17.10.08

Il Petroliere



There will be blood, è il titolo in inglese, bla bla bla sulla traduzione dei titoli.
Mi è piaciuto? Me lo chiedo da ormai circa 24 ore.
C'è un Daniel Day Lewis fenomenale. Ricorda un po' il suo macellaio in Gangs of New York di Scorsese. Anche qui è antipatico e fastidioso.
Anche Paul Dano, attore a me sconosciuto (ha fatto Little Miss Sunshine) che qui fa più o meno la controparte di Lewis, riesce a essere fastidioso.
La colonna sonora, originale, è fatta soprattutto di suoni, e non di musica. E' stata composta dal chitarrista dei Radiohead, Jonny Greenwood. E' fuori dal comune, dissonante, che sembra andare contro le immagini, ma allo stesso tempo ci si ispira, per esempio al rumore di tutti i metalli di cui sono fatti i pozzi per scavare il petrolio, aggiungendo ancora più senso di inquietudine.
Regia mai scontata. La scena iniziale dura un tempo relativamente lungo e si vede solo Daniel Day Lewis che piccona infondo a un buco, non viene detta una parola. Non è comunque un film molto parlato, e infatti le parole che vengono dette, declamate, rimangono, pesanti.
Fotografia che si fa notare. Pare che il set del film fosse vicino a quello di Non è un paese per vecchi.
Personaggi principali sostanziosi, complicati e ambigui.
Avvincente la storia che ti tiene incollato per due ore e mezzo su un tizio che scava pozzi di petrolio all'inizio del 1900 in America, e che ha un carattere terribile e speri che prima o poi ti spieghino perché.
Per tutto il giorno ho continuato ad essere perplessa. Mi sembrava uno dei quei film costruiti ad arte che poi alla fine ti viene da dire: embhè, cosa mi volevi dire. Colpa anche del finale, forse eccessivamente inaspettato. O forse non poteva essere altrimenti
Poi ho capito. Forse.
Ho trovato un sottotitolo sul manifesto in inglese.
When ambition meets faith.

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