9.1.07

Molto forte incredibilmente vicino


Un po' di tempo fa ho finito di leggere questo libro. L'autore è Jonathan Safran Foer, autore anche del precedente "Ogni cosa è illuminata" che venne accolto sia dalla critica che dal pubblico molto molto favorevolmente, si diceva che Foer con il suo libro rappresentavano la nuova letteratura del nuovo secolo. Io non l'ho letto, però l'ho regalato. Posso dire però che MFIV è veramente diverso dalla maggior parte dei libri che mi capita di leggere almeno a me. Intanto c'ha le figure! Soprattutto foto in b/n; ma ci sono anche delle parole colorate qua e là, oltre a un uso della grafica particolare. Non che sia questo aspetto a rendere il romanzo nuovo.
Il romanzo parte dalla storia di Oskar, un bambino di nove anni che ha perso il padre nell'attentato delle torri gemelle. Ma MFIV non parla solo dell'11 Settembre americano, parla anche del disastro della Seconda Guerra Mondiale (le pagine che mi sono rimaste più impresse sono la descrizione del bombardamento di Dresda), e di conseguenza parla di come le persone affrontano le perdite, di come Oskar affronta la perdita del padre e di come il nonno di Oskar affronta le sue di perdite. Il romanzo, come ormai molti film, è formato da capitoli che per un po' non capisci cosa hanno a che fare l'uno con l'altro e che poi andato avanti piano piano cominci a metterli insieme (questo sistema, sia nei libri che nei film, di solito mi piace, ma non ho ancora capito se è una fregatura per tenerti attaccato alla trama perché per all'inizio non ci capisci niente; dipende un po' da chi lo fa, anche: Altman lo fa benissimo).

Leggendo un po' in rete ho trovato che dopo l'iniziale super acclamazione per il suo primo libro (qualcuno aveva detto addirittura che si trattava di un'opera geniale) c'è stato un po' di ridimensionamento, anche se i critici dalla sua parte continuano ad affermare che si tratti di un autore notevole. Un'altra parte della critica, come succede sempre quando di qualcuno si parla in termini così alti, dice invece che i suoi lavori sono pieni di fronzoli e eccessivamente ambiziosi, troppo pieni dei vari espedienti usati dagli scrittori contemporanei, come l'uso del dialetto, della scrittura drammaturgica, del flusso di coscienza.

Per fortuna non sono una critica e posso dire che secondo me è un bel libro, divertente e triste insieme, se vi capita leggetelo.
Qui un suo racconto apparso sul New York Times (in inglese)

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