8.4.08

La sofferenza della luce (davvero)

Domenica a teatro. Perché ormai avevo deciso di vederlo.

La scena è bianca, un enorme lenzuolo bianco copre alcuni oggetti sulla scena. La luce è bianca, ma non eccessiva. Sullo sfondo due lunghe amache di tessuto di due tonalità simili di amaranto. Dall'amaca più in basso (l'altra è proprio sopra) spuntano una parte di gamba con scarpa col tacco nera e un braccio, che si alternano, l'amaca poi dondola, appare anche una testa coi capelli corti, poi le due gambe insieme, e le braccia, poi lei tutta, Silvia Rubes, bella e brava, in una lunga sottoveste nera. Si muove sempre solo lei per tutto il tempo per tutta la scena. Scopre gli oggetti sotto il lenzuolo, un piccolo paesino di case e campanili tutto bianco. Lei ci cammina con attenzione con le sue scarpe col tacco, sistema un tetto, si siede delicatamente su una casetta. Sembra una ballerina anche se non danza. A intervalli torna alle amache, ci dondola, ci cammina, vola sopra il paesino. Le luci cambiano colore, diventano rosse, poi fucsia, poi gialle, poi niente, solo 4 piccole lucine che dondolanu sul suo paesino. Poi le luci tornano bianche. E così via per poco più di un'ora.

La sofferenza della luce, la regia è di Luisa Pasello, è molto molto bello da guardare.
Del testo invece non ho capito nulla, e l'attrice in scena (che ha scritto anche il testo) parla tutto il tempo.

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