17.3.09

I miei occhi hanno visto cose



Questo fine settimana appena trascorso ho deciso che era arrivato il momento giusto per cominciare a prepararmi a Cannes, o a Venezia, o a Berlino, a un festival di cinema insomma; cioè vedere tanti film diversi tutti insieme. Ed essere in grado di distinguerli.
Andiamo quindi per ordine.
Il primo giorno ho visto Alice's Restaurant in un cinemino vicino al mare con divani comodi e posti anche per terra, gutturnio gratis per tutti, anzi obbligatorio, commento ad alta voce libero, schermo un po' piccolo ma pazienza. Come ha commentato ad alta voce una delle spettatrici, il film si apprezza se si fa mente locale agli anni sessanta. Un po' come Easy Rider, era tutto un altro film quando si vide in quegli anni! Una rapida occhiata a wikipedia e mi si sono chiarite un po' di cose: il film è tratto dalla canzone di Arlo Guthrie, e questo più o meno lo sapevo, che durava ben 18 minuti e che infatti occupava tutto un lato del disco. Era una canzone satirica e di protesta contro la guerra in Vietnam; racconta la stessa storia che si narra nel film, e che io non avevo capito fino in fondo, una storia successa veramente a Arlo: l'arresto del giorno del ringraziamento. I personaggi sono tutti veri, o quasi immagino, sia nella canzone che nel film, e alcuni appaiono in carne ed ossa nel film: Arlo infatti fa se stesso e anche il poliziotto che lo arresta insieme all'amico per aver scaricato illegalmente della spazzatura fa se stesso. Alice invece, che esiste davvero e c'ha il suo sito, è interpretata da Patricia Quinn. Un'ultima curiosità: la chiesa sconsacrata che Alice e il marito comprano all'inizio del film (e davvero nella vita) è stata ricomprata da Arlo Guthrie che ne ha fatto un centro spirituale.
Dopo questa visione tardo pomeridiana mi sono spostata insieme ad altre due fanatiche del sabato al cinema, in una sala vera e proprio anche questa piccola, dove abbiamo assistito nell'ordine a Katyn del regista polacco Wajda. Di Wajda avevo cominciato a sentirne parlare qualche anno fa, quando conversando con un tizio polacco avevo fatto quella che sapeva tutto di Kieslowski e quanto è geniale Kieslowski e ho visto tutti e dieci i comandamenti. Lui mi ha fatto: Wajda. Ed io non avevo la più pallida idea chi fosse. Quindi arriva un film di Wajda (ad ottanta anni, mi fa un film, così almeno io lo vado a vedere) ed io accorro, naturalmente. Katyn è uno di quei film che appena finito dici, sì va bene, ben fatto, ben recitato, belle inquadrature, storia importante però, boh allora. Poi dopo qualche giorno sei ancora lì che ci pensi anche se non sai ancora bene a cosa, ma ci pensi, e ci sono certe scene, certe inquadrature, che sono ancora lì davanti ai tuoi occhi. Perché sono proprio belle. Eh Wajda... direbbe quel tizio polacco.
Tempo cinque minuti e si passa a Milk, di Gus Van Sant. E non siamo più in Polonia, durante la seconda guerra mondiale, ma nella San Francisco degli anni 70. E sarà che del film ne ho sentito parlare da tutti bene, e che l'interpretazione di Sean Penn è meravigliosa, ah che grande attore (e a me Sean Penn di solito piace assai) ma sono rimasta un po' delusa. Sì il film non è male, si fa guardare, è ben recitato sì, da Sean Penn, ma anche dagli altri, e la storia di questo Harvey Milk non la conoscevo e la sua fine è parecchio assurda, però, boh allora. E poi dopo qualche giorno davanti ai miei occhi non c'è nessuna scena, nessuna inquadratura. Deve essere la maledizione degli Oscar 2009, perché tra i film premiati che ho visto nessuno mi ha entusiasmato, ed alcuni, vedi The Reader, proprio non mi sono piaciuti.
Ma la sera successiva mi rifaccio con un regista dal talento sicuro su cui non si possono avere dubbi: Hitchcock. In ordine, tra pochi intimi dopo aver girato la città per trovare un video noleggiatore che li aveva. Marnie, un classico della psichiatria, e Il Sipario Strappato, un classico dello spionaggio anche se minore. Come gli è venuto in mente a Hitchcock di mettere Mary Poppins in suo film, poi un giorno me lo deve spiegare.

4 comments:

Michele said...

boia dé che indigestione! bonperté!

Anonymous said...

Allora, a parte che come dissi in loco, Alice's restaurant m'ha fatto caa. Poi Arlo Guthrie è non solo un cane d'attore ma anche iconsistente musicalmente. E nel tuo post non fai m'anco un accenno a suo padre, Woody Guthrie, che invece, e scusa s'è poco: "Fra gli autori che hanno seguito le orme di Woody Guthrie, subendone la decisiva influenza, vale la pena ricordare Bob Dylan, Bruce Springsteen e Joe Strummer. Hanno inciso sue canzoni anche: Joan Baez, Pete Seeger, Ry Cooder, Cisco Houston, The Kingston Trio, The Weavers, Peter, Paul and Mary, Tom Paxton, Country Joe McDonald, Judy Collins, Harry Belafonte, Ramblin' Jack Elliott, gli U2, John Mellencamp, Odetta, Richie Havens, Ani DiFranco, Billy Bragg"

NO DICO, STRUMMER e Billy. E tu manco una riga. No dico.

Anonymous said...

Ma via... è perché è universalmente noto che Woody Guthrie sia parte della storia della musica. Si sa. Ma Alice's Restaurant c'entra poco con Woody, tranne che si racconta una cosa successa al figlio e si vede lui morente purtroppo. Nel film c'è anche Pete Seeger, ugualmente molto più importante di Arlo, ma cosa c'entra. Il film è sui giri e gli amici di Arlo e di come lui riesce per una cazzata a evitare di essere chiamato alle armi. Che poi è quello che si racconta anche nella canzone.

Anonymous said...

Infatti il film fa aonco.