, come regalo ci piacerebbe che oggi ci dicessero anche solo ciao! Anche quelli che ci commentano possono dirci ciao.
Sburk: Ma anche mandarci una poesia.
Vitt: Una filastrocca.
Sburk: Dei soldi.
Vitt: Anche assegni vanno bene.
Sburk: Già, i commenti. I post più commentati sono tutti e due tuoi, io ovviamente rosico. Vitt: Ehm... firulì firulà.
Sburk: E notavo che sono dei postcommenti, cioè sono essi stessi dei commenti, dove tu hai detto la tua su qualcosa, e quindi è normale che anche altri abbiano voglia di commentare, di rispondere. Ecco il nostro primo proposito per il nuovo bloganno: scrivere dei postcommenti.
Vitt: E poi abbiamo anche messo il nostro indirizzo di posta elettronica.
Sburk: Per i timidi.
Vitt: Per chi ha problemi con le folle.
Sburk: Comunque anche se non è arrivato nelle nomination per i più commentati io sono molto orgogliosa del mio post Toglietemi tutto...
Vitt: E’ vero. E’ un post che ha fatto storia. Diciamo che questi tre ci rappresentano, insieme agli ormai classici, Miss Vitt e Zitti al cinema.
Sburk: Da un sondaggio fatto tra i nostri lettori...
Vitt: Hai fatto un sondaggio?
Sburk: Certo su un campione rappresentativo. Anzi una campionessa.
Vitt: E dimmelo no?
Sburk: Lo sto facendo.
Vitt: Sì ma se non c’era l’anniblog me lo tenevi nascosto, come minimo, non mi racconti mai nulla!
Sburk: Uff.
Vitt: Uff.
Sburk: Scusa.
Vitt: Scusa.
Sburk: Dicevo: secondo la campionessa non bisogna cambiare il layout. Piace.
Vitt: Phew! Non è mica cosa semplice cambiare il layout.
Sburk: Già.
Vitt: Insomma eccoci qua con cappellini fischietti e questa fantastica torta con una candelina.
Sburk: Verranno?
Vitt: Boh! C’è un mucchio di roba.
Sburk: Tuttalpiù la congeliamo.
Vitt: Oh! Happy Blogbday!
Sburk: Oh! Buon Bloganno!

Il blog ti ama.

25.1.07

The cat is on the table (near the pencil)

Carissimi, oggi (ieri per chi legge) è stata una giornata piuttosto faticosa, la mia amica Vitt è stata persino trollata. Ho pensato che avrebbe reagito molto male, che si sarebbe arrabbiata fino al limite della sopportazione, insomma per un attimo mi sono detta:
"she's soon gonna hit the ceiling".
Phews, niente di tutto questo. Buona giornata.

Baci dalla provincia



E' tanto che volevo segnalare il blog di Gipi, che comunque molti già frequentano. Ma non tutti lo conoscono, intendo Gipi e i suoi fumetti, che io trovo veramente belli. Oggi poi c'ho letto un bel pezzo su Andrea Pazienza e allora mi sono anche decisa di metterlo tra le nostre Stazioni. Vi consiglio inoltre sul blog di cliccare sotto Materiali, Storie Verticali, poi Lost.

24.1.07

Un appello a tutti gli ometti

Questa presunta galanteria del tenerci aperta la porta per farci passare…anche basta? Soprattutto se lavoriamo in un posto con 16 piani, decine e decine di corridoi con altrettante porte antincendio, e gli uffici sono normalmente uno dentro l’altro. No, perchè se lo fate per poi guardarci il culo ha senso, ma se lo fate per gentilezza, davvero, non importa anzi è piuttosto fastidioso. Piuttosto, ci sarebbe da scaricare la spesa…

The times they are a-changin'

Quando era ragazza io, per conoscere le parole della canzone che in quel momento ti piaceva un mucchio, ti mettevi lì col registratore (quando era ragazza io lo stereo per i dischi con la puntina non ce l'avevo) e a forza di play e pause scrivevi su un pezzo di carta tutta la canzone che ti piaceva un mucchio.
Succedeva che ogni volta che ripigiavi play dovevi pigiare anche rewind, perché la canzone che in quel momento ti piaceva un mucchio non ripartiva esattamente da dove avevi finito di scrivere, e così mentre riascoltavi la parte che avevi già scritto controllavi anche se l'avevi fatto bene.
Succedeva anche che c'erano delle parole che proprio non capivi, allora te le inventavi; oppure le capivi, ma in realtà erano sbagliate; oppure le capivi, ma non era possibile che fossero proprio quelle.
Succedeva inoltre che certe canzoni che ti piacevano un mucchio in quel momento erano veramente lunghe, e tra pause play rewind, parole che non capivi e lunghezza del testo ci passavi un'oretta a scriverla tutta.
Mi ricordo in particolare Stairway to Heaven che è stata la canzone che in quel momento mi piaceva un mucchio per tanto tempo.
Ora basta googolare lyrics seguito dal titolo della canzone che ti piace un mucchio in quel momento e voilà, fatto, e passare alla successiva canzone che ti piace un mucchio in quel momento.

23.1.07

Conversation with other women


La tecnica si chiama split screen, ed è una delle cose rimangono impresse di questo film. In realtà a me ha fatto venire un po’ di mal di testa. All’inizio ho anche sputato il dvd un paio di volte e riniziato, visto che ho il lettore che non va molto bene. In pratica lo schermo è diviso in due in verticale, e sono proiettate scene diverse, o la stessa scena ripresa da telecamere differenti, per tutta –tutta- la durata del film In questo modo il regista ti propone insieme passato/presente, presente/futuro, o punti di vista diversi nella stessa scena. A me è parso un po’ faticoso, ma avevo anche i sottotitoli attivi quindi forse troppa roba insieme da seguire. E’ tutto fatto con Mac e nel dvd c’è una (troppo) lunga intervista a regista e curatore che spiegano i dettagli.
L’altra cosa che mi è piaciuta è come si scopre piano piano la relazione tra loro, e come ti accorgi che il regista non ha fatto errori (a un certo punto te lo chiedi, dai non è possibile, ma prima scusa…).
Come dici? Il film? Mah, niente di che, malinconico, direi inevitabile e scontata la trama, evitabile il film se non per quello appena scritto

Notes on a scandal


La relazione tra l’insegnante e lo studente, lo scandalo appunto, a mio parere riesce a restare piuttosto marginale nonostante funga da pretesto per tutta la storia. In realtà il film parla di solitudine, di possesso, di rapporti di forza, di attrazioni non corrisposte, di passioni svanite e di passioni non consumate. Nel complesso è molto triste e decisamente inquietante, e sia Cate Blanchett che Judi Dench sono molto brave.
Due cose carine: la stella che J Bench attacca sul diario per premiare le giornate e che K Blanchett si trova sotto il piede, e la scena finale.

Se riderai, se piangerai,...


Sono nella patria del tutto è possibile, dove hanno i supermercati più forniti, i prodotti più impensabili, i mai-più-senza più bizzarri, eppure mancano delle banalissime spugnette (o cencini molli) che funzionino. Da quando le ho portate da casa l'ultima volta scateno reazioni tipo 500 anni fa con gli specchietti.

22.1.07

Istruzioni per fare un film noir

1. Avere tanti soldi. Qui si parla di film noir che si svolgono negli anni quaranta in America, preferibilmente in California. Quindi insomma, è necessario una bella ricostruzione del periodo, con macchine d'epoca, i costumi giusti, lo sfarzo. Ci vuole un eccellente direttore della fotografia.
2. Una bionda. C'è chi ha usato Faye Dunaway, chi Kim Basinger, chi prezzemolona Scarlett Johansson. Ma volendo anche qualche mora. Lasciar perdere le castane che non sono né carne né pesce.
3. Un buon libro da cui trarre la storia. Elroy è parecchio gettonato. Meglio se c'è una famiglia potente, anche uno strano rapporto padre-figlia.
4. Deve morire un po' di gente, non solo le comparse, anche qualche personaggio importante.
5. La voce fuori campo. Fondamentale.
6. Non è necessario spiegare tutti i misteri, anzi meno lo spettatore capisce meglio.
7. Black Dahlia di Brain De Palma non mi è piaciuto un granché.

Il teatro batte il cinema

Almeno da queste parti. Incredibile.

Però ho visto qualche DVD. Ieri sera avrei dovuto vedere Confidenze troppo intime, ma credo di essere diventata una supereroina capace di rendere inoffensivo un televisore solo con la mia presenza, visto che da settembre ho rotto i 2 che avevo a casa mia e ieri quello della mia amica. Per ora questo mio superpoter è chiaramente fuori controllo, ma ora che ho scoperto di avercelo, cercherò di imparare ad usarlo con coscienza. Insomma, andare a casa di un'amica per vedere un film e rompere il televisore è un po' una scocciatura; mentre entrare a MediaWorld e vedere tutti quegli schermi megagalattici diventare neri in un colpo solo potrebbe essere divertente.

Il calamaro e la balena
-Un cartone animato?
Sburk-Non è un cartone animato.
-Allora quel titolo?
Sburk-Effettivamente non l'ho mica capito quel titolo.
-Mai sentito, ma chi te l'ha consigliato.
Sburk-Eh... Salvo, il mio gestore di videoteca preferito ha deciso di mollare la videoteca per andare a lavorare in un canile.
-....
Sburk-E' vero. Purtroppo. E allora visto che sono le sue ultime cartucce, prima non si sbilanciava un granché, mentre ora mi sta consigliando certi film.
-Tipo?
Sburk-Tipo: prima di natale ero entrata e avevo chiesto il film Criminal, che Vitt mi aveva detto divertente. Lui allora mi fa: non devi prendere Criminal, ma il film argentino Nove regine che gli americani hanno copiato paro paro. Io, ovviamente, che sto sofferendo in modo indicibile per l'abbandono di Salvo, me lo sono pure sognato, cavolo, l'ho fatto.
-Nove regine. Bel titolo.
Sburk-Sicuramente più chiaro del Calamaro e la Balena.
-E il film?
Sburk-Carino. Forse mancava un po' di ritmo, ma la storia è ganza.
-Ma stavamo parlando del cartone animato.
Sburk-Sì. Il calamaro e la balena, che ripensandoci il titolo l'ho capito, credo, quando poi trovo qualcun'altro che l'ha visto magari ne discutiamo.
-Ma vedrai... ti toccherà inventarti un altro dialogo immaginario tipo questo per discuterne. Si chiama schizzofrenia. Ma vai dimmi del film, magari riesci a convincere qualcuno a vederlo.
Sburk-Credo che abbia vinto qualcosa al Sundance.
-E questa per te è una garanzia?
Sburk-Boh. Mi piace il nome: Sundance! Poi è uno di quei film a basso costo americani.
-Tipo Clerks?
Sburk-Non proprio, perché comunque è girato a Brooklyn (il quartiere si vede proprio bene, bello!) e ci sono un paio di attori famosi, tipo Jeff Daniels e William Baldwin.
-Allora è tipo Clerks II.
Sburk-E' un po' Woody Allen, nel senso che è un film un po' intimo, sulla separazione di una coppia di scrittori di Brooklyn e soprattutto le reazioni dei due figli adolescenti.
-Una palla.
Sburk-No! Fa ridere. Il figlio piccolo è notevole.
-Mah!
Sburk-Fa delle cose interessanti col suo sperma.
-Ah sì? Ma di quand'è questo film?
Sburk-Uffa, ma bisogna parlare sempre di sesso per farti interessare a un film. Comunque è uscito nel 2005, ma forse nelle sale non è neanche stato distribuito.
-Ah. Allora quella cosa dello sperma non c'è.
Sburk-C'è c'è.
-Vai lo guardo. Non sei contenta? Così poi discutiamo del titolo.
Sburk-Ma stai zitto. Sei una mia creazione, non ti ho dato neanche un nome, secondo te ti permetto di discutere del titolo?

19.1.07

La pecora nera



Mi è proprio piaciuto il nuovo spettacolo di Ascanio Celestini intitolato La Pecora Nera, che poi tanto nuovo non è perché è in giro dall'ottobre 2005. Celestini fa un genere di teatro, quello chiamato di narrazione, che a me piace particolarmente, è bello mettersi lì e farsi raccontare una storia, se uno lo sa fare bene poi. Però non ero molto convinta di andarlo a vedere di nuovo, è bravo, mi sta simpatico, però è sempre un po' uguale, ma mi hanno detto vieni, io ho detto ok, sono anche andati a prendere i biglietti e io sono andata.
Insomma. Nonostante le poltrone della platea veramente troppo strette, il vecchio Ascanio Celestini, inaspettatamente mi ha proprio sorpreso. Intanto l'argomento della storia diverso, il manicomio invece della seconda guerra mondiale, quindi anche un cambio di anni, i favolosi anni sessanta, invece dei pessimi anni 30-40; e poi una marea di battute, quasi troppe, anche se l'argomento era triste, la storia un bambino rinchiuso in manicomio, tutto il teatro rideva alla grande. Oh bravo! Come sempre, inoltre, riesce a crearti delle immagini dei personaggi che te li vedi lì, come la nonna con le calze della farmacia e l'unghia del mignolo lunga per fare il buco nelle uova fresche; oppure il nemico del protagonista, Paccotti Maurizio, vestito da mago; ma la migliore è sicuramente la prova di coraggio di Nicola per entrare nelle grazie della più carina della classe, mangiarsi un ragno. Sempre nuova mi è sembrata l'immagine del supermercato con tutti i prodotti di qualità: di solito le sue storie e i suoi personaggi sono sempre molto reali, molto terreni; questa volta invece, forse proprio perché si parlava di matti, c'è quest'immagine (del supermercato) molto irreale, quasi assurda. Non è proprio da Celestini partire per queste tangenti; ma ha la mia più totale approvazione.
Ecco, questo cambio di registro del nostro Ascanio Celestini mi ha davvero entusiasmato, e a questo punto vorrei proporgli anche un cambio d'abito (mi sono anche chiesta se andava sempre in giro con quel completino nero, ma sappiate che ho visto una foto con una sgargiante maglietta rossa). Mi pare che le tonalità di viola gli stiano particolarmente bene!

Una morale a geometria variabile

Qui, su L'Espresso di qualche settimana fa, un articolo di Tahar Ben Jelloun, sull'impiccagione di Saddam Hussein e la morte nel suo letto circondato dai sui familiari di Pinochet. L'articolo è scritto bene, è breve, e dice tutto.

Piers Faccini


Qui c'è la sua intervista a Condor di qualche settimana fa. Invece sul suo sito si possono ascoltare un po' di canzoni (però sono a ripetizione, e può snervare). Sono stata a un suo concerto l'altra sera in un locale nero e spoglio: lui ha suonato dopo tre gruppi piuttosco scatenati di giovinastri con codazzo e clap personale, quando ormai eravamo rimasti in una decina. Sono andata a complimentarmi a fine concerto e mi ha chiesto "si, ma come mai sei venuta qui a sentirmi?". Che dire, mi ha fatto simpatia.

18.1.07

The cat is on the table (near the pencil)

La parola di oggi si può usare per sfottere una persona che è stata appena battuta ad un gioco, ma ho scoperto che ha anche un'altra accezione, anzi due. E' l'onomatopea per il colpo di pistola, o anche un'esclamazione di soddisfazione tipo "mmm, buono!!". Tutto questo si può dire con un semplice
"booyah"
Secondo me son venuti anche loro a sciacquare i panni in Arno.

Aspettando un grande schermo


Cito sempre dal libro:
Tom Hanks non farà mai del cinema. Tom Waits non farà mai un film.

E' passato molto tempo dall'ultima volta che sono andata al cinema e ne sto sentendo troppo la mancanza. Ma con le vacanze di Natale (trovalo in quel periodo un film decente da vedere), impegni vari e malattie di stagione, non mi ci è proprio incastrato. Poi la gente fa le cene, ti dice vieni a vedere Ascanio Celestini, e quindi il cinema ne risente. Spero di risolvere il problema al più presto.
Però.
Però in questo periodo di sofferta astinenza ho visto qualche dvd - in realtà pochi anche di quelli.
Però.
Però uno in particolare lo voglio segnalare.
MONDOVINO
Mondovino uscì nel 2004 ed era in concorso quell'anno alla 57esima edizione del festival di Cannes. Quell'anno vinse comunque un documentario, Fahrenheit 9/11; fu una scelta soprattutto politica perché Mondovino è 1000 volte meglio. Ma a ripensarci far vincere Mondovino sarebbe stata una scelta politica molto più coraggiosa del documentario di Moore che alla fine ci raccontava cose che si sapevano già. Mondovino, sì che ti racconta cose che non sapevi un granché.
Comunque. Per chi non lo conoscesse o non ne ha neanche sentito parlare (e scopro tutti i giorni che continuano a essere molte le persone che ancora non l'hanno visto - vergogna!) Mondovino è un documentario sul vino. Il regista, Jonathan Nossiter (americano, ma ha sempre vissuto in Europa), gira vari paesi del mondo (Francia, Italia, USA, Argentina) mostrandoci vari protagonisti del mondo del vino (produttori grandi e piccoli, enologi, esperti). Il mio preferito rimane Battista Colombu (non è quello della foto, lui è un francese, altro pezzo forte), produttore sardo della malvasia di Bosa (chissà com'è il vino); mentre i cattivoni (e ce ne sono tanti tanti) non possono che essere i Mondavi, famiglia americana produttrice di vino americano e che sta sempre di più esportando decomcrazia americana anche sul vino europeo. Insomma, a parte l'argomento che ci riguarda da vicino (noi bevitori di vino) il documentario è anche divertente, pieno di vecchi contadini con la citazione pronta, cattivoni che fanno paura, nobili decadenti, e tanti cani.
Una battuta:
Nossiter (al produttore di vino più povero dell'universo): Come si chiama il cane?
Il produttore: Martin Luther King.
Nossiter (sorpreso): Ah sì! E perché?
Il produttore: Peché è nero.

16.1.07

Un sito al giorno toglie il medico di torno


Non potendo viaggiare tutte le volte che si vorrebbe, spesso ci accontentiamo delle cartine, anche per essere pronti quando così dal bleu ti capita un viaggio. Qui se ne trovano un po' di tutti i tipi per fare tutti i tipi di viaggi. Non so, quanto tempo sognavate di fare quel viaggio a Tatooine? Beh, intanto studiatevi la cartina. E il continente di Mu, perché continuare a scordarselo? E' una buona base di partenza per escursioni giornaliere alle Hawaii, a Bora Bora e alle Fiji. E non vi preoccupate di comprare una cartina di Gotham City, ce ne è una dettagliatissima da scaricare in rete. O forse non sopportate la vista dei maiali? Nessun problema, esiste una cartina che mostra le aree dove correte meno il rischio di incontrare quei simpatici animali (ho scoperto che in latino maiale si dice anche sus, ehm) (era George Clooney che c'aveva un maiale al posto del gatto/cane?). Questa qui sopra invece è il mondo secondo GWB. Il sito in questione è un blog e si chiama molto semplicemente Strange Maps.

Downunder


Finalmente riceviamo notizie dalla nostra inviata in Nuova Zelanda. L'avevamo data un po' per dispersa e avevamo ipotizzato varie soluzioni: mangiata da uno squalo mentre faceva surf, anche se di ciccia ce ne ha così poca che qualsiasi squalo sensato la snobberebbe; oppure, persa nel bush costretta a litigarsi le bacche con i feroci kiwi, ma anche qui la sua naturale attrazione per le case le macchine le strade lastricate e lo smog avrebbe diretto le sue antennine verso il più vicino centro urbano e anche se in Nuova Zelanda, e soprattutto nell'Isola del Sud prima di incrociare un umano ce ne vuole, eravamo certe che il suo radar non avrebbe fallito; avevamo anche pensato che fosse finita in qualche comunità Maori coperta di tatuaggi rossi e neri. Insomma, pare di no. La nostra inviata in Nuova Zelanda ci ha mandato un mucchio di foto (ho scelto il cartello perché è impossibile scegliere una sola foto bella e rappresentativa della NZ, fatevi un giro su google e qualsiasi foto trovate, lei è comunque più bella, un po' lontana ma ne vale la pena) e un lunghissimo e divertente resoconto da cui estrapolo le parti più significative:
Non sono stata nella west coast, dove ci sono le zone rocciose e
montagnose più spettacolari, e nel fiordland. beh, sarà per la
prossima volta! Tra l'altro per il Milford Track (nel Fiordland)
bisogna prenotare tipo sei mesi in anticipo! Perché, sì, in fondo
ho capito che queste Great Walks (come quella che ho fatto nell'
Abel tasman) sono tra le esperienze che più meritano di essere fatte
qua. Sono faticose, perchè ti devi portare lo zainone in spalla, il
fornellino, il cibo, ti devi portare la spazzatura con te, niente acqua
calda, ecc.. insomma non è che ne farei una dietro l'altra, ecco. Però
due o tre inframezzate da soste più "urbane" sì.

Sono arrivata al backpackers verso le nove e con la stanchezza del viaggio
addosso,quindi non avevo le forze per esplorare la città, che comunque mi
aspettavo -perché appunto continuo a cascarci - più dinamica (la lonely
planet parlava di una vivace scena musicale indie...ma forse il mortorio
era dovuto al fatto che gli studenti erano in vacanza (lì c'è la Otago
University, forse la più "prestigiosa" di tutta la nz).

Nel pomeriggio partiva il consigliatissimo-premiatissimo Elm Tour,
che ti porta nella Otago Peninsula per osservare da vicino la ricchissima
fauna locale. Forniscono ciascuno di un bel paio di binocoli, così tutti
per un giorno possono sentirsi dei nerd-freak-birdwatchers. No, a parte gli
scherziè stato proprio bello. Le guide,due donne, sono preparatissime sui
vari tipi diuccelli che popolano la zona, gli basta vedere un puntino nel
cielo e ti sanno dire cos'è da come vola o chessoio. Insomma ho visto il
Royal Albatros (un po' di nozionismo: apertura alare di circa tre metri),
poi foche (fur seals) eleoni marini e infine i rarissimissimi yellow-eyed
penguins (un po' di nozionismo:a differenza delle altre varietà di pinguini
questi non vivono in branco, sono deiloners e preferiscono starsene nelle
loro tane che si scavano nel bush. Ecco sono rarissimi anche per questo,
perché i buoni e vecchi pakeha avevano fatto fuori gran
parte del bush della zona per poter far pascolare le loro pecorelle). Di
ritorno a Dunedin, verso le dieci, perchè i pinguini escono dal mare
al crepuscolo, mi sono timidamente affacciata in un pub che offriva
finalmente la promessa live music, ma trattonsi di attempati
musicisti blues, old school.

Ci siamo subito distinte per una mediterranea noncuranza nel rispettare
gli orari che ci dava l'autista nel corso delle varie fermate. A un
certo punto, di ritorno da una spiaggia abbastanza sperduta non
abbiamo piu' trovato il BottomBus, e una donnina simpatica ci ha detto
che se n'erano andati...lasciandoci li'! Vabbe' scherzava, si erano
solo avviati alla poco distante fossilized forest, praticamente una
foresta che risale a 180 milioni di anni fa, che sotto l'effetto
della lava si e' pietrificata. Si vedono chiaramente i tronchi
sdraiati per terra e in alcuni frammenti quegli anelli che
determinano l'eta' di un albero. Fuerte. Poi un bel laghetto nel
bush, belle cascate e bei promontori sulle punta estrema della zona,
con il mare di un turchese limpidissimo per via delle correnti
antartiche.

Dunedin
. Ha qualcosa di totalmente diverso da qualsiasi altra cittadina NZ.
Sara' sicuramente il fatto che ci sono molto edifci in pietra, in "limestone",
che non so bene a cosa equivalga in italiano, ma e' una pietra chiarissima,
di cui la zona era evidentemente ricca, e le conferisce un'atmosfera
tra l'austero e il polveroso-abbandonato, da set di un western. Sara'
anche la luce abbagliante che si riflette da tutto questo biancore,
boh..veramente irreale. La teoria dell'omino bizzarro che mi ha
accolto nella casa di Janet Frame e' ben piu' mistica: secondo lui Oamaru
si trova all'incrocio di due "ley-lines", fasce magnetiche che
circondano la terra...boh, non ricordo bene..cmq c'e' su wikipedia.
Ah, poi come dimenticare l'alra attrattiva di Oamaru, i pinguini
blu! Trattasi di pinguini mezze seghe, alti tipo trenta cm. Per colpa
dei pinguini mezze seghe sono rientrata dalla baia piuttosto tardi ed
era tutto chiuso in town. Per fortuna il mio backpack conteneva
ancora: n.1 pacchetto quasi intonso di Japanese rice crackers al
sapore di alga (buoni!), n.3 macedonie tropicali (diciamo he quando
hai molta fame vanno bene), n.2 muesli snack bars. E questa e' stata
la mia cena. Il giorno dopo visita alla casa di janet frame, dove
l'omino bizzarro mi ha fatto dono di un barattolo di quince jam (dopo
che mi aveva mostrato il quince tree nel giardino, e rimembrato con
toni nostalgici quando le donnine preparavano questa old-fashioned
marmellata - abbastanza introvabile adesso).


12.1.07

OOOOPS

Mettiamo che per necessità tu debba liberare un po' di memoria del computer.
Mettiamo che tu apra la cartella di skype.
Ci sono tante cartelline con dei nomi strani, con file che non puoi aprire perchè non sai con che applicazione aprirli. E sono tanti. Piccoli, magari, ma tanti.
E, ingenua, pensi che siano solo i chattini salvati.
E allora li butti via.
Ma quando vai a svuotare il cestino ti dice che non può procedere perchè alcuni file sono in uso.
Beh, che c'entra, chiudi skype e poi vuoti il cestino, no?

Ecco, NO.

Tradotto significa: ho perso tutti i contatti, potete aggiungermi ai vostri?

11.1.07

The cat is on the table (near the pencil)

Eccoci tornati. L'anno nuovo, la prof invecchiata, il blog un pochino truccato, ma il gatto -per ora- rimane sempre lì vicino alla solita matita. Inizierei il nuovo corso con un classico, l'intramontabile:
"to have one's cake and eat it too"
la cui traduzione italiana (volere la botte piena e la moglie ubriaca) è certamente più pittoresca e vicina ai nostri piccoli vizi.

9.1.07

Lo voglio

Dove si compra la cenere?

Mi prostro e chiedo perdono. Il simpaticissimo matteobordone mi ha postato. Il mio sciopero silenzioso, non ascoltavo più per protesta la sua trasmissione alla radio ed evidentemente se ne è accorto, ha funzionato. Vedi i metodi non violenti, la goccia che scava la roccia.
Ecco, però non so se essere contenta. Ormai c'avevo messo l'animo in pace. Avevo fatto outing. Me n'ero fatta una ragione. Di più: gli davo ragione!
Ora invece, aiuto, mi ha postato e c'è anche un commento o due, non capisco, di due altre descrizioni di Istanbul, ovviamente moooolto più divertenti della mia, la prima cita pure Mozart e Gluck.
Ah! Lo so, è la maledizione di matteobordone: volevi che ti postassi, l'hai fatta lunga, ti sei lamentata di me pubblicamente, e allora io ti posto e beccati le conseguenze.
Mai sottovalutarLo.

Molto forte incredibilmente vicino


Un po' di tempo fa ho finito di leggere questo libro. L'autore è Jonathan Safran Foer, autore anche del precedente "Ogni cosa è illuminata" che venne accolto sia dalla critica che dal pubblico molto molto favorevolmente, si diceva che Foer con il suo libro rappresentavano la nuova letteratura del nuovo secolo. Io non l'ho letto, però l'ho regalato. Posso dire però che MFIV è veramente diverso dalla maggior parte dei libri che mi capita di leggere almeno a me. Intanto c'ha le figure! Soprattutto foto in b/n; ma ci sono anche delle parole colorate qua e là, oltre a un uso della grafica particolare. Non che sia questo aspetto a rendere il romanzo nuovo.
Il romanzo parte dalla storia di Oskar, un bambino di nove anni che ha perso il padre nell'attentato delle torri gemelle. Ma MFIV non parla solo dell'11 Settembre americano, parla anche del disastro della Seconda Guerra Mondiale (le pagine che mi sono rimaste più impresse sono la descrizione del bombardamento di Dresda), e di conseguenza parla di come le persone affrontano le perdite, di come Oskar affronta la perdita del padre e di come il nonno di Oskar affronta le sue di perdite. Il romanzo, come ormai molti film, è formato da capitoli che per un po' non capisci cosa hanno a che fare l'uno con l'altro e che poi andato avanti piano piano cominci a metterli insieme (questo sistema, sia nei libri che nei film, di solito mi piace, ma non ho ancora capito se è una fregatura per tenerti attaccato alla trama perché per all'inizio non ci capisci niente; dipende un po' da chi lo fa, anche: Altman lo fa benissimo).

Leggendo un po' in rete ho trovato che dopo l'iniziale super acclamazione per il suo primo libro (qualcuno aveva detto addirittura che si trattava di un'opera geniale) c'è stato un po' di ridimensionamento, anche se i critici dalla sua parte continuano ad affermare che si tratti di un autore notevole. Un'altra parte della critica, come succede sempre quando di qualcuno si parla in termini così alti, dice invece che i suoi lavori sono pieni di fronzoli e eccessivamente ambiziosi, troppo pieni dei vari espedienti usati dagli scrittori contemporanei, come l'uso del dialetto, della scrittura drammaturgica, del flusso di coscienza.

Per fortuna non sono una critica e posso dire che secondo me è un bel libro, divertente e triste insieme, se vi capita leggetelo.
Qui un suo racconto apparso sul New York Times (in inglese)

3.1.07

Cuori

eReds: Yawn! Argh! Ich! E' finito? Ah! E' finito.
Bart: Sgrunt!
Anna: Mmmmmmm. E mi sono fatta convincere.
Icciaz: Sì ma i film francesi...
Bram: Laura Morante è sempre una donna meravigliosa.
Sburk: Occhei, vabbene, l'incomunicabilità, la solitudine dei tempi moderni, il fallimento dei rapporti di coppia.

Un paio di cosette:
1. Resnais ha 84 anni. Chiedilo un po' al tuo nonno di fare un film.
2. Il film è tratto da una commedia teatrale che si chiama "Piccole paure condivise". Non so, può fare un po' la differenza, aiutare a capire.
3. E le inquadrature? La prima in cui si vede l'appartamente dall'alto, con la Morante che sembra un topolino in gabbia? Ne vogliamo parlare? Lasciamo perdere la neve invece.
4. Cito dal Dizionario Snob del Cinema alla voce Tarkovsky: "... Acuto e visionario con un senso del ritmo da era della glaciazione: vedere i suoi film è più che altro una scelta di vita. I suoi sette lungometraggi sono come la manna dal cielo per gli Snob ai quali Jean Cocteau, Ingmar Bergman e Alain Resnais non paiono oscuri a sufficienza."