3.1.08

Beckett/Brook - Fragments











Il Teatro Studio di Milano è su pianta ovale. Non c'è un palco né tanto meno un sipario. In basso, in platea, ci sono quattro o cinque file di scaloni con divanetti e qualche cuscino per terra. Non ci sono palchi, ma quattro ordini a ringhiera con una fila unica di sgabelli. I nostri posti sono parecchio leterali e alti. Con il mento appoggiato alla ringhiera rossa abbiamo assistito ai tre attori che hanno recitato i 5 atti unici di Beckett diretti da Peter Brook.
1. Perché non ti lasci morire, dice lo storpio al cieco. Lui risponde che ancora non è abbastanza scontento.
Lorenzo! Chiamate un 'ambulanza. Lorenzo rispondi. Insomma qualcuno chiami un dottore. Le luci si accendono. L'attrice per il secondo atto era già in scena sulla sua sedia a dondolo che a dondolo non era. Sulla seconda ringhiera una donna si agita intorno a Lorenzo. L'uomo si riprende, forse solo un lieve malore. La coppia esce. Lo spettacolo pure riprende.
2. Same old groans and moans from the cradle to the grave.
3. Due uomini vivono ciascuno nella loro busta bianca. A turno vengono svegliati da un grosso pungiglione che cala dall'alto. A turno si infilano gli stessi pantaloni, la stessa giacca, lo stesso cappello e le stesse scarpe. A turno trascinano il compagno addormentato nella busta un pochino più in là. Uno è irrimediabilmente scontento, l'altro è incredibilmente felice. Atto senza parole.
4. Di nuovo la donna. Atto brevissimo. Dieci minuti al massimo. E' Neither.
5. Infine l'ultimo. Tre vecchiette sulla panchina. A turno una si allontana e le due che rimangono si confidano un segreto.
Fine. Troppo presto. Abbiamo applaudito a lungo nella speranza di un impossibile bis.

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