30.7.10

L'arte del copia incolla per ovviare al blocco del blogger/4

Da Internazionale.

Regole
Ladri di Biciclette

1. L’unico modo per essre sicuri è parcheggiarla in casa. 2. Ma se la porti in spalla fino al sesto piano, sappi che non la userai mai più. 3. Alle brutte togli il sellino e infilalo in borsa. 4. La ciclofficina è la tua seconda casa. 5. Il campanello di design non supera la prima notte. 6. Mettiti l’anima in pace: le bici nuove le rubano, quelle vecchie le prendono a calci.

Voli lowcost
1 Più è ridicolo il nome della compagnia e meno costa il biglietto. 2 Quando prendi un volo in super promozione, controlla che non ci siano sovrattasse per chi indossa le scarpe o l’orologio. 3 Le compagnie low cost trattano i bambini come gli adulti. Anzi, un po’ peggio. 4 No, non c’è nessun errore: il tuo volo da 14 euro per Parigi atterra in Belgio. 5 Dopo i trentacinque anni, solo compagnie di bandiera.

29.7.10

Giù sotto


Finora KangarooSus pare sia rimasta soprattutto colpita dai trasporti australiani, in particolare gli autobus e quelli di Mebourne. Alcune sue affermazioni, mi sento di dire, nonostante non conosca per niente l'argomento e lei sì, mi sembrano un po' eccessive. Tipo questa:

"... i mezzi funzionano meglio a Milano! Non sono malaccio, eh, però pare che da quando sono stati privatizzati (neanche a dirlo) siano aumentate le magagne."

Poi però deve ammettere che c'è tutta un'altra filosofia, perché prosegue così:

"... martedì infatti è successo un putiferio perchè tanta gente è rimasta ferma per un'oretta. Allora domani si viaggia gratis! Si scusano così, qui."

Anche la cartellonistica dei mezzi di trasporto attrae molto KangarooSus. Ce ne segnala infatti uno:

"Attention fare evaders.
Please thank the paying passenger next to you.
They have covered the cost of your journey.
Maybe you should offer to mow their lawns."

Ma l'analisi di KangarooSus non si ferma al servizio degli autobus; giustamente considera anche le biciclette (è una fissa di famiglia):

"Un'altra assurdità parecchio dibattuta sui giornali/forum è la questione del casco obbligatorio per la bici. Solo qui e in Nuova Zelanda! E poi si meravigliano se il sistema di bike sharing in città non funziona... secondo loro i turisti vanno in giro col casco?"

Penso che sia chiaro, e chi la può biasimare, che un mese solo non è sufficiente per scrollarsi di dosso anni di Milano. Faccio questa diagnosi alla luce di quest'altra affermazione:

"... intanto Prahran non ci fa impazzire! E' la Milano di Melbourne!"

Prahan è il quartiere dove hanno trovato casa.
Sarà una lenta guarigione.
Nella foto: Prahan.

L'arte del copia incolla per ovviare al blocco del blogger/3

Da Byronic.

L'arte del copia incolla per ovviare al blocco del blogger/2

Da La canapaglia.



Foto di Chema Madoz.

L'arte del copia incolla per ovviare al blocco del blogger


Da Inkiostro.














Comfy Cargo Chair, di Stephen Schultz.

19.7.10

Veramente estate



Portami il girasole ch'io lo trapianti

Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

(Eugenio Montale, Ossi di seppia, 1925)

17.7.10

La nostra vita


Quando penso Daniele Luchetti, penso sempre Il portaborse, sempre e non mi viene in mente nient'altro. E Il portaborse è del 1991 ed io l'ho visto ma non è che mi ricordi molto. Però se qualcuno mi dice Luchetti io rispondo invariabilmente Il portaborse. Forse dovrei riguardarlo e rompere questo incantesimo. Invece Luchetti ha fatto anche Domani accadrà, Arriva la bufera, e Mio fratello e figlio unico, tra quelli che io ho visto. E Mio fratello è figlio unico lo citavo giusto all'uscita dal cinema per ricordare dove avevo visto per la prima volta Elio Germano.
Quando penso Elio Germano, penso sempre che sia una grande attore. Penso, oh finalmente un attore. E giusto all'uscita del cinema io e ciuzpah concordavamo che quando pensiamo Elio Germano ci viene in mente solo Marcello Mastroianni. E io Elio Germano, caspita, lo conosco proprio, l'ho visto recitare in ben un altro film. Non c'è bisogno che vi dica quale se siete stati un gocciolino attenti.
Quando penso Raoul Bova invece penso proprio il contrario. Lo penso nel film di Ozpetek, La finestra di fronte, dove va bene che doveva fare solo il corpo, ma non gli riusciva neanche quello. Nel film di Luchetti invece, è passabile.
Quando penso Luca Zingaretti, penso quello che pensano tutti, credo, Montalbano sono. Anche se di puntate dell'Ispettore Montalbano io ne avrò viste due. In questo film però ha una folta capigliatura, chissà che soddisfazione, ho pensato. Ho pensato che Luchetti gli diceva, dai ti faccio recitare con dei capelli lunghi così, e Zingaretti annuiva felice. E poi gli diceva Luchetti, però su una sedia a rotelle; ma ormai Zingaretti aveva annuito.
Il film è La nostra vita. E' del 2010 e Elio Germano ha vinto la Palma d'oro a Cannes per la sua interpretazione. Il film è bello, gli attori anche tutti gli altri sono bravi, la storia è originale; ma io ho dei grossissimi problemi con la telecamera a mano, con le inquadrature mai ferme, con i montaggi veloci e forse non l'ho apprezzato a pieno.
Evviva i piani sequenza.

Mondobici

Nella strada dove abito io ci sono ben due rastrelliere ber le biciclette. C'è di che ritenersi fortunati. Non sarebbe necessario andare alla ricerca dei pali a cui legare le preziose biciclette. Dico sarebbe perché in realtà le rastrelliere sono stracolme di biciclette ed è difficile trovare posto, peggio quasi che con la macchina. Io quelle con le ruote sgonfie da secoli le sposto tutte insieme da una parte, ma molte sono legate alla rastregliera e quindi non si può.
Qualcuno ultimamente ha messo in pratica una tecnica più coraggiosa e creativa.
Ha tutta la mia stima.


14.7.10

Basta che funzioni



Monologo iniziale di Boris Yelnikoff:
Perché volete ascoltare la mia storia?
Ci siamo già incontrati?
Ci siamo simpatici?
Sentite ve lo dico subito, ok, io non sono un tipo simpatico, la simpatia non è mai stata una priorità per me, e per essere chiari, questo non è un film per oh quanto mi sento bene. Se siete di quegli idioti che devono sentirsi bene, fatevi fare un massaggio ai piedi.
...
Ma qual'è il signficato di tutto? Niente. Zero. Nulla. Tutto finisce in niente. Anche se non mancano gli idioti farfuglianti. Non parlo di me. Io una visione ce l'ho. Sto parlando di voi. Dei vostri amici. Dei vostri colleghi. Dei vostri giornali. Della TV. Tutti molto felici di fare chiacchiere. Completamente disinformati. Morale. Scienza. Religione. Politica. Sport. Amore. I vostri investimenti. I vostri figli. La salute. Cazzo, se devo mangiare nove porzioni di frutta al giorno per vivere, non voglio vivere. Io detesto la frutta e la verdura. E i vostri omega 3. E i tapis roulant. E l'elettrocardiogramma. E la mammografia. E la risonanza pelvica. E, oh mio dio, la colonscopia. E con tutto ciò, arriva sempre il giorno incui vi ficcano in una scatola. E avanti con un'altra generazione di idioti, i quali vi diranno tutto sulla vita, e decideranno per voi quello che è appropriato. Mio padre di è suicidato perché i giornali del mattino lo deprimevano. E lo potete biasimare? Con l'orrore, la corruzione, l'ignoranza, e la povertà, i genocidi, e l'AIDS, e il riscaldamento globale, e il terrorismo, e quegli idioti dei valori della famiglia, e quei maniaci delle armi. L'orrore di Kurz alla fine di Cuore di Tenebra, l'orrore. E beato lui non distribuivano il Times nella giungla, se no l'avrebbe visto l'orrore. Che si può fare? Leggetevi qualche massacro nelo Darfur o di uno scuolabus fatto esplodere, e attaccate oh mio dio l'orrore. Poi girate pagina e finite le vostre uova di galline ruspanti. Perché tanto che si può fare? Si è sopraffatti. Anch'io ho tentato di suicidarmi. Ovviamente non ha funzionato. Perché mai volete sentire queste cose. Voi avete già i vostri di problemi. Sono sicuro che siete ossessionati da un gran numero di tristi speranze e sogni, dalle vostre prevedibilmente insoddisfacenti vite amorose, dai vostri falliti affari, ah se solo avessi comprato quelle azioni, se solo avessi comprato quella casa anni fa, se solo c'avessi provato con quella donna, se questo, se quello, sapete una cosa, risparmiatemi i vostri avrei potuto avrei dovuto. Come mia madre diceva sempre se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carrozza. Mia madre le ruote non le aveva, aveva le vene varicose. Eppure, la signora ha partorito una mente brillante, mi hanno preso in considerazione per il Nobel per la fisica. Non l'ho ottenuto, però si sa, è tutta politica, come ogni altra finta onoreficenza. Detto tra noi? Non crediate che io sia amareggiato per qualche batosta personale. Per gli standard di una insensata e barbarica civiltà, sono stato piuttosto fortunato.

Monologo finale di Boris Yelnikoff:
Ecco perché non lo dirò mai abbastanza. Qualunque amore riusciate a dare ed avere, qualunque felicità voi riusciate a rubacchiare o a procurare, qualunque temporanea elargizione di grazia, basta che funzioni. E non vi illudete, non dipende per niente dal vostro ingegno umano. Più di quanto non vogliate accettare, è la fortuna a governarvi. Quant'erano le probabilità che uno spermatozoo di vostro padre tra miliardi trovasse il singolo uovo che vi ha fatto. Non ci pensate se no vi viene un attacco di panico.

Il titolo originale in inglese è Whatever works. E' di Woody Allen ed è del 2009.
Mi è piaciuto perché mi ha fatto ridere parecchio.
Perché Boris Yelnikoff guarda in camera e parla col pubblico in sala, o in salotto.

Perché dura 92 minuti.
Perché Woody Allen è tornato a New York.
Forse la storia non è niente di eccezionale. Il solito burbero addolcito dalla solita sempliciotta.
Forse anche gli altri personaggi sono parecchio cliché (parola cara a Boris).
Forse non è un Woody Allen doc.
Ma nonostante le critiche non favorevoli che ho letto in giro, il film di Woody Allen mi è piaciuto. L'ho visto in lingua originale, e forse anche questo aiuta: Boris Yelnikoff ha una parlantina notevole e Melody un marcato accento del Sud.

6.7.10

Il tempo che ci rimane


Di Elia Suleiman mi piace la faccia.
Mi piace il suo amore per le simmetrie e la sua passione per le finestre.
Mi piace come fa muovere gli attori: come in una coreografia.
Mi piacciono le sue scene scarne.
Mi piace la cura dei dettagli, che sono pochi ma precisi: come la biro azzura e bianca a 4 colori.
Mi piace la musica da discoteca che usa.
Mi piace il poco dialogo.
Mi piace la sua ironia, il suo surrealismo, il suo assurdo.
Mi piace l'angolazione fuori dal comune con cui guarda la situazione palestinese.
Elia Suleiman recita nei suoi film. Ma parla poco.
E' stato paragonato a Buster Keaton e Jaque Tati.
Io, credevo di aver fatto la grande scoperta del regista sconosciuto e ho invitato amici e parenti lontani a vederlo. Invece Cronaca di una sparizione, il suo primo lungometraggio è stato premiato al Festival di Venezia come miglior opera prima nel 1996, Intervento divino ha vinto il premio della giuria al Festival di Cannes nel 2002 (ed è il film che me lo ha fatto conoscere), e anche questo film ha vinto il gran premio della giuria sempre di Cannes nel 2009. Il cinema l'altra sera era anche sorprendentemente pienino, diciamo. Insomma, c'avevo visto bene, ma non ero l'unica.
E fa piacere.

Qui c'è il trailer.

3.7.10

Notizie del giorno

Oggi era il giorno internazionale del tabbouleh. Io non avevo il prezzemelo e anche pochi pomodori e ho fatto il coleslaw, che non c'entra niente perché è un piatto anglossassone. Però sto preparando un lebne, visto che lo yogurt, e pure quello buono, non mi mancava.
Si fa quel che si può.
Il Brasile è uscito dai mondiali veri ma è entrato in finale nei mondiali rebeldi battendo la Tazza D'Oro. Il nostro infiltrato ci dice che non è non è stata una bella partita.
Succede.
Ho partecipato a un campionato di biliardino. Non ho vinto neanche una partita, ma ho fatto 3 goal. Ero all'attacco.
Sangue neozelandese.

2.7.10

I 400 colpi/2

Cercando un'immagine per il post precedente sono finita su un blog che si chiama appunto I 400 colpi e ho trovato questa citazione attribuita a Truffaut.

"Ho mangiato quasi tutti i giorni, ho dormito quasi tutte le notti, secondo me ho lavorato troppo, non ho avuto abbastanza soddisfazioni nè gioie.
La guerra mi ha lasciato indifferente e lo stesso vale per i cretini che la facevano.
Amo le arti ed in particolare il cinema, ritengo che il lavoro sia una necessità come l'evacuazione degli escrementi e che chiunque ami il suo lavoro non sappia vivere.
Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica basteranno a fare la mia felicità fino alla morte, che un giorno dovrà pure arrivare e che egoisticamente io temo.
I miei genitori sono per me soltanto degli esseri umani, è solo il caso che fa di loro mio padre e mia madre, è per questo che per me non sono che degli estranei.
Ecco la mia avventura. Non è nè allegra, nè triste, è la vita.
Non fisso a lungo il cielo perchè quando i miei occhi tornano al suolo il mondo mi sembra orribile"

I 400 colpi



E' del 1959.
E' di François Truffaut.
Insieme con A bout de souffle (Fino all'ultimo resipiro) di Godard, marca l'inizio della Nouvelle Vague francese.
La donna che esce a cercare il cane è Jeanne Moreau.
Truffaut nei titoli ringrazia l'attrice, che con lui girerà Jules et Jim e La sposa in nero.
Il bambino è Jean-Pierre Léaud, che con lui girerà molti altri film interpretando ancora Antoine Doinel, personaggio alter ego di Truffaut, ma anche altri personaggi come in Le inglesi e il continente ed Effetto notte.
Pare che i 400 colpi in francese voglia dire fare il diavolo a quattro, nel caso qualcusno se lo chiedesse come ho fatto io.
Ho pensato che Federico Fellini nel suo Amarcord si fosse ispirato alle immagini della classe di bambini e delle marachelle che combinano. Me lo ha molro ricordato.
Il film è bello tutto secondo me, Truffaut ha una leggerezza unica.
Ma alcune sequenze rimangono impresse più di altre.
Una è il dialogo con la psicologa.
L'altro è tutta la corsa finale fino allo sguardo in camera.
Emozionante.

Correte

a vederlo, se non l'avete ancora fatto.
Io l'ho scoperto sui commenti di villana.
Ma lo trovate anche sul suo blog.
E aprendo il blog di danimarotta, che infatti è amico suo.
Ma basta andare direttamente qui.

1.7.10

Herzog forever


Mentre cerco disperatamente di mettermi in pari con tutti i film che ha fatto Werner Herzog - ma Nosferatu l'ho visto 5 volte (per prenderci anche un voto un po' scarso, ve be') e varrà qualcosa no - vengo a sapere da questo articolo (in inglese) sul The Guardian che sta per uscire un altro suo film. In realtà cercando il titolo in italiano scopro che il film era stato presentato al Festival di Venezia del 2009, insieme a Il Cattivo Tenente. Ora neanche più dei giornali inglesi ci si può fidare. Il titolo comunque rimane invariato, My Son, My Son What Have You Done, e parla di un attore che uccide la madre con la spada dell'Orestea in cui sta recitando. Ah, dimenticavo, è ispirato a una storia vera.
Ma nei cinema è stato distribuito?
Lo aggiungo alla lista.
Però ho visto Incontri alla fine del mondo, il documentario sul Polo Sud uscito nel 2007. Werner Herzog insieme al suo cameraman vanno in Antartide, naturalmente d'estate quando il sole non tromanta mai. Lì incontrano, biologi, vulcanoligi, e fisici che studiano le qualità estreme di quella parte del mondo, ma anche subacquei che si immergono sotto il ghiaccio e esseri provenienti dal fututo che in quell'acqua ghiacciata ci sguazzano; un signore alto che quando dalla Russia si poteva solo scappare è scappato e che si tiene sempre uno zaino pronto per scappare di nuovo non si sa mai; una signora che assomiglia un po' a Patti Smith che ha girato il Sud America in un camion con solo un piccolo buco da cui vedere; i pinguini che sbagliano strada e si perdono per sempre; una collana di popcorn in un tunnel a -70° C. Incontri alla fine del mondo che in realtà mantiene il suo titolo in inglese, Encounters at the end of the world, è soprattutto la voce buffa di Hezog che fa domande e ci racconta cosa si vede, sempre molto scettico sull'umanità ma che poi non perde mai l'occasione per mostrare cosa l'umanità abbia ancora di buono.
Una delle prime battute del film: Siamo stati invitati dal National Science Foundation anche se gli ho fatto presente che non avrei fatto un altro film sui pinguini.