2.4.07

Io e la TV


Fino a settembre 2006 in casa mia c'erano 2 televisori. Mivar. Perché mio zio che li ripara dice che Mivar è la meglio, quindi Mivar. Una Mivar grande, ereditata da mia sorella qualche anno fa quando lei decise BASTA TV, e che stava in salotto. Una più piccola che, una volta arrivata Mivar grande, è stata spostata in camera per uso playstation.
A settembre Mivar grande decide di non accendersi più, è proprio il tasto di accensione a non funzionare, forse un contatto, chissà. Poco importa, io decido che BASTA TV, perché il sangue non mente e tanto non c'è mai nulla di guardabile ma io ci perdo comunque le giornate. E basta TV in salotto. Così si guadagna una stanza, si ascolta più musica, più radio.
Ci basta Mivar piccola per guardare i filmini.
Mivar grande nel frattempo è rimasta da bravo totem in salotto. Viene usata come bacheca per lasciarci i messaggi, torno alle 8, il pranzo è nel forno, ti ha chiamato Nigel...
A gennaio 2007, però, anche Mivar piccola decide di non accendersi più, è proprio il tasto di accensione a non funzionare, forse un contatto, chissà.
E ora?
E i filmini?
Non si può mica andare avanti a guardare i filmini sull'iBook, lo schermo è un po' piccolo. E poi certe volte vuoi vedere anche i filmini in videocassetta.
Mi faccio prestare una TV da amici. Non è una Mivar, è una Schneider, ma è una TV storica, vecchia, mai guasta. Mivar piccola finisce sotto lo stendipanni in attesa di essere portata ad accomodare insieme a Mivar grande.
Ora in casa mia ci sono 3 TV. Per un bilocale non è male.
Dieci giorni fa la Schneider decide di non accendersi più, è proprio il tasto di accensione a non funzionare, forse un contatto, chissà.
Siamo tornati all'iBook. Le tre TV sono a riparare.
Ho pensato che una volta a casa di un'amica ho fatto per accendere il suo televisore per guardare un film e quello non si è accesso.
Ho pensato che l'unica volta che si è rotto questo computer, era il tasto d'accensione.
Ho guardato il mio dito indice e ho pensato: c'è del potere qui.

8 comments:

Anonymous said...

E buon-sangue-non-mente Subu sta traducendo in questo momento un'intervista ai TV On The Radio! È un segno!(Ma quale?)
E ricordami di non prestarti MAI il mio computerino. MAI.

ico gattai said...

In Italia resiste oramai una sola fabbrica di televisori tradizionali: la MIVAR di Abbiategrasso, market leader nel settore, che però lavora in perdita.
È di avant'ieri un'intervista del suo patron Carlo Vichi su "Il Giornale", in cui l'ottantaduenne fondatore dell'azienda lombarda confessava candidamente di perdere circa il 10% su ogni televisore venduto.
La ragione è semplice: i suoi televisori costano troppo.
MIVAR, marca che ha conquistato il suo mercato con un mix di prodotti moderni ma non "high-end" e prezzi bassi si trova a fronteggiare l'invasione di apparecchi identici a prezzi il 10-20% inferiori.

Andate all'ipermercato e guardate: quei 20-30 euro che separano un 14" fabbricato sul Naviglio Grande dai suoi competitor fabbricati in Cina o in Turchia sono irresistibili, e il consumatore sceglie il televisore meno costoso.

Ora, guardate l'offerta speciale e, magari, fate una visita al sito... scoprirete che la fabbrica è situata in Turchia, ma proprietà di un'azienda olandese, che produce per molte primarie marche europee...

E adesso riflettete: come si può competere così?
Dalla sola Turchia arriva la metà dei televisori venduti in Italia ogni anno, poi ci sono i televisori cinesi, poi c'è il resto dell'estremo oriente, infine ci sono gli apparecchi del signor Vichi.

ico gattai said...

wow----
mi va'r'fascio nell'occhi...

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=241677

ico gattai said...

Carlo Vichi
Italiani! Ve la do io la tivù

Saddam? "Un'invenzione americana. Come la Russia e il comunismo". I sindacati? "Una porcheria. E la Confindustria è peggio". La rovina dell'Italia? "La politica democratica. Anzi la proletarchia". Il capitalismo familiare? "Cazzata. Non esiste". Il segreto della sua longevità? "L'esempio! Come i generali tedeschi, come Rommel!", esclama Carlo Vichi, 81 anni, industriale. Il signor Mivar ha le sue idee. Tante, e nessuna ortodossa. Anche come imprenditore è atipico. È rimasto l'ultimo produttore italiano di televisori in un mercato dominato dalle multinazionali asiatiche e americane. Un televisore su quattro venduto in Italia esce dalla Mivar di Abbiategrasso. Le radici risalgono al 1945. Oggi è in sofferenza, il fatturato è sceso a 100 milioni di euro, il bilancio è in rosso, i dipendenti, da 900 sono calati a 500. Ma il vecchio combattente, con il suo 90 per cento delle azioni (il 10 è della moglie) è sempre lì, in trincea, dalle 7 e 30 alle 20, domeniche comprese. Tranne 15 giorni ad agosto nella natìa Maremma.

Non ha un ufficio suo, riceve in una stanzetta accanto alle linee di assemblaggio dove si affannano i camici bianchi. "Ero qui anche a Natale. Per forza: tutto ciò che sono è qui dentro", dice, e gli vibra la mandibola con la corta barbetta: "Io sono produttore, incarno l'élite. Sono come un campione di salto con l'asta, primatista in un'unica disciplina". A poche centinaia di metri c'è il nuovo stabilimento, pronto dal 2000, e mai inaugurato. Per le tensioni irrimediabili, dice, con i sindacati, gli enti locali, la burocrazia. Quando aprirà? Mai!", sbotta, le vene gonfie sul collo: "Ne farò un museo". Vichi è un originale. Figlio di un metronotte, infanzia dura, studiò elettrotecnica alle scuole serali dal 1937 al '41, dopo la giornata di lavoro. Ha quattro figli, a cui non lascerà l'azienda: già lo sanno. La sua missione, televisori prodotti in Italia a basso prezzo, assemblando componenti asiatiche, lui l'ha compiuta. Resistere ad oltranza non potrà. Vendere non vuole. Dopo di lui il diluvio. Oggi Vichi non si definisce fascista. "Sono mussoliniano". Non vota da cinquant'anni. In un ufficio tecnico dove transitano ingegneri della Toshiba in visita, è esposto un bronzo del Duce appartenuto a Duilio Susmel. Un quadro effigia Mussolini affianco a Hitler, di profilo come Puskas e Di Stefano. Vichi si racconta a lampi: le condanne per comportamento antisindacale, i torti subiti nel '68, "l'istinto bestiale del proletario", la concorrenza dei televisori turchi, il suo passaggio dalla Mercedes alla Lexus, sempre nell'ambito dell'Asse. Nel congedarsi, in cortile, batte i tacchi: "A noi!".

Anonymous said...

Beh... il buon signor Mivar è in perdita proprio perchè le azioni se le tiene tutte lui (dopo di me, il diluvio!). Un po' come la Telecom di questi giorni, guai a vendere!
Per quanto riguarda il dito invece, ci vorrebbe qui da me: che magari la TV si metta a trasmettere qualcosa di sensato? Avvertimi se passi di qui.

PS La mia TV è di marca "Sylvania", produttore di lampadine. Un po' come se fosse un televisore "Osram".

Anonymous said...

Qualche anno fa su una delle mie MIVAR funzionanti, mi sa su Report, l'avevo visto un servizio sul vecchio Vichi... va a finire che lo rimpiangeremo. Certo prima di chiudere la sua azienda potrebbe fare un plasma MIVAR.

Ma perché ha chiamato la sua tv MIVAR?

Il mio dito non ha nessuna influenza sulla qualità dei programmi, è un dito intelligente sa che non ce la farebbe e allora semplicemente distrugge.

Anonymous said...

Ho scoperto che li fa, al plasma o LCD o quelli che sono.

Anonymous said...

Vichi è stato a vivere di rendita non investendo in tecnologia e brevetti. Ora si trva con le palle al culo e non è che sia tutta colpa solo dei turchi anche se effettivamente fanno concorrenza slealissima. Le aziende turche comunque non appartengono ad aziende olandesi ma sono indipendenti mentre Sylvania non ha niente a che fare con le lampadine ma era un marchio prodotto dalla Formenti conto terzi. Oggi il marchio è prodotto da Funai sul mercato estero.