28.5.08

Da Il Manifesto di ieri

Direttiva Ue
La religione col bollino
Daniele Luttazzi

Da lunedì prossimo entreranno in vigore in tutta Europa controlli restrittivi sui servizi offerti ai consumatori. Le nuove norme sono contenute in una direttiva dell'Unione europea ed equiparano per la prima volta le religioni e i ministri del culto a cartomanti, chiromanti, chiaroveggenti, astrologi, medium, commessi viaggiatori, piazzisti e venditori ambulanti. Lo scopo è impedire che il pubblico possa essere raggirato o confuso da pratiche commerciali scorrette.
In base a queste regole, per esempio, «i vescovi dovranno dire ai fedeli che ciò che offrono è solo una forma di intrattenimento, non provata scientificamente». Ciò significa, spiega il Times di Londra, che all'ingresso dei luoghi di culto dovranno essere affissi cartelli per avvertire i potenziali fedeli di non prendere la religione troppo sul serio. Avvertimenti analoghi dovranno comparire su pubblicazioni religiose e siti Internet, nonché su depliant e pubblicità in favore dell'8 per mille. I violatori rischiano una multa fino a un milione di euro se il caso finisce davanti a un tribunale civile, e fino a due anni di prigione per i casi recidivi dibattuti in sede penale. La direttiva minaccia di scatenare polemiche furiose da parte dei religiosi che non si sentono dei millantatori, per non parlare dei milioni di persone che pregano quotidianamente o si fidano più del Papa che della scienza medica.
«Chiederci di esporre cartelli che avvertano il pubblico che ciò che diciamo non è scientifico è contrario alla nostra fede! - protesta, con l'adrenalina che le cola dal naso, Penelope Pitstop, portavoce della Chiesa Anglicana Riformata e Accettata - E trasmette ai fedeli l'idea falsa che non crediamo in quello che diciamo! La religione usa un linguaggio simbolico. Ricevo lettere da filosofi, scrittori, professori universitari, tutti affascinati dalla religione. La religione funziona!». Dice al Times un sacerdote cattolico, Peter Paper, sorbendo un moscatello frizzante pigiato da grappoli abortiti: «Regolamentare una simile materia è come pretendere di poter imporre regole a Dio».
Il modo in cui verrà fatta rispettare la nuova normativa, peraltro, non è ancora chiaro. Commenta l'avvocato Heinz Felfe, dello studio legale David, Foster, Wallace & Gromit di Londra: «Le nuove direttive spingono verso la criminalizzazione di azioni che in passato sfuggivano a una censura legale. Non è colpa della religione se dietro questa pratica antica, nata agli albori dell'umanità, sono fiorite tutta una serie di attività che hanno più a che fare col plagio a fini di lucro che con la fede. E poi chi l'ha detto che c'è verità solo nel positivismo? Mettiamolo alla scienza il cartello che può essere una truffa, la scienza che asservita al tecnologico e all'economico sta distruggendo il pianeta. O tutti o nessuno».
Di parere diverso Alma Roodedraat, la scienziata olandese che da sempre si batte contro i raggiri a base di irrazionale: « Un cartello per avvertire che le religioni non sono cose serie? Mi sembra giusto. La gente va tutelata, c'è una responsabilità diffusa. Per esempio i telegiornali in Italia danno spesso notizia delle gesta del Papa. In questo modo si fa credere allo spettatore che nella religione ci sia qualcosa di fondato. La verità è che gli interessi economici in gioco sono enormi. A New York, qualche mese fa, la Chiesa cattolica ha costretto una galleria d'arte a chiudere una mostra in cui era esposto un Gesù di cioccolata. L'arcivescovo di New York ha detto: 'È oltraggioso fare Gesù con del cibo!' E le ostie allora? I cattolici in tutto il mondo mangiano ostie. La Chiesa vuole il monopolio degli snack?».

Aggiunge sburk: qui da noi nel frattempo cercano di censurare questo.

27.5.08

Dove si va, dove si va, questa sera?

Potremmo scegliere tra:

Dinner in the sky.
Comodissimo anche perché puoi chiedere che venga da te. Dinner in the sky è una tavolata sospesa a 50 metri da terra che accomoda ben 22 persone più i camerieri e chef nel centro.



Altrimenti, c'è il Marton Theme Restaurant che però è a Taiwan. In questo ristorante si mangia nel gabinetto, così non c'è da alzarsi quando scappa.



Un altro non male anche se pure questo lontanuccio è l'Ithaa che è alle Maldive; questo si trova a 5 metri sotto la superficie dell'acqua ed è completamente trasparente. Può ospitare solo 14 persone, forse poche per il mio Barcamp.



Infine, c'è il Dans le Noir? che si trova sia a Parigi che a Londra, quindi con la Ryanair non ci sono problemi. Qui si mangia completamente al buio, ma completamente, per una nuova esperienza gustativa, ed anche sociale, dice, perché non essendo più influenzato dalla vista, dice, ti senti molto più libero di socializzare, dice. I camerieri sono ciechi. La foto di questo ristorante non c'è per ovvii motivi.

Il male è dentro ognuno di noi

Non so quanti di voi, ma siccome siete otto in realtà lo so, cioè più di quattro quindi più della metà, siete cresciuti, o magari non proprio cresciuti ma vi è capitato diciamo di apprezzare, il programma televisivo americano per bambini Sesame Street. Sesame Street era una specie di Muppet Show ma fatto apposta per bambini, cioè ti insegnava a contare, le lettere dell'alfabeto, etc, era un programma didattico. Ma bellini bellino. A Sesame Street, tra i vari pupazzi personaggi c'era Bert. Bert faceva coppia con Ernie. Ernie era quello che gli venivano sempre tutte le idee strane, Bert era quello noioso che le smontava. La cosa più divertente per Bert era la sua collezione di tappi da bottiglia. Si narra, che in uno sketch, Bert legga un libro dal titolo Storie Noiose e rida.
Comunque.
Ormai, più di dieci anni fa in rete nacque il sito Bert is Evil che vinse anche qualche premio come sito più assurdo nel qualche si dava evidenza del male insito nel bonario personaggio. Vedi foto.



Volendo c'è anche Barby is bad (scritto proprio così) ma non ne vale proprio la pena. Se proprio proprio vi interessa googolatevelo da soli.

Parla come mangi

Nei blog si parla spesso di Barcamp. Ma cosa sono esattamente? Ho capito che sono delle specie di ritrovi, credo, forse di più giorni e forse hanno a che fare con i frequentatori e proprietari di blog, credo. Ma la parola, barcamp, perché intanto è in maiuscolo? e sono dei campeggi? almeno spiegherebbe quel camp. Ma col Bar ho delle difficcolta. E' una bar che si allarga fino a diventare campeggio? E' un campeggio dove il bar è la parte principale e fondamentale? Un campeggio senza bar chiaramente non può essere un barcamp. Si chiama barcamp perché invece di ritrovarsi a fare due chiacchiere e giocare a carte al bar, siccome siamo tanti e un paio di ore non ci bastano, allora ci troviamo al Barcamp? Dite che sul Devoto Oli lo trovo, Barcamp? Forse è maiuscolo perché c'è stato un Sig Barcamp che ha fatto il primo Barcamp. Ma cos'è questo barcamp? E noi quando lo facciamo, il barcamp rigorosamente minuscolo?

22.5.08

Vogliamo anche le rose


A Pieve Santo Stefano in provincia di Arezzo esiste la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale che raccoglie diari delle persone comuni. Nel film di Alina Marazzi ci sono alcuni estratti di 3 diari di 3 donne scritti tra la fine degli anni 60 e la fine degli anni 70.
Eccoli:

DIARIO DI ANITA - MILANO, 1967 La mia adolescenza è iniziata a 11 anni e mezzo, quando mi sono sviluppata e ho iniziato a riflettere sul bene e il male. A 14 anni ho abbandonato le certezze religiose. Dai 13 ai 15 ho modificato il mio pessimismo sulla felicità. Bisogna cogliere l'attimo. A 16 passo alla scuola pubblica e sto malissimo perché vengo a contatto con coetanei maschi. A 18 scopro che esistono i problemi sentimentali. Eccomi a un punto morto. Ho finito Proust. mi sento turbata quando si parla di persone che si abbandonano ai piaceri del sesso. Accetto a fatica che un uomo provi desiderio o dorma con una donna o che abbia una relazione illecita. Non posso sentir parlare di amori saltuari e cambiamenti di partner. È insopportabile un libro in cui si parli di ciò con tanta naturalezza, una faccenda normale. Paura di compiere 19 anni, di frequentare l'università. Mi ribello all'idea del vestito bianco, dei parenti, del matrimonio, del contratto legale, della cerimonia in chiesa. Come si fa a vivere fuori dalle convenzioni sociali ? Non trovo un motivo razionale su cui si fondi la repressione degli stimoli sessuali prima del matrimonio. Un'educazione che insegna sin dall'infanzia ad evitare il piacere porta risultati come il mio, cioè la sessuofobia.

DIARIO DI TERESA - BARI, 1975, 22 settembre.
Sono due mesi che non scrivo. Ho provato tante volte ad aprire questa agenda. Mi mancava il coraggio di confidare quello che temevo mi stesse accadendo. Adesso sembra solo una storia da raccontare. La storia di un aborto. La storia del mio aborto. Piango di nuovo, agenda rossa. Ho sofferto troppo e non credo di aver meritato tanta sofferenza. Eppure era così normale per me prima parlare di aborto. Quante riunioni con le compagne. La maternità è una libera scelta. Mi ero sempre sentita lontana da quella scelta. In verità non sono sicura di aver scelto. Temo di non aver avuto scelta. ... Solo allora mi rendo conto di quanto anche lui abbia sofferto. Per la prima volta mi sento un leone, la paura è sparita. Una consapevolezza nuova ne ha preso il posto, io ho diritto alla libertà. Una libertà conquistata non con le bugie, come mi hanno costretto a fare, ma con il coraggio e la dignità. Il dopo era cominciato.

DIARIO DI VALENTINA - ROMA 1979
Bisogna trovare un modello da seguire. Ci guardiamo intorno e vediamo che non ce ne sono. Alcune prendono i soldi dal marito. Qualche altra ha avuto sempre uomini importanti. E ci sono forse le vere emancipate che passano da un uomo all'altro, ma con caratteristiche di stabilità. Parliamo ovviamente di compagne. Ieri ho incontrato una persona,una donna che mi conosceva dai tempi del matrimonio con Claudio. Mi ricordava muta. Mi ha fatto venire in mente una parte della mia vita che nascondo come la spazzatura sotto il tappeto. Il mio pensiero fisso, mentre preparavo la rottura con lui, era: "Se resto qui, non riuscirò mai a fare le cose che mi piacciono." Claudio non mi avrebbe mai lasciata, per lui restavo un mistero. Sapeva di non possedermi sessualmente e questo voleva dire che in qualche modo io possedevo lui, anche se tutti e due facevamo finta di niente. Quando esce fuori la politica, si torna alla massa indistinta delle donne. Il dissenso si esprime solo con orribili urla al microfono. La passività si generalizza battendo le mani su tutto. È come se tutto quello che è successo di concreto, di nuovo, inedito, nei vari corsi, fosse cancellato di colpo. In albergo leggo il diario di Carla Lonzi comprato prima di partire. Parla di quello che io non so dire, i rapporti tra donne nel femminismo. È pesante, è il diario di una mente. È stupenda l'insistenza della Lonzi sull'autenticità. Ed è affascinante la forza del separatismo. Le donne hanno un coraggio enorme a indagare i rapporti tra donne. Gli uomini non potranno mai dirlo di se stessi. Però poi le donne si sminuiscono perché pensano che indagare i rapporti non è politica, è subalternità. Siamo sconfitti, uomini e donne, dopo il '77. Penso che i veri effetti saranno lenti a insediarsi nella nostra coscienza.

Questi sono i 3 diari, filo conduttore del film sulla liberazione sessuale femminile che Alina Marazzi definisce documentario d'animazione. E intorno a questi 3 diari c'è di tutto e di più: fotoromanzi, cinema sperimentale di quegli anni, documentari dell'epoca, girato oraginale, interviste, pubblicità, cartoni animati, foto, filmati di famiglia.

Intervistatore: Per un uomo in sicilia è importante che la donna sia vergine?
Marito. Sì sì sì sì importantissimo.

Intervistatore: Suo marito aiuta in casa lava i piatti?

Moglie: No no no no.

Intervistatore: Non ha mai cambiato i pannolini al bambino?

Moglie: No maaai!


Non ci sono riferimenti a eventi storici precisi, che in quegli anni ce ne sono stati tanti. No, solo un collage di immagini, parole e musica che restituisce soprattutto l'atmosfera di un'epoca e cerca di suggerirci da dov'è che veniamo. Questo almeno era l'intento della Marazzi, capire perché siamo come siamo oggi. Senza giudizi né nostalgia.

Commento della mia cinecompagna: Certo a quel tempo parlavano molto di più.

Alla fine, solo prima dei titoli di coda, un po' di date e un po' di fatti.
Eccoli:

1966 la legge italiana considera ancora la contraccezione reato contro la stirpe

1967 il diritto di famiglia assegna ancora all'uomo l'esclusivo esercizio della patria potestà


1970 il parlamento approva la legge sul divorzio


1971 viene permessa la vendita della pillola anticoncezionale


1974 referendum abrogativo della legge sul divorzio. Vincono i no, la legge resta


1975 sono istituiti i consultori familiari


1977 uguali diritti uguali salari. Approvata la legge di parità sul lavoro

1978 aborto legale: è approvata la legge 194


1980 vengono abrogate le norme del codice penale relative al delitto d'onore
(E' approvata la legge n.442, che abroga la rilevanza penale della causa d'onore come attenuante nei delitti)

1981 referendum per abrogare la legge 194. Vincono i no, la legge resta in vigore
(Il referendum indetto dal Movimento per la vita per abrogare la legge sull'aborto è respinto dagli elettori)

1983 la legge sulla violenza sessuale conferma il reato contro la morale e non contro la persona


1984 E' istituita la Commissione nazionale per la realizzazione delle pari opportunità fra uomo e donna

1987 il Vaticano condanna la fecondazione artificiale

1996 E' approvata la legge n. 66 sulla violenza sessuale, ora riconosciuto come reato contro la persona 2000: la Chiesa celebra il Giubileo a Roma; quell'anno si svolge anche, sempre a Roma, la giornata del World Gay Pride

2007: proposta di legge sui DICO, sul riconoscimento delle coppie di fatto; in opposizione alla proposta si svolge a Roma il Family Day, in difesa della famiglia, quella cattolica

Oggi è il trentesimo anniversario della legge 194.

20.5.08

Onora il padre e la madre


In inglese il titolo è Before the devil knows you're dead, che è proprio un bel titolo, no? Un po' come Sympathy for the devil; la canzone dei Rolling Stones mi piaceva ancora prima di averla sentita. La frase del titolo del film è tratta da un augurio irlandese che dice: Possa tu avere cibo e vesti, un soffice cuscino per la tua testa; possa tu essere da quarant'anni in paradiso, prima che il diavolo sappia che sei morto. Su wikipedia, in realtà ho trovato, che può anche bastare mezzora in paradiso, prima che lo venga a sapere il diavolo.
Il film è di Sidney Lumet, che c'ha una gran bella reputazione (tipo, Quel pomeriggio di un giorno da cani, Serpico, Quinto potere) anche se ultimamente ha fatto, tra le altre cose, Prova a incastrarmi, con Van Diesel, che la critica secondo me non ne parla male perché guai a parlare male di Lumet, ma che secondo me, che non sono la critica, è un filmettinoino. Comunque è di Lumet, non dei fratelli Vanzina, la differena si nota.
Il film è pieno di attori con una gran bella reputazione: Philip Seymour Hoffman (che si sa è bravo, ma a me non sta simpatico), Ethan Hawke (che si sa è bravo e a me sta anche simpatico) e Albert Finney (che si sa è bravo e dire altro non avrebbe senso).
Che dire:
1. Se io fossi Lumet non avrei mai accettato che mi cambiassero il titolo in onora il padre e la madre. Tutte le volte mi chiedo se i registi lo sanno.
2. Il mio cinecompagno si è un pochino addormentato. Non sono mai indifferente al giudizio dei miei cinecompagni.
3. E' da tre giorni che cerco di capire se mi è piaciuto.
4. Le critiche tutte lo esaltano in modo incredibile.
5. Ma io ho pescato uno su un blog a cui non è piaciuto.
6. Certamente è girato bene. Lumet c'ha ottant'anni saprà come si fa, no?
7. E' girato un po' a flashback, con i punti di vista dei vari protagonisti, tecnica che ormai abbiamo visto così tante volte che c'è venuta un po' a noia a meno che sotto non ci sia qualcosa. Ed io sotto non ho trovato niente.
8. La storia è forte. Forte forte. Non ti può non colpire. Non ti può non tenere incollato allo schermo (tranne che al mio cinecompagno). Il tema è forte, forte forte, e tocca tutti (o quasi). Insomma è naturale che ti faccia pensare. Però...
9. Il film spiega poco, non va sotto. Però, di solito io li preferisco i film che non spiegano. Ma questo...
10. Non so.
11. Il mio è un post con finale aperto.

Io come Wu Ming

Ho letto su Giap 22 e m'è sembrato familiare:

[...] La zona dove abito verrà presto chiusa alle auto.
Un mese fa su vetrine, muri e parabrezza del quartiere sono comparsi i cartelli, "No alla pedonalizzazione".
L'altra sera il comitato del No ha convocato un’assemblea per decidere che fare.
Ci sono andato. Ho alzato la mano e ho spiegato che a me la zona pedonale piace, anche se ho due bimbi piccoli e spesso girare in auto mi diventa necessario.
Mi hanno ascoltato per un minuto, incapaci di capire se fossi lì per sfotterli oppure per sbaglio. Poi un signore garbato mi ha interrotto e mi ha spiegato che quella non era una riunione per confrontarsi, ma per decidere come contestare il provvedimento.
Allora mi sono scusato e ho chiesto se la riunione di confronto l'avessero già fatta o messa in programma, perché ci tenevo davvero a spiegare le mie ragioni.
Mi ha risposto una signora, scandendo le parole come si fa con gli stranieri.
- Noi siamo già contrari. A che ci serve parlarne ancora?
Prima Regola: eliminare il dubbio. Il Paese Semplice è un paese a priori [...]

Tutto l'editoriale e il resto della newsletter lo trovate qui.

15.5.08

Parole Sante, in dvd

E' uscito in dvd il film di Celestini di cui avevo scritto tempo fa e che mi era molto piaciuto. Lo dice bene Dario Olivero su Repubblica.it ed io lo riposto qua sotto.

"Maurizio, Mara, Christian, Alessandra, Emanuela, Andrea, Cecilia. Iniziano così, tanto per guadagnare qualcosa senza smettere di studiare, senza nessuna ambizione di carriera. E finiscono incagliati. Hanno superato un test che, dice uno di loro, "sembra di entrare alla Nasa". Poi il "briefing" dalle otto alle sei per tre settimane. Non retribuite. Poi, la corsa alla postazione di lavoro, perché mica te ne danno una tua e basta. E magari ti capita quella con la sedia rotta, il mouse che non funziona. Finalmente arriva il lavoro vero: niente ferie, niente malattie, niente contratto a tempo indeterminato.
In compenso ti dicono che non è questione di soldi, è soprattutto, un rapporto di amicizia. Trentasei ore a settimana, 500 euro al mese. A cottimo. Contratto a progetto di nessun progetto. "Buongiorno, buonasera sono Paolo come posso esserle utile". Lui si chiama Salvatore, ma non funziona. Meglio Paolo. E chissà perché meglio Laura di Cecilia. Sotto ai venti secondi non prendi nulla. Fino a 240 secondi e oltre 80 centesimi. Lordi.
Così si lavorava all'Atesia, il più grande call center italiano. Poi nasce il collettivo, la prima esperienza sindacale di lavoratori che non hanno rappresentanza. Nessuno agisce di testa sua, tutto si decide in assemblea. Fanno il primo sciopero, nessuno sapeva come si fa. Novanta per cento di adesioni. Poi fanno un giornalino. Ne licenziano quattro. Loro chiamano l'ispettore del lavoro. Passa un anno. Quattrocento contratti non vengono rinnovati (licenziati), guarda caso tra loro quasi tutti quelli del collettivo. L'ispettorato si pronuncia, devono essere assunte 3.800 persone con contratto a tempo indeterminato perché quei contratti a progetto, visto il lavoro che viene svolto, "sono del tutto fittizi". Atesia deve pagare trecento milioni di euro di contributi non versati. Poi arriva il Tar e sospende. Infine la Realpolitik di governo e sindacati trova un accordo, o meglio un'amnistia. Saranno assunti a tempo indeterminato ma devono firmare una liberatoria che li impegna a chiudere ogni contenzioso con l'azienda. Li vendono per 550 euro. Molti non firmano e se ne vanno, la dignità non si compra. Immaginate tutto questo raccontato da Ascanio Celestini. Esiste, è uscito ora in Dvd (più libro) Parole Sante (Fandango, 16,90 euro)."

Qualche film


Forse è qualcosa che c'è nell'aria a casa mia. Magari ora che si aprono di più le finestre se ne va. Fatto sta che a me e al mio coinquilino ultimamente non ci piace un film. Lui, sarà che è in quell'età in cui tutto è drastico, ultimamente ha promosso solo Fargo dei fratelli Cohen (phew che se no c'era da preoccuparsi anche di più), ed ha bocciato Into the wild (senza commenti), un altro film, Babel, col commento ma quello non è un soggetto da film, e Hot Fuzz (un film che non esplode, ha detto). Il coinquilino qualche giorno fa ha affermato che Iron Man è bello, forse l'apertura della finestre ha portato i suoi frutti.
Io sono molto meno drastica ed uno mi è proprio piaciuto.
Dunque, 4 minuti, sì bello, ben fatto, bravi attori, non è americano però... bah.
Paranoid Park, è girato molto bene e in modo particolare (secondo il mio coinquilino in modo insensato, cosa c'entrano quelle camminate a rallentatore che durano secoli) e a me questo mi frega sempre un po'. Attori tutti non professionisti e giovani. Diciamo che mi è piaciuto, però ... insomma mica è facile fare dei capolavori. Benvenga Paranoid Park.
L'arte del sogno di Goudry invece. Dopo averlo visto e dopo aver sentito a destra e a manca che era brutto, ho capito definitivamente che sono una grandissima fan di Goudry, me ne vanto e son qui che aspetto il prossimo. E' fantastico.

Caro Filippeschi (sindaco di Pisa),

immagino sia merito di una delle tante videocamere di sorveglianza che ci avevi promesso e che pare stai dislocando su e giù per la città se non mi hanno rubato la bicicletta. Sono sicura che ce ne deve essere una proprio lì davanti al ristorante La Stanzina dove avevo lasciato la mia bicicletta sabato mattina, legata ma non a un palo. Quella strada poi è una zona di passaggio a una delle zone più malfamate della citta (solo dopo la zona della stazione), cioè piazza delle Vettovaglie, luogo di ritrovo di punkabestia, barboni e ubriaconi. Fatto sta, che lunedì mattina ce l'ho ritrovata, spostata di un paio di metri, ma era lì bellina bellina e non le mancava proprio niente (mica come quella volta che l'avevo legata sotto casa e una macchina me l'aveva investita e storto la ruota perché c'aveva da parcheggiare sul marciapiede). Quindi grazie, sindaco, deve essere per forza merito tuo e delle videocamere.
E visto che ti scrivo e visto che ne avevo accennato sopra, grazie anche per permettere lo sfratto di Rebeldia, altro luogo di aggregazione e perdizione. Al suo posto, mi sembra di capire, ci verrà fatto un pacifico parcheggio, che se ne sente proprio il bisogno, così almeno smetteranno di parcheggiare le macchine sui marciapiedi e distruggermi la bicicletta. Mi raccomando, segui bene il progetto e controlla che le strisce dei parcheggi siano abbastanza ampie da contenere i SUV che già poveretti hanno difficoltà a passare negli stretti vicoli del nostro centro città (però sono perfetti per salire sui marciapiedi, sarà per quello che la gente li sceglie).
Suvvia, io non ti ho votato, ma visti gli effetti son proprio contenta che qualcun'altro l'abbia fatto.
Auguroni,
Sburk

14.5.08

Per Ratzinger

ANSA 2008-05-13 15:51

EINSTEIN: LA RELIGIONE? SUPERSTIZIONE INFANTILE

LONDRA - Per Albert Einstein Dio "non è nient'altro che l'espressione e il prodotto delle debolezze umane" e la Bibbia è "una raccolta di leggende dignitose ma primitive". In una lettera poco nota del 1954, che sarà messa all'asta a Londra nei prossimi giorni dopo essere stata per mezzo secolo in una collezione privata, lontana da occhi indiscreti, il più grande fisico del ventesimo secolo è molto critico nei confronti delle religioni rivelate e non risparmia nemmeno la sua, quella ebraica. La lettera fu scritta a mano in tedesco dal teorico della Relatività il 3 gennaio del 1954, quindici mesi e mezzo prima della sua morte avvenuta a Princeton negli Stati Uniti.

E' indirizzata al filosofo Eric Gutkind, che gli aveva spedito copia di un suo libro sulla Bibbia. Sarà venduta al migliorofferente giovedì prossimo dalla casa d'aste 'Bloomsbury Auctions'.

Secondo gli esperti vale circa diecimila euro. Sul rapporto di Einstein con la religione e con Dio sono state pubblicate decine di libri, con le tesi più disparate, a sostegno o a confutazione dell'ateismo. Il geniale autore dell'equazione E=mc2 amava il linguaggio teologico e nel 1926 se ne uscì con uno dei suoi più famosi aforismi quando disse per supportare la sua convinzione di una intrinseca razionalità nell'architettura dell'universo: "Dio non gioca a dadi".

Un altro suo stracitato aforisma suona così: "La scienza senza religione zoppica, la religione senza scienza è cieca". La lettera a Gutkind sembra però portare massicciamente acqua al mulino di chi considera Einstein - educato nella religione ebraica da genitori non credenti e per un certo tempo studente di una scuola elementare cattolica - in piena sintonia con l'ateismo moderno. Nella missiva il fisico è in effetti tranciante: liquida come infantili le "leggende" della Bibbia e sottolinea che "per quanto sottile sia nessuna interpretazione può modificare quel dato".

"Per me - confida all'amico filosofo - la religione ebraica è al pari di tutte le altre un'incarnazione delle più infantili superstizioni. E per me il popolo ebraico, al quale sono contento di appartenere e con cui sento una profonda affinità mentale, ha le stesse qualità di tutti gli altri popoli. In base alla mia esperienza non sono meglio degli altri gruppi umani anche se la mancanza di potere li protegge dai peggiori cancri. Non vedo in essi nulla di eletto".

Tendenzialmente panteista se si tiene conto del suo desiderio di "sperimentare l'universo come un unico tutto cosmico" e di vivere il "sentimento religioso del cosmo", Einstein si rifiutò sempre in vita di venire monopolizzato dagli ateisti militanti: lo irritavano la loro mancanza di umiltà e la loro incapacità di comprendere "l'eterno mistero del mondo". Curiosamente, pur essendo stata venduta una prima volta all'asta nel 1955 prima di essere inghiottita dentro un'imprecisata collezione privata, la lettera proposta a Londra da Bloomsbury Auctions non figura sul libro più autorevole pubblicato in argomento, 'Einstein e la religione' di Max Jammer, e molti biografi del fisico sembrano averne ignorato fino ad oggi l'esistenza.

Ancora Gramellini

Forse abbiamo fatto la pace. Ma mi riservo di guardarlo ancora con sospetto. L'articolo di stamani è divertente. L'avevo detto che si tornava a ridere. A quanto pare io e Gramellini siamo in sintonia.

13.5.08

Mi bussano alla porta

Che ultimamente abbia meno da dire si vede. Verranno tempi migliori. Abbiate pazienza. Ho visto qualche film... poi ne parlerò.
Ma per fortuna, mi vengono addirittura a bussare alla porta per propormi argomenti per A/R.
Insomma. Mi bussano alla porta e il mio coinquilino apre la finestra. Vedo che ascolta e poi risponde che non gli interessa. Testimoni di Geova o Lotta Comunista? Nessuno dei due. Il mio coinquilino mi informa che stanno raccogliendo firme contro il pub.
Del pub aperto nella mia strada vi avevo parlato. Da un po' noia, ma in modo saltuario e per ora si resiste. (Poi se chiude non mi pare il vero, tanto per essere chiari.)
Comunque mi affaccio anch'io alla finestra. Il tizio, sui quarant'anni vestito normale, mi spiega che stanno raccogliendo firme non per la chiusura del pub ma perché almeno seguano le regole, cioè chiusura all'una (e non alle 3 o alle 4 del mattino), musica a livelli più civili, etc. Ah ecco, su questo sarei d'accordo, dico io. Mi dice anche che hanno parlato con l'avvocata dirimpettaia che dovrebbe darci una mano e che una volta raccolte le firme si farà un'assemblea degli abitanti della strada. Ah bene, questo mi interessa, dico io. Poi gli dico, ma dove posso trovarti perché ora vado un po' di fretta e invece mi piacerebbe leggere il testo della petizione, capire meglio. Magari ne hai una copia in più me la puoi lasciare. Ora il testo lui non ce l'ha. Ah, dico io, magari non so, puoi ripassare oppure vengo alla riunione. Come faccio a sapere quando c'è la riunione, chiedo io. E lui, ma se non vuoi lasciarmi il nome, la firma, io non posso tenerti informata. Ed io, ma io non ho nessun problema a lasciarti al nome. Il tizio si accinge a scrivere il mio nome sui suoi fogli a protocollo già pieni di firme. Poi ci ripensa, mi guarda e dice, ma se non vuoi firmare non vedo perché dovresti venire alla riunione. E io, gentilissima davvero davvero davvero, ma io non ho detto che non voglio firmare, vorrei solo capire meglio. E lui, si ripete allontanandosi, no, ma se non vuoi firmare...
No comment.
La mia reazione sul momento è stata quella di grossa risata.
Quella del coinquilino è stata, ora lo vado a dire a quelli del pub.
La mia reazione successiva è stata, oh finalmente qualcosa da raccontare per il blog.

12.5.08

Consigli utili


Non aspettare Godot... vallo a cercare.


Scritta su un muro, tratto dal libro di Cippi Muri bianchi popolo muto.

Suvvia, son tornata a leggere Gramellini della Stampa

Il deserto del Silviahara

Gentile ministro Prestigiacomo, da quando il petrolio ha sfondato il muro dei 100 dollari, i pragmatici americani hanno ricominciato a trivellare con furia la loro terra. Brutto segno per chi ha sostenuto svariate guerre pur di poter andare a sforacchiare quella altrui. In California spuntano pozzi dappertutto. Persino a Beverly Hills, come nei romanzi di Chandler degli Anni Trenta. Si trivella sulle spiagge e accanto alle case dei divi. La compagnia petrolifera Pxp ha addirittura chiesto il permesso per trivellare un quartiere centrale di Los Angeles.

In questa battaglia disperata di retroguardia, non siamo certo noi italiani a poter fare la morale. Noi che trivelliamo il poco che si può, fra Molise e Basilicata, e cerchiamo di riconvertire alcuni impianti al carbone, come nei romanzi di Dickens dell’Ottocento. Eppure, prima o poi, a qualcuno dovrà pur venire il sospetto che il ventunesimo secolo sarà mosso da energie diverse da quelle dei secoli passati. Ce n’è una di cui abbondiamo in casa nostra. Anzi, in casa sua, signora ministro dell’Ambiente. La Sicilia centrale è infatti un deserto di proporzioni gigantesche e da anni Carlo Rubbia e altri scienziati sostengono che lo si potrebbe trasformare in un impianto solare di 50 km per lato, in grado di sfamare case e industrie di mezza Italia. Non credo costi più del Ponte sullo Stretto, ma le assicuro che servirebbe cento volte tanto. Lo suggerisca al Capo: ha più possibilità di passare alla Storia dando il suo nome a un deserto che a un cavalcavia.

9.5.08

Rebeldia




Clicca per saperne di più.

Un blog al giorno


Ieri l'altro ho trovato su un divanetto di una sala d'aspetto una copia del Corriere. Non compro troppo spesso il giornale perché poi finisce che non lo sfoglio neanche ma quando ne trovo uno abbandonato da qualche parte anche di qualche giorno prima finisce che lo leggo da cima a fondo.
Quindi, tra i vari articoli che ho letto ce n'era uno su questo blog cubano chiamato Generazione Y (la generazione Y è quella che viene dopo la generazione X, che credo sia la mia; la generazione Y comprende, pare, i nati tra il 1978 e il 1990) di una giovane donna di nome Yoani Sanchez. Pare che il governo cubano non sia troppo favorevole ai blog in genere e la Sanchez lo ha tenuto aperto con qualche difficolta, tipo si vestiva da turista e entrava negli internet point spendendo quello che per lei però era una fortuna, per connettersi. A quanto ho capito, il blog infatti alla fine è stato chiuso: l'ultimo post è del 5 marzo. O meglio il blog è sempre lì, solo che evidentemente non viene più aggiornato e a Cuba non è visibile. Yoani Sanchez, proprio in questi giorni, ed è di questo che parla l'articolo del Corriere della Sera (l'articolo è di Elisabetta Rosaspina), ha vinto un importante premio di giornalismo spagnolo sezione giornalismo informatico chiamato Ortega y Gasset con la motivazione "Per la perspicacia del suo lavoro sui limiti alla libertà d'espressione che esistono a Cuba e per il suo stile d'informazione vivace". La Sanchez però non è potuta andare a ritirare il premio a Madrid perché il governo cubano non le ha dato il permesso 'in tempo'.
Il suo blog è qui, è naturalmente in spagnolo ma c'è anche la traduzione in inglese e in tedesco. La foto proviene dal suo blog.

8.5.08

E si torna a ridere

Non c'è più il ministero della sanità ma per fortuna abbiamo la Carfagna ministro per le pari opportunità. Su Bondi ai beni culturali, invece non ce la faccio proprio a ridere.

6.5.08

Fantastico




Grazie, Sus.

Another picture a day



Visto qui.

Spoilers

C'è questo sito che riassume i film in poche parole dicendoti come vanno a finire. Io ci sono stata saltando veloce veloce i film che non avevo visto (abbiamo comunque gusti parecchio diversi ma non ho letto neanche quelli che mai andrei a vedere) e ve ne riporto uno soltanto che tanto non ve lo rovino il finale, e poi è un documentario.

An Inconvenient Truth
Finiremo tutti malissimo.

A picture a day