31.5.07

Breakfast on Pluto

Ci ha messo quasi due anni ad attraversare la manica, ma alla fine è arrivato anche da noi.
Dentro c’è un po’ di tutto (e questa è una delle debolezze, secondo la critica del mio co-cinemista): ragazzo irlandese, transessuale, abbandonato da neonato va a Londra a cercare la madre scomparsa quindici anni prima. E’ il periodo degli attentati dell’IRA, c’è una ragazza incinta che resta sola, c’è il rapporto omosessuale, il padre che in realtà è padre ed altre amenità, ma mi fermo qui per non rovinarvelo. Mi ha ricordato un po’ i film di K. Loach (tipo non so se avete mai visto Ladybird Ladybird, dove la protagonista –basso proletariato inglese- partoriva mi pare otto figli che le venivano puntualmente tolti ed affidati agli assistenti sociali. Bellissimo) rispetto ai quali però aggiunge ritmo, ironia e momenti divertenti.
Dura 140 minuti, e anche su questo il mio co-cinemista ha avuto da ridire; in effetti concordo, un paio di passaggi erano evitabili.
Benché la prima reazione sia: e poi? gli succede altro? in realtà il messaggio è molto positivo, e alla fine il film è incoraggiante.
Ci sono delle bizzarrie del regista, che accosta a corpi dilaniati dalle bombe passerotti che parlano, e c’è una buona colonna sonora.
C’è Liam Neeson, e c’è Cillian Murphy che, sprovveduto, è ottimo.
Darkly funny e emotionally engaging è la recensione più vicina a come l’ho trovato io.
Insomma, mi sa che mi tocca andare a vedere 300 al prossimo giro.

Good times

Oggi è una bella giornata.
Splende il sole.
Il prato è pieno di margherite.
Gli uccellini cinguettano.
I treni sono in orario.
Gli operatori della telecom sono gentili.
L'addetto allo sportello dell'anagrafe sorride.
Le patatine non fanno ingrassare.
I pesci non hanno le lische.
Il mare da queste parti è pulito e non c'è mai nessuno.
I piatti e le pentole sono autopulenti.
I pavimenti sono autopulenti.
I gatti non perdono il pelo e usano il water.
Il wifi è ovunque e gratis.
Il finesettimana dura 4 giorni.
La Vitt riscrive sul blog.
Ed io ho appena scoperto che Alessandro Robecchi ha un sito.
E che i suoi figli si chiamano uno come mio padre e l'altro come mio figlio.
Qualcosa vorrà dire.

Oui, c'est un peu moi

Sì, un pochino mi ci rivedo in questa descrizione del cinefilo fissato descritto da Lia Celi; tranne per la parte su Lars Von Trier: che ci provi a telefonarmi, avrei da dirgliene quattro.

Fra tutte le brutte cose che terminano in “-filia”, la cinefilia rimane in fondo la più innocua. La macchietta del moviegoer bilioso immortalata da Nanni Moretti più di vent’anni fa ha sdoganato la categoria presso i quarantenni, ma oggi le generazioni più giovani sono impreparate a confrontarsi con spettatori a ridotta capacità di appiattimento. Uno degli ostacoli maggiori alla serena convivenza fra noi e i cinefili è la loro patologica suscettibilità. Ma basta evitare alcune frasi pericolose, e li vedremo sempre mansueti come agnellini.

“CHISSA' COSA DARESTI PER ESSERE A CANNES, EH?”

Sconsigliabile. Il cinefilo doc oggi prende in considerazione solo festival semiclandestini in luoghi impervi o desertici. Del resto solo i profani credono che Cannes sia ancora una rassegna cinematografica, e non la vetrina delle ultime novità trucco-capelli dell'Oreal, l'unico colosso della cosmetica il cui parco-testimonial annovera più attrici e modelle dell’agenda del pm John Woodcock...
Ormai la Croisette sembra il Cosmoprof, e molti film fanno venire il latte detergente alle ginocchia. La polizia cittadina ha ordini severi: vanno respinti alla frontiera tutti coloro che non hanno una prenotazione in un quattro stelle e che alla domanda “Lei perché è a Cannes?” non rispondono con la parola d’ordine “Perché io valgo”.

“AL CINEMA XY C'E' L'ULTIMO KAURISMAKI, ANDIAMO A VEDERLO DOMANI SERA?”

Follia pura. Domani è troppo tardi. Il giornale, il sito Internet e il cassiere del cinema assicurano che starà su per due giorni, ma il cinefilo sa che se stasera non si staccano almeno venti biglietti, la vostra raffinata cine-chicca verrà brutalmente sloggiata da “Pirati dei Caraibi 25: fateci scendere da qui”, “Il grosso grasso matrimonio dell’amico della migliore amica ispanica del fidanzato gay di mio suocero boss della mafia”, "Ti trombo, ti sposo, ti lascio, ti investo con la macchina, ti risposo, ti tradisco ma poi ti dono un rene e tu mi scrivi una canzone" o qualche altra cagata hollywoodiana. Il cinefilo è come un’ambulanza: appena gli segnalano un film d’autore in una sala nel raggio di 50 km, molla tutto e corre a sirene spiegate prima che sia troppo tardi. In genere i gestori assegnano al film “difficile” il giorno infrasettimanale più sfigato, in genere coincidente con il turno di chiusura delle pizzerie. E’ quasi meglio nelle odiate multisale, dove c’è sempre una saletta dedicata ai cinefili, quando non viene utilizzata come sgabuzzino per le scope.

“REPUBBLICA DICE CHE NON E' MALE”.

Non azzardarti. Il maniaco del grande schermo si fida più dei graffiti nei cessi che dei critici dei quotidiani. Tutti pagati, tutti fighetti, tutti somari. Non è che stimi di più i giudizi delle riviste specializzate: ha un’irrazionale diffidenza per chiunque scriva di cinema a pagamento su supporto cartaceo (quando ha scoperto che anche Godard e Truffaut avevano un passato da critici cinematografici gli sono caduti nella stima). Per lui gli unici pareri attendibili stanno nel blog di un fuoricorso del Dams afflitto da disturbo bipolare che conoscono in quattro gatti.

“TI VA UN PO' DI POPCORN?”

Come minimo andrà a sedersi sdegnato cinque file più in là. Per il cinefilo la visione è sempre un’esperienza mistica e totalizzante, anche a una retrospettiva di Bombolo e Cannavale. Afflitto da una sensibilità da principessa sul pisello, un solo popcorn sotto il suo sedile gli procura un acuto dolore fisico e il crocchiare del sacchetto lo rende idrofobo (però sarebbe anche ora di inventare sacchetti da popcorn che non crepitino come una mitragliatrice della Grande Guerra appena li si prende in mano).

“ANDIAMO VIA, CI SONO I TITOLI DI COD.”

Se c’è un modo infallibile per scivolare a meno 700 nella stima di un cinefilo, è uscire dalla sala prima dell’ultima riga dei titoli di coda, nel tentativo di evitare la calca (in realtà è il modo migliore per beccarla, visto che lo fanno tutti) Se non ti interessa sapere chi era il secondo maestro di scherma della quarta unità impegnata negli esterni a Ulan Bator, penserà che sei un ottuso zuccone e ti toglierà il saluto. Se vuoi piacergli, fa’ come lui: scruta minuziosamente l’interminabile lista di credits emettendo ogni tanto qualche “hmm” competente, come se conoscessi l'intero curriculum vitae di ogni membro della troupe.

“PERCHE' VEDI, LARS VON TRIER SI ISPIRA ALLA TECNICA DEI REGISTI HARD...”

Naaah, non tentare di battere il moviegoer sul campo del trivia cinematografico. Lui il giochino “la sai l’ultima su Von Trier?” lo fa dai tempi delle “Onde del destino”, anzi, il profeta di Dogma gli telefona per aggiornarlo sulle sue ultime bizzarrie. Meglio spiazzare il cinefilo facendo name-dropping a casaccio e sparando accostamenti senza capo ne coda, ma in tono ultra-assertivo: Almodovar ormai cita David Lean, Yang Zhimou plagia smaccatamente Camillo Mastrocinque, Tarantino sta girando il remake del "Posto delle fragole" con Bud Spencer e un cameo di Uma Thurman nel ruolo di un postino trans zombi venduto alla yakuza. Lì per lì lo vedrai sbiancare, ma poi ti darà ragione.

Sul blog di Lia Celi anche da leggere l'articolo "Tutti in piazza per il family dead"

30.5.07

Su e giù per le cinque terre


Ci avevavo terrorizzato. Abbiamo rischiato di rimanere chiusi in casa, tapparelle abbassate. Meglio se sotto le coperte in perfetto silenzio.
Ma per fortuna le previsioni spesso sbagliano e ci siamo comunque trovati a La Spezia, destinazione CinqueTerre, di buona mattina a mezzogiorno. La scelta dei vestiti mi ha fatto quasi perdere il treno: avrò caldo con i jeans, mi metto un vestito, e se poi diluvia, mi ci metto sotto i jeans così se fa caldo me li levo e rimango col vestito, troppo freak, jeans e maglietta, con i jeans non si sbaglia mai; e le scarpe, sandali o scarpe da ginnastica, sandali, i calzini non li sopporto più, e poi non trovavo lo zaino e il treno l'ho davvero preso al volo e poi avevo dormito poco perché Figaro e Ciliegia vanno anche troppo d'accordo e la mattina alle sei si divertono a svegliarmi. Che bestie.
Le CinqueTerre. Non ci ero mai stata. Sono proprio belle come dicono. Molto molto turistiche, ma forse per il terrorismo meteo di italiani ce ne erano veramente pochi e poi tanti stranieri.
Abbiamo saltato la famosa via dell'amore, probabilmente c'era da fare a gomitate e poi la strada per Riomaggiore era chiusa.
I sentieri che mi sono piaciuti di più sono stati quello da Corniglia a Vernazza e quello da Vernazza a Monterosso. C'è meno gente e sono più selvaggi.
Impressioni:
Esiste davvero lo sciacchetrà? E' un mistero. Scendendo verso Monterosso un omino con una gigantesca bandiera del Milan alle spalle che vendeva limonate spremute lì per lì e limoncelli diceva che ormai lo sciacchetrà venduto lì era tutto finto (tranne il suo, ovviamente). Era molto polemico e con quella bandiera alle spalle mi faceva venire in mente il berlusca; non mi è stato simpatico ma la limonata era buona.
Nei sentieri meno frequentati ci sono dei ristori per gatti. Sono degli spiazzi pieni di ciotole per il cibo con accanto dei bidoni sui quali con dei cartelli si chiede ai passanti di dare qualcosa da mangiare dai bidoni ai gatti e di fargli qualche coccola. Intorno a queste postazioni ci sono gatti di tutti i tipi spaparanzati e molto socievoli.
Per andare se e giù per le CinqueTerre si paga un biglietto di 5 euro, che diventano 8 se dicidi di andare su e giù per le cinque terre anche col treno, che può tornare utile. Io sono riuscita a perderlo, il biglietto, ma per fortuna nei vari checkpoint mi hanno creduto e non me lo hanno fatto rifare. Ho rifatto solo il biglietto del treno.
Io non sono mai caduta, anche se scendendo forse verso Vernazza, sono quasi inciampata, ma nessuno se n'è accorto.
Pur andando col nostro ritmo, e fermandoci per mangiare qua e birrine là, su tutti e tre i sentieri percorsi prima o poi superavamo e venivamo superati da un gruppo di americani credo, un ragazzo con i capelli lunghi neri legati sopra la testa tipo giapponese e due ragazze in minigonne. Non abbiamo fatto amicizia, né ci siamo salutati.
Pur essendo un posto veramente turistico, i ristoranti a un certo punto chiudono, ma un po' di focaccia qualcuno che te la vende la trovi.
Per fare il biglietto e prendere il treno a Monterosso per tornare indietro devi salire quattro rampe di scale, e davvero, non ne puoi più.
Dall'alto dei sentieri ci sono delle discese al mare, e mi sarebbe veramente piaciuto farmi un tuffo, l'acqua sembrava veramente belle, e anche se il tempo era un po' così e così, in certi momenti ha fatto veramente caldo. Ma non c'è stato il tempo, e l'idea di rifarsi l'arrampicata per salire dopo il bagno ristoratore faceva un po' paura. La prossima volta, un sentiero solo con mare incluso.
Infine, è vero, sono proprio un bel vedere.

29.5.07

La citta proibita

In realtà ero convinta di andare a vedere La vie en rose e sentire le canzoni di Edith Piaf, ma il film era cambiato.
La città proibita.
Sono un po' ignorante sul cinema cinese, forse perché non riesco mai a ricordare i nomi. Invece ho scoperto che:
La città proibita è del grande Zhang Yimou, quello di Lanterne Rosse (Leone d'argeno 1991) e La foresta dei pugnali volanti, visti, ma anche di Sorgo Rosso (Orso d'oro 1987), Hero, Vivere! (premio speciale della giuria al festival di Cannes del 1994), La storia di Qiu Ju (Leone d'oro 1992), La strada verso casa (Orso d'argento, Premio del pubblico al Sundance 2000), Non uno di meno (Leone d'oro 1997), Keep Cool, etc che non so bene come mi sono persa. Insomma il nostro Zhang Yimou è uno che ci sa fare. Alla grande. Il cinema infatti era pieno. Quest'anno sarà anche il presidente del Festival del Cinema di Venezia.
Zhang Yimou ha cominciato come direttore della fotografia. E si vede.
Oltre a farci vari film, è stato insieme a Gong Li.
Quentin Tarantino è un suo grande fan, ed è anche grazie a lui che sono riusciti a distribuire Hero anche negli USA. Aveva avuto dei problemi di censura in Cina.
I wuxiapan sono i film cinesi di cappa e spada (come questo, Hero, e La foresta etc, che infatti vengono considerati una trilogia).
Diciamo che rispetto ad altri suoi film, La città proibita è piaciuto un po' meno in generale; per certi suoi film, soprattutto quelli non wuxia, c'è un'adorazione quasi imbarazzante. Le critiche più cattive, dicono che sia una prova generale per lo spettacolo d'apertura dei prossimi giochi olimpici (di cui lui è il regista? l'ho letto da qualche parte, credo). In effetti le immagini sono impressionanti, e il film vale anche solo per quello. Il cinema è anche meraviglia, no? Mica solo telecamere a mano danesi. Gli attori sono tutti belli, soprattutto le donne (che poi sono tutte vestite in questi abiti che schiacciano i seni che mi faceva un po' impressione). Gli attori sono anche bravi, Gong Li che fa l'imperatrice e Chow Yun-Fat che fa l'imperatore mi sono proprio piaciuti (da qualche parte ho letto qualcuno che paragonava Gong Li in senso negativo alla Bellucci, ma siamo pazzi). E poi è il non plus ultra dello sfarzo dato che parliamo di una dinastia cinese e che tutto si svolge nel loro palazzo reale, vestito tutti d'oro, acconciature complicate, fiori, colori, tappeti, tende, porte, bagni, massaggi, ricami, spezie, rituali... descrivelo è impossibile.
E la storia passa effettivamente in secondo piano.
Era qualche mese che non riuscivo ad andare al cinema, è stato un buon inizio.

25.5.07

Prima di partire


Arrivano le vacanze. Orde di turisti che invadono ogni dove. Aiuto! L'Italia invasa dai barbari.
Ma pare che noi italiani, all'estero, non siamo visti molto bene (ma dài, che sorpresa), o meglio, anzi visti bene sì, dato che risultiamo essere i meglio vestiti. Per il resto, come turisti, facciamo abbastanza pena.
Leggere per credere.

Tornano le zanzare


In realtà quest'anno, almeno da queste parti non se ne sono mai andate. Poi, da queste parti, sono parecchio aggressive. Il problema in città è molto sentito quindi non sorprende che nella mailing list del GASP! (gruppo solidale d'acquisto) due preoccupate iscritte abbiano indagato su un possibile rimedio naturale (al posto delle nefaste piastrine + fornellino, vada retro satana). E infatti, ecco subito la risposta: una miscela di oli essenziali dall'appropriato nome 'zanz stop' - pare basti qualche goccia per far scappare le maledette a gambe levate.
Sarà.
Il giorno dopo, sempre nella mailing list, trovo un altro consiglio. Ve lo riporto pari pari qui sotto, ditemi voi quale funziona di più.




Ve ne posso suggeri' quarcuno io:

1) un i sta a fassi pinza'
2) piglialle a ciabattate
3) mette' le reti moscaiole
4) mette' r tulle sul letto
5) favorire la nidificazione di rondini e pipistrelli
6) 'nvita' spesso gente di fori. Si sa 'he dopo un po', sempre 'r
solito sangue ni viene a noia. Io presempio ho provato 'on du giapponesi. La
sera l'avevano finiti e a me nulla! Le zanzare ci fanno la bocca e poi 'r
sangue vecchio 'un lo voglian più. Dice dele vorte 'esto fatto succeda anche
'olle mogli, mah...
7) soprattutto avecci da lavora' sodo. Ottimo rimedio 'ontro zanzare
tigre e nioli. Quando poi s'è stanchi morti anco le zanzare notturne possano
lavora' n pace e 'un se n'accorge nessuno.

24.5.07

All blacks


Raramente ho occasione di tifare per la mia metà discendenza neozelandese. Qualche volta per il rugby, con delle gran belle soddisofazioni.
Quindi che nessuno me ne voglia. Neanche gli spagnoli.
Accidenti son senza televisione.
Un circolino arci per andare a vedere le gare ammantata in una bandiera blu con le 4 stelle?

21.5.07

Un sito al giorno toglie il medico di torno



Il sito lo segnala repubblica.it. Incredibile. Ci tengo a ringraziare le mie fonti.
Poi io ho una fissa per le ali (come molte altre persone, immagino, a chi non piacerebbe poter volare?), ma anche gli altri murales sono belli. Vedere per credere.

18.5.07

tanto pe fa du rise

Sul Foglio del 15 Maggio

Non c’è gara tra Totti e Bono, Chanel è molto più bello di Gucci Q
Non c’è niente di lontanamente paragonabile a Chanel. Non esiste nessun altro nome di bambina così, e nessuno prima di Francesco Totti e Ilary Blasi aveva avuto lo splendido coraggio di superare il livello massimo di burineria mondiale (anche se uno dei figli di Bono, il cantante degli U2, si chiama Elijah Bob Patricius Gucci Q, ma Gucci si nota poco perché è soffocato da altri novantaquattro nomi: invece Chanel si chiama proprio soltanto Chanel, e anzi se l’avessero registrata direttamente “Chanelle”, alla romana, sarebbe stato ancora più bello). Totti e Ilary hanno stravinto su tutti: su Brad Pitt, Angelina Jolie e la piccola Shiloh Nouvel, nome con ambizioni spirituali. Su Gwyneth Paltrow e la figlia Apple, con velleità new age, su Madonna e Maria Lourdes, su Bob Geldof e Peaches Honeyblossom e Fifi Trixibelle, su Demi Moore e Talullah Belle. Le celebrità o le aspiranti nobiltà in cerca di nome originale, assurdo o altezzoso, devono chinare la testa di fronte a Chanel, frutto di: “Amo’, chiamamolo strano” e devono capire che non c’è gara: Totti e Ilary sono insuperabili e simpaticissimi, soprattutto adesso che tutti si sono rassegnati a crederci davvero: “No guarda, non è uno scherzo, no non si chiama Sharel come non so quale principessa leggendaria, si chiama proprio Chanel come il profumo”.
Perfetto e reale Mulino Bianco, che è riuscito a fare la seconda figlia, concepita in Polinesia durante il viaggio per la vittoria ai Mondiali, praticamente in tempo per il Family day (e in un ospedale pubblico, e dopo essere stati in trattoria, e con il capitano che ha assistito al parto e poi è andato in campo, stremato e orgoglioso), Ilary e il marito gladiatore sono il re e la regina di Roma, e nel quartiere del capitano, Porta Metronia, detto anche, con affetto, “Coazia”, gli abitanti da domenica parlano della bimba chiamandola con rispetto “la principessa” e dicono che sia stato “il principino” Christian a scegliere questo nome assoluto. Christian, che però è molto piccolo anche solo per riuscire a pronunciare la parola Chanel, oppure Ilary, che ha una sublime tradizione familiare di nomi originali (sua sorella infatti si chiama Melory con una elle sola) e che ha avuto una magnifica gravidanza popolaresca, ingrassando un po’ e ridendo molto: conduceva “Le iene” con la pancia e al nono mese ovviamente non riusciva più a ballare sui tacchi: allora muoveva solo le spalle, bellissima, felice, e i suoi co-conduttori la prendevano in giro perché scappava sempre in bagno a fare la pipì, poi si faceva fotografare per strada, col pancione, la tuta, i fan e le borse della spesa con dentro il latte e i biscotti al cioccolato. E poi Christian e Chanel hanno le stesse iniziali (lei e sua sorella hanno le stesse finali, un magnifico trionfo di acca e ipsilon) e Chanel Totti suona benissimo. Roma Totti sarebbe stato forse eccessivo (era in ballottaggio assieme a Veronica e a Serenella, come la nonna), così Ilary ha amorevolmente imposto la sobrietà di un marchio elegante. Perché le piaceva il suono, oppure perché durante la gravidanza aveva cambiato profumo, o solo perché le sembrava carino e si era già affezionata. Come suo marito, che chiama affettuosamente la propria auto “la Cayenne mia”, pronunciando ogni singola lettera. Chanel magari tra un po’ di anni protesterà, si lamenterà (ma nessun bambino oserebbe prendere in giro per il nome la figlia del re e della regina di Roma, si spera), Ilary allora riderà e chiamerà a raccolta gli altri fratelli: Christian, Chantalle, Chloè, Chipie, e tutti le diranno che non capisce niente, ha un nome bellissimo.
Annalena Benini

17.5.07

Ora basta

Ora basta
Far finta di niente
Portare pazienza
Essere comprensivi
Ottimisti
Le cose bisogna dirle
Anche quando fanno male
Anche quando sono personali
E ci scoprono fragili
Bisogna fare outing
Smettere di nascondersi
Dirlo al mondo
O solo agli amici
Oppure sul blog
No perchè insomma
A me la Vitt qui mi manca
Parecchio
L'ho detto
E non lo nego
Anche perché tutta sola qui
Faccio una gran fatica.

E' cominciato il Festival di Cannes




















Bello scatto!

Segnalazioni

Segnalo qualche mostra che mi piacerebbe andare a vedere:

Julian Schnabel e Into me/Out of me a Roma
Errore di sistema a Siena
Piero della Francesca qua e là intorno ad Arezzo
Bartoli Bianchi Silvestroni a Pisa

Per l'ultima ce la posso fare...

La squola

Chi un pochino mi conosce sa che uno dei miei pensieri fissi degli ultimi anni è capire come mai ragazzini che sembrerebbero intelligenti, svegli e curiosi possano andare malissimo a scuola. Ho letto quest'articolo e un po' di risposte me le ha date. Don Milani lo conosco solo di nome; non ho molto presente quali fossero i suoi pensieri e le cose che ha fatto, quindi non posso leggere troppo criticamente l'articolo; ma penso di essere d'accordo con la giornalista.

16.5.07

Manituana

Ancora non l'ho letto ma dopo aver invece letto questa recensione su Avvenire so già che il nuovo romanzo dei Wu Ming mi piacerà molto (anche se forse non quanto la recensione).

15.5.07

Cosa starà facendo Oliviero Toscani ultimamente?

Lo so, tutti ve lo state chiedendo e siete anche un po' in pensiero ora che non deve più farsi venire in mente campagne pubblicitarie provocatorie per i maglioncini benettoniani.
Beh, ha 'scritto' un libro, pieno di sue fotografie.
Si chiama Cacas, e su Amazon potete anche un po' sfogliarlo.
Oppure comprarlo, se vi piacciono le sue inquadrature, alla modica cifra di 124.95 $ (ma col cambio noi europei ci guadagnamo).
Comunque è stata una pubblicità italiana per una lavatrice a vincere i Clio Awards (una competizione americana per pubblicità di vario genere negli USA).

11.5.07

Be who you are

Come vi sentite oggi?
Il mondo fa schifo, la gente fa schifo, non c'è speranza, ora prendo una pistola e tre mitra e faccio fuori un po' di gente? Allora andate qui.
Il mondo fa schifo, la gente fa schifo, non c'è speranza, ma chissene, facciamo una festa? Allora andate qui.
Un artista? Allora andate qui.

10.5.07

Un sito al giorno toglie il medico di torno

Miranda July nel 2005 fece, come regista, il film "Me and you and everyone we know". Piacque parecchio. A me così e così. E' uno di quei film low-budget americani che fanno finta di essere europei, quelli che vincono il sundance, un po' woody allen, un po' rohmer, un po' come Il calamaro e la balena. Insomma Miranda July scrive anche libri (anche il film era tratto da un suo libro) e questo è il sito col quale pubblicizza l'ultimo. E' fantastico. Anche il sito suo, dell'artista, di lei, c'è il link da quello che pubblicizza il libro, che si chiama "No one belongs here more than you", mi piace. Penso che mi rivedrò il film; forse quando l'ho visto pensavo ad altro e non l'ho apprezzato a dovere.

Torino val ben un felafel

Oh! Era veramente buono. Un panino con i felafel. Piadina cotta lì per lì, felafel di fave, piccante il giusto. Lui è un egiziano sorridente e gentile.
Ecco, ora non è proprio il motivo per visitare Torino, però... questo posto, piccolo piccolo, è in via Principe Amedeo sullo stesso marciapiede di Amantes, un bel circolo ARCI dove si può bere dei buoni vini, o quello che vi pare, ascoltare musica e spesso ci sono anche delle mostre (fino al 30 marzo c'era una mostra-happening di graffiti). Noi eravamo stanchi e ci siamo solo entrati per vedere com'era. Sarà per la prossima volta.
Poi Torino è piena di bar ristoranti circoli gelaterie che magari sono anche meglio, è piena di piazze da attraversare, portici, mercati, il Lungo Po ancora non sono riuscita a vederlo... insomma è la seconda volta che ci vado sempre un po' di sfuggita ma mi piace; poi mi era venuto in mente il titolo del post e qualcosa sotto dovevo scrivere.

American Psycho

Non l'avevo mai visto.
Ora l'ho visto.
Bah...
Forse andava visto quando è uscito.
Forse bisogna essere americani.
Forse bisogna conoscere quelli che si esaltano per lo spessore della carta dei loro biglietti da visita o per i cellulari che fanno anche il caffè, premio produzione.
Forse dopo Pulp Fiction niente è più lo stesso.
Però c'è Christian Bale.

9.5.07

La/Il ciliegia


Che è un periodo impegnativo si era capito. Se scrivo poco ci sarà un motivo. Mettici anche che sto anche dormendo poco e che non mi posso lamentare più di tanto perché tutti questi impegni me li sono scelti, insomma sono alla frutta e non desidero altro che sdraiarmi su qualsiasi spiaggia e dormire, anche Tirrenia va bene.
A questo punto ecco che arriva la ciliegina sulla torta (spero che sia l'ultima). Lunedì notte mentre tornavo a casa dalla piscina, vedo, in fondo alla mia strada, 2 gattini piccolini e la madre a poca distanza. Mi fermo per guardarli, son bellini, a me i gattini piacciono, e loro forse si spaventano e uno corre giù per la strada mentre l'altro la attraversa e corre giù nella direzione opposta. Devono aver pensato che separandosi avevano più possibilità di confondermi. La madre resta immobile. Io mi preoccupo un po', ma non so cosa fare. Come la madre, rimango immobile. Quello che non ha attraversato la strada miagola e finalmente dopo poco la madre va a prenderselo, lo acchiappa per la collottola e sparisce nel giardino del palazzo infondo alla mia strada. Quello dall'altra parte delle strada, la ciliegia sulla torta, miagola disperato e prima che scappi chissà dove, lo vado a prendere e insieme andiamo a cercare la mamma. Ma la mamma non si trova. Di nuovo non cosa fare. Potrei mettere giù il gattino, allontarmi e sperare che la mamma se lo venga a prendere. Ma se non viene? Il gattino scappa, e chissà dove va a finire. Non me la sento. Girottolo per un po' intorno al palazzo con giardino e alla fine me lo porto a casa.

Ma a casa c'è Figaro. Una belva di gatto. Tutti i miei amici, almeno una volta nella loro vita sono stati assaliti da Figaro. Quando meno te lo aspetti, tu sei lì che amabilmente sorseggi un tè al gelsomino intorno al tavolo e fai quattro chicchiere sul tempo sballato con me, che lui ti attacca alle gambe, e se io non lo porto via e lo rinchiudo di là, non so come potrebbe andare a finire. Una iena, non un gatto. E' per colpa sua che leggo Get Fuzzy, per ridere sulla sorte che mi ha messo in casa un Bucky.

Ecco. Quindi, figuriamoci cosa Figaro potrebbe fare a Ciliegia. Dopo vari esperimenti, Figaro in salotto, Ciliegia in camera, la lettiera in bagno, la pulitura di un occhio messo male decidiamo alle 6 di mattina di chiudere Ciliegia in bagno. D'altra parte non c'è molta la scelta, la mia casa ha tre stanze e un corridoio.

E nel bagno è tutt'ora. Ieri si è anche nascosto dentro il bidè. Ho scoperto che nella parte posteriore del bidè c'è un buco, lui (o lei, non si capisce) ci si è infilato e non c'era verso di farlo uscire. Poi attirandolo col cibo ieri sera ce l'ho fatta. In compenso miagola parecchio. Poveretto, chiuso nel bagno non deve essere divertente, oltre allo shock di essere separato dalla mamma e con sconosciuti.
Sto cercando, ovviamente, altrimenti non lo posso tenere, di fargli fare amicizia con la belva. Un inserimento lento, mi hanno consigliato, e mai lasciarli da soli. Ciliegia è piccolo, non ce la farebbe a fare resistenza passiva come Satchel. Stamattina ci sono stati dei passi avanti, credo. Ho socchiuso la porta del bagno in modo che i due gatti si potessero guardare dalla piccola apertura. Figaro infilava la zampa e toccava Ciliegia senza soffiare questa volta. Sono ottimista, ma sto dormendo troppo poco. Se entro poco non ci sono dei risultati un po' più concreti dovrò trovargli un'altra casa.
Ma mi ci sto affezionando.

4.5.07

Pandora, qui, è morto

Il sito Pandora, dal quale si poteva ascoltare varia musica suggerendogli il tipo di musica che ti piace, fuori dagli Stati Uniti, per motivi di licenza non funziona più.
Uffi, mi piaceva. Niente pubblicità e ha forza di dirgli cosa mi piaceva o non mi piaceva ci azzeccava parecchio, e mi ha fatto scoprire anche nuovi artisti, tipo i Flyleaf. Anche altri, i nomi ora non me li ricordo, erano salvati su Pandora.