31.1.11

La donna che canta


C'è un titolo diverso, francese, Incedies che ha a che fare col fuoco, col bruciato che cambia tutto e non può più tornare come prima.
C'è una pièce teatrale da cui è tratto, scritta da un drammaturgo libanese trasferitosi in Quebec i primi anni della guerra. Nel passaggio dal teatro al cinema si sono perse molte parole. Il film è pieno di silenzi e di paesaggi.
C'è il Libano, quello della guerra. Anche se non viene mai nominato, il Libano, e il film è stato girato in Giordania. Ma non importa, perché sembra proprio lui.
C'è la lingua araba spesso (con i sottotitoli), che a me piace. Mi piace ancora di più quando capisco qualche parola qua e là, anche se è nota a molti, come shukran. Mi esalto quando capisco tutta una frase, anche se fatta di tre parole: buccra al ashra. Domani alle dieci.
C'è un tatuaggio su un tallone.
C'è uno sguardo in camera.
C'è una storia di donna.
C'è la colonna sonora dei Radiohead. Prima ancora dei titoli di testa c'è You and whose army.
C'è un andare avanti e indietro. C'è il Canada e il paese arabo immaginario. C'è un mettere piano piano insieme i pezzi.
C'è chi comunque non capisce e chiede 'ma te hai capito'.
C'è un rispondere 'sì sburk ho capito' ed è più che sufficiente.
C'è una guerra infinita e tutti i danni collaterali che fa.
Ci sono i colpi di scena. Non so decidermi se forse ce ne è uno di troppo.
C'è Lubna Azabal che interpreta la donna che canta; ma anche Mélissa Désormeaux-Poulin non mi è dispiaciuta.
C'è il Lumière che peccato chiude.

La donna che canta è un film canadese del 2010. E' di Denis Villeneuve.

28.1.11

Come mi va a gennaio

A parte per la prima volta nella mia vita riuscire a presentare tutti i documenti giusti e i bolli perfetti all'Agenzia delle Entrate. Peccato però dimenticarsi di far fare una firma... e quindi doverci tornare in quel posto per la seconda volta. Come sempre nella mia vita mi è successo.
Leggo Il Vangelo secondo Biff, di Christopher Moore. Che non è certo il capolavoro, ma scorre via bene bene e mi fa fare delle risate.
Ascolto le solite cose, soprattutto voci femminili.

Joanna Newsom - On A Good Day

27.1.11

Campanilismo internazionale

Gli expats cambiano casa. Il quartiere dove avevano trovato casa a Melbourne era preciso preciso a Milano. Probabilmente traslocheranno in una casa con giardino e coabiteranno con la signora propretaria che abita nella depandance in giardino. I precedenti inquilini, di cui gli expats prenderanno il posto sono fiorentini e si erano molto affezionati, pare, alla signora. Venendo a conoscenza che i nuovi inquilini sarebbero stati dei pisani, i fiorentini si sono detti preoccupati.

25.1.11

Bright Star


 L'ho visto.
A casa.
Sul piccolo schermo del mio computer.
L'ho visto in due volte. Metà la domenica per distrarmi dal documentario; poi il lunedì per finirlo.
Non m'ispirava un granché quando è uscito l'anno scorso nei cinema.
E' una storia d'amore.
Però l'ho trovato spesso nelle top 10 del 2010 in giro per i blog.
Ed è di Jane Campion.
Ho superato i pregiudizi e ho deciso di guardarlo.
C'ho pianto un sacco.
Ma proprio i singhiozzi.
E lo sapevo anche come andava a finire.
Non che abbia questa grande conoscenza di Keats. Oltre al nome, che era inglese e che era un poeta non ne sapevo molto di più. Ma un poeta romantico, si sa, non diventa vecchio, non diventa neanche adulto di solito.
Mi sono chiesta al cinema la gente come abbia fatto, soprattutto se come me non gira con i fazzoletti.
E poi non è che mi sia passata con i titoli di coda.
Bright star è romantico che di più non si può.
Del resto è su Keats.
E' il caso di ricordarlo: un poeta romantico.
Ci sono bei costumi, cappelli di tutti i colori, bambine con i riccioli rossi, la campagna inglese a primavera, la caccia alle farfalle, lettere attese, biglietti passati sotte le porte, giochi nella neve, gatti che fanno le fusa, l'Italia per guarire e tanta poesia. Di Keats.
E un vestito nero alla fine che fa venire in mente il primo.
Dopo ventiquattr'ore sto cominciando ad ammettere che mi è piaciuto.
(Credo anche che vederlo in lingua originale abbia il suo peso.)

24.1.11

Col senno di poi

Sburk: Ciao, come va?
Exco: Sto studiando con i miei amici.
Exco: Aspetta che è pronta l'acqua per il tè.
Sburk: Del resto sono le cinque.

Ma se invece che il latte, nel biberon c'avessi messo da subito il tè verde, le cose sarebbero andate diversamente?
Oggi sono arrivati i primi risultati: due su due.
Questo blog ha deciso di lasciarsi andare all'orgoglio e smettere di fare gli scaramantici. Me lo dice anche l'oroscopo.

23.1.11

Ho finito


Quasi. Devo togliere solo qualche parola e mettere a posto. E far finta di essere soddisfatta.

20.1.11

Comment vis-tu?


Chronique d'un été è un documentario sorprendente.
Almeno per me, che ci convivo 24 ore al giorno già da un po'. Fra quattro giorni però ognuno andrà per la sua strada, felici di essersi incontrati.

E' sorprendente la prima volta che lo vedi non avendo la più pallida idea di cosa stai guardando. Io l'ho scelto praticamente a caso da una lista di documentari. Ho scartato un po' di nazionalità che non richiedevo e tra quelli che sono rimasti sono andata per reperibilità. E alla fine ho scelto lui.

Forse la prima volta Chronique d'un étè piace per l'effetto spiare dal buco della serratura: varie persone raccontano i propri fatti più o meno privati. E allora c'è chi ti sta simpatico, chi antipatico, chi ti dà sui nervi.

La seconda volta che lo guardi ormai sei pappa e ciccia con la maggior parte. Marceline che all'inizio non riuscivi a inquadrare, diventa la tua migliore amica, ti rendi conto che alla prima visione era solo un po' timida. A Mary Lou, ok le dai un'altra chance... ma non c'è niente da fare, continua a darti sui nervi, a non convincerti. Angelo si vede che si mette in posa e vorrebbe proprio fare l'attore. Insomma alla seconda visione sei lì, a Parigi, d'agosto, nel 1960. E c'è spazio anche per la capatina a Saint Tropez. Mica male.

Poi siccome ci devi scrivere un'analisi cominci a cercare notizie e viene fuori che non hai scoperto te il gioiellino ma che Chronique d'un été (anche se trovare informazioni non è semplicissimo) è un caposaldo del cinema europeo. Scopri che ha influenzato non poco la Nouvelle Vague; che il termine cinéma verité è stato coniato proprio da Rouch (uno dei due registi) e proprio per quel film, anche se traducendo dal russo il nome della rivista di Vertov Kino-Pravda. Dziga Vertov è il regista russo che ha girato L'uomo con la cinepresa, film cult che ha influenzato fra gli altri i cineasti della Nouvelle Vague e che celebra la superiorità del documentario sul film di finzione. E sul problema verità davanti alla macchina da presa ci si potrebbe parlare per ore, e questo documentario si pone proprio questo problema qua.


Chronique d'un étè influenzò anche le vite di chi vi partecipò. Erano tutti amici del coregista sociologo, Edgar Morin. Rouch che già viveva in Africa in Francia non conosceva quasi nessuno.
Marceline, la mia amichetta, è la più presente nel film. All'inizio fa anche le interviste per strada e partecipa a quasi tutte le conversazioni. In una delle scene più belle, attraversa a piedi Place de la Concorde e il mercato coperto vuoto di Les Halles e racconta della sua esperienza da bambina in un campo di concentramento. Marceline poi è diventata la moglie di Joris Ivens, un documentarista olandese (c'era anche lui nella lista e lo stavo per scegliere).
Regis Debray che per essere felice voleva più tempo per fare le cose che gli piacevano è andato a Cuba a girare un documentario su Che Guevara.
Jean-Pierre un giovane studente parecchio disilluso che al tempo di Chronique era l'amante di Marceline è andato a fare un reportage sull'Algeria. In Chronique Rouch e Morin provano a far parlare anche dell'Algeria visto che al tempo c'è la guerra, ma l'argomento non decolla molto e soprattutto Jean-Pierre sembra poco interessato. Invece...
Angelo, un operaio della Reneault viene licenziato e cambia vari lavori. Continua ad avere problemi perché costituisce sindacati ovunque va. Lavora anche per Morin.
Mary Lou, un'italiana di Cremona parecchio disturbata mentalmente secondo me, è andata a fare la fotografa di scena per Bertolucci e Godard.

E poi c'è Jean Rouch.
E non puoi che volergli bene e desiderare di vedere anche gli altri suoi documentari. Jean Rouch è uno che gli dicono, ehi tu hai inventato il modo di girare con la cinepresa a mano; e lui risponde, no guarda, è che il trepiedi mi era caduto nel fiume.
In Chronique Rouch sorride sempre.


Intervistatore: Nei tuoi film la forma e il messaggio sono in relazione?
Rouch: Assolutamente. Se non c'è messaggio, non c'è forma. La fotografia bella mi stanca. Non ha niente dentro. La bellezza sta dietro: improvvisamente emerge un'emozione ed è completamente inaspettata. Le inquadrature più belle che ho fatto le ho ottenute quando il mio esposimetro mi diceva che non c'era luce e nessun cameramen avrebbe fatto la ripresa. Ma io giro lo stesso comunque e qualcosa succede. Credo fermamente in questa improvvisazione totale. Sono il primo critico di me stesso. Ma sto lontano da la belle image. L'estetismo è il grande pericolo.

Intervistatore: Sei ottimista.
Rouch: Certo, e te?
I: Qualche volta.
R: Perché qualche volta? E le altre volte?
I: Ho dei dubbi.
R: I dubbi sono ottimismo. Non c'è niente di più pessimista di un puritano(ndt, non è la parola giusta, secondo me intende le persone tutte di un pezzo, troppo sicure di sé, senza dubbi). Il momento che hai dei dubbi, tutto è possibile.

Il documentario finisce con un dialogo tra Rouch e Morin su come è andato l'esperimento. L'ultima frase, la dice Rouch, è la seguente:
- Comunicare qualcosa è sempre difficile.

19.1.11

Détails








Dans Chronique d'un été tout le monde fume.
Il est difficile de résister.

Mi sa che la macchina da presa li rendeva nervosi assai; altro che cinéma-verité.

Jean-Luc Godard


Il cinema è la verità espressa ventiquattro volte al secondo.

Come vivi la tua vita?


Marceline: Soprattutto lavoro.
Rouch: Che lavoro?
Marceline: Faccio ricerche di mercato, psicosociologiche, per una ditta che fa ricerche di mercato. Il mio lavoro consiste nell'intervistare le persone, poi analizzare le interviste e scrivere un rapporto. Il mio lavoro mi tiene impegnata.
Rouch: Ti piace?
Marceline: Per niente.

Marceline: Seguo il principio che il domani può occuparsi di se stesso.

La moglie del meccanico: Parigi non è tanto divertente, diciamolo. Smog. Niente sole.

Henri, il pittore: Non considero la felicità uno scopo. Cerco di vivere in armonia con me stesso. E' comunque una parola vuota, Felicità/infelicità, è una cosa sola. Non dovrebbe stare nel dizionario. Il dolore è un'altra questione.
La donna del pittore: Non abbiamo molti soldi, ma chi ha più soldi di noi non ha i libri e i dischi che abbiamo noi. Quando vendiamo un dipinto compriamo qualcosa che renda la nostra vita più ricca.

Simone: Mi vergogno a dirlo: i soldi.
Marito di Simone: Avere il tempo di fare le cose che mi interessano.
Simone: E' la stessa cosa. Se avessimo più soldi lavoreremo di meno.

18.1.11

Sei soddisfatto di come ti va la vita?



Jean Rouch (a sinistra) era un regista francese di documentari, la maggior parte dei quali girati in Africa e in Niger. In Niger è morto, non molti anni fa in un incidente di macchina. Aveva più di 80 anni. Jean Rouch è considerato l'inventore dei documentari etnografici moderni.  E' stato anche uno dei primi a girare con la macchina da presa a spalla. In realtà successe per caso. Gli cadde il trepiedi in un fiume in Africa, non ci fu modo di recuperarlo e lui doveva  comunque girare. L'effetto gli piacque: sentire la presenza della macchina da presa nel filmato accorciava le distanze tra lo spettatore e quello che avveniva nel girato.

Edgar Morin (a destra) è un sociologo e filosofo francese, ancora molto attivo e ultimamente l'ho sentito citato dal partigiano indignato. Dice Wikipedia che è noto per il suo approccio transdisciplinare che lo ha portato ad occuparsi di molti argomenti. Tra cui anche di cinema: ha scritto tra gli altri Il cinema o dell'immaginario.

Al centro, Marceline.

Etnografia: studio dei costumi e delle tradizioni dei popoli con intento puramente descrittivo.

Jean Rouch e Edgar Morin nel 1960 girano il documentario Chronique d'un été. Grazie all'introduzione di macchine da presa più leggere e la possibilità di registrare subito il sonoro in sincrono, raccattano un gruppo di amici, e amici di amici, escono per le strade parigine, entrano nelle case e chiedono alle persone come vivono.

17.1.11

Sei felice?

Presque.

16.1.11

Una vita tranquilla


C'è Toni Servillo.
Non serve sapere altro.

14.1.11

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Tsaramaso vi segnala il seguente sito da visitare.

Tsaramaso adora gli artisti giapponesi perché sposano la teoria del "pulito e semplice" "diretto e essenziale" "piccolo e estremamente perfetto" e del "less is more".
E poi tutto è sempre così in movimento...

Tsara bè!

Tsaramaso.
 
Tsburk è d'accordo.

Floods Aussie style

Dalla nostra inviata riceviamo notizie delle impressionanti inondazioni nel Queensland in Australia.
La nostra inviata per aiutarci a capire meglio la terribile situazione ci manda questo link a un notiziario e ci suggerisce di prestare particolare attenzione soprattutto dal minuto 2.00.

Per quelli di voi che hanno qualche problema con la parlata australiana riporto qui di seguito un paio di frasi fondamentali:
The best way to face a big wet... is with a wet one.
There is not much else to do at home except watch the flood rise so everybody gets in their boats comes around and meets here at the hotel, dice la padrona del pub.
We've got plenty of food in the freezer, in the cupboard, and to drink and we're fine for a month, dice la signora col cane e il bicchiere di vino in mano.
And today is my husband's and I twentieth anniversary and he'd do anything out of taking me to dinner, spiega ancora la padrona del pub.

Del resto, ci ricorda ancora la nostra inviata nelle zone disastrate, il modo di dire tipico di quella parte del mondo, che viene infilato praticamente in ogni frase, è "no worries" combinata con "a beer or four".


(questa foto e quella dell'autista l'ho prese da ilpost, quella delle fermata dell'autobus da Internazionale)

13.1.11

L'autista dell'autobus in ritardo

I links del geko


Tutto quello che ti serve per pedalare comodamente.
La bici del futuro. Non riguarda me: continua a mancarmi la bicicletta con i freni a bacchetta. La verdina è simpatica ma non è la stessa cosa.
Oliviero Toscani provocatore? Seeee... ce ne ha di strada da fare: 80 pubblicità estreme.
Un illustratore che piace al geko.
TicTac.
Ombre cinesi con la spazzatura?!
Un sito per scegliere l'artista da ascoltare e che poi si collega a youtube.
Per chi ancora non lo conoscesse: Simon's Cat. Il primo; o meglio il primo che mi è capitato di vedere a me. Oh! ora c'è anche il libro a fumetti!

E un link da Internazionale: Julian Assange Colouring Book.

12.1.11

Aplomb australiano


Un pochino in ritardo oggi l'autobus, eh?
Per fortuna mi sono portato l'ombrello.
Io c'ho il cappuccio.
I calzini però ce l'ho già tutti fradici.
Era meglio se ti mettevi gli infradito.
Non ne ho.
Non ne hai? Ma allora non sei un vero australiano.
E' che mi fanno male. Tra il pollicione e il secondo dito mi diventa tutto rosso.
Basta metterci un cerotto.
Sì ma con tutta quest'acqua il cerotto si stacca subito.
Mmm forse hai ragione.
Certo è proprio in ritardo oggi l'autobus.
Deve essere successo qualcosa.
Mi sa di sì.
Chissà cos'è successo...

Il 15 gennaio tutti a Rebeldía


Alle 9 del 15 gennaio l'ufficiale giudiziario tornerà a Rebeldía per tentare il secondo accesso.
Dopo l'appello del 28 dicembre, giorno in cui moltissimi hanno preso parte al presidio organizzato per scongiurare uno sgombero senza alternative, anche oggi rinnoviamo a tutti - partiti, sindacati, associazioni, gruppi, cittadini - l'appello ad essere presenti.

Più siamo, meno possibilità ci sono di una soluzione violenta, nonostante le gravi pressioni della proprietà, che fa capo al Comune e al Sindaco, che al contrario non sono affatto spaventati dal far ricorso alla forza pubblica, invece di procedere ad una soluzione pacifica e politica alla questione della sede per le associazioni.
Confidiamo nella solidarietà e nella vicinanza delle tantissime persone che in tutti questi anni hanno sostenuto con forza le istanze del Progetto Rebeldía, consapevoli che andiamo verso una giornata di grande partecipazione democratica, in difesa di uno spazio di socialità e cultura aperto a tutta la cittadinanza, per dare una risposta di civiltà. La nostra richiesta alle istituzioni è che si assumano la loro responsabilità e che riaprano il dialogo, com'è loro dovere, non un privilegio come qualcuno vorrebbe far credere.

In caso di schieramento della forza pubblica, le 31 associazioni rendono nota la modalità di comportamento che verrà tenuto nel corso della giornata: opporremo i nostri corpi in una forma di resistenza passiva. Il nostro comportamento renderà evidente che l'unica violenza in città, inaccettabile, è quella di chi chiede l'uso della forza pubblica anziché fornire risposte alle legittime richieste di libera socialità, pensiero critico e cultura.

A tutela nostra e di chi vorrà partecipare al presidio, informiamo che l'intera giornata verrà ripresa con videocamere e le immagini verranno trasmesse nelle piazze centrali della città: il Progetto Rebeldía sceglie come sempre la trasparenza e annuncia in anticipo le proprie mosse. Il rischio oggi per la città e per l'incolumità dei manifestanti che decideranno di difendere Rebeldia, è infatti l'annunciata presenza di numerosi reparti anti-sommossa che in troppe occasioni si sono distinti in colpi di testa "sulle teste" dei manifestanti.

Di questo grave clima, alimentato dalle facili speculazioni dell'estrema destra, il responsabile politico è uno e uno soltanto: il sindaco Marco Filippeschi. A lui chiediamo ancora una volta di ripensarci, di fare un passo indietro e riaprire un vero percorso, evitando di ferire la partecipazione democratica in città.

Rilanciamo pertanto il presidio in via Battisti di tutto il mondo democratico cittadino, perché se il Comune sgombera le associazioni, la città risponde con la presenza di centinaia di corpi di uomini e donne e con le pratiche di partecipazione.

Il 15 gennaio alle ore 7:30, difendi Rebeldia!

11.1.11

Eccolo, Visconti


Sempre peggio

Exco ha detto la seguente frase:
"Ho seguito il tuo consiglio."
Sburk ultimamente tiene una boccettina di sali sempre a portata di mano.

10.1.11

Il caso Paradine


C'è Gregory Peck, ma Hitchcock avrebbe voluto Laurence Olivier.
C'è Alida Valli, ma Hitchcock avrebbe voluto Greta Garbo.
Anche l'attore che fa il servo personale del morto sarebbe dovuto essere un altro.
E pure l'attrice che fa la moglie di Gregory Peck.

A Hitchcock succedeva spesso di non ottenere gli attori che pensava migliori per le parti. Lavorava per le grandi major di Hollywood e doveva fare come dicevano loro. E gli attori erano molto importanti per lui, aveva bisogno di attori che il pubblico potesse subito inquadrare in un carattere preciso perché i suoi film erano basati sulle situazioni e non sui personaggi; non costruiva personaggi insomma, ma situazione. Per cui se si doveva capire subito se un personaggio era buono chiamava James Stewart, se doveva essere un seduttore Cary Grant.

Insomma è un Hitchcock che funziona meno, ma Alida Valli secondo me ci sta bene, su Gregory Peck aveva ragione però a me piace tanto, più di Cary Grant.

Io sono l'amore


C'è Tilda Swinton.
C'è Pippo Delbono ma fa la parte di uno antipatico e quindi ci sta bene. E tanto si vede anche poco, parla poco e gli hanno tolto il megafono.
C'è Alba Rohrwacher che fa il solito personaggio che fa di solito. Qui le viene benino.
Però c'è Tilda Swinton.
C'è Edoardo Gabriellini che è quello di Ovosodo e ha il solito forte accento toscano, anche se i suoi genitori nel film sono originari della Liguria e ora vive a Milano.
C'è Milano sotto la neve, Sanremo a primavera e Londra.
C'è la macchina da prese che entra ovunque e come le pare a lei, si trattiene nelle stanze quando tutti sono già usciti o ci entra prima di chiunque altro.
Ci sono riprese dall'alto e dettagli in primissimo piano.
C'è una bella fotografia, certe volte un po' fine a se stessa.
L'ape e il fiore se lo poteva evitare, a meno che il regista non sia nato nel 2003.
C'è Tilda Swinton che fa la protagonista.
Ci sono dei buonissimi gamberi crudi su un letto di ratatouille.
Ci sono attori secondari molto meglio di quelli principali.
Non sto parlando di Tilda Swinton.
Il paragone con Visconti mi sembra veramente esagerato.
I paragoni sono sempre esagerati e non andrebbero proprio fatti.

Io sono l'amore, è un film del 2009 di Luca Guadagnino.

L'immagine viene dal sito moviesinframes.

8.1.11

Il cielo sopra Lecce



Facce di Lecce


Tubi o non tubi


Per cominciare l'anno col dubbio più classico di sempre, a teatro!
Amleto, fatto dal Teatro del Carretto (vedi più sotto il post su Biancaneve) al bellissimo Teatro di Buti, domenica 9 gennaio.
Muniti di prenotazione, 20.30 anche un pochino prima al circolo va bene?

Buon sangue non mente

Exco ha finito Sulla strada di Kerouac.
Exco non ha perso un attimo e si è tuffato subito nella lettura di un altro libro.
Ohhhhhh!
E' Io e te, di Niccolò Ammaniti. L'ha quasi finito.
Tale sburk.
Tale gmor.

5.1.11

La festa è finita


Su Slate una raccolta di foto del giorno dopo la festa dell'ultimo dell'anno.

4.1.11

4 giorni nelle Puglie...

... di cui 2 di viaggio.

olive giganti verdi
fucazza chena
fucazza
purea di fave
cornoletti spritti
cicoriedde
olive nere piccole
muloni a pane
peperoncini ripieni con tonno
peperoncini vari
burrata
verdure miste al forno
sformato di patate
fichi secchi cu la mendula intra
cartiddati
purciduzzi
mustazzueli
falanghina
fiano
prosecco
aglianico
negramaro
taralli semplici
taralli patate e rosmarino
taralli semi di finocchio
houmus
fegatini
mozzarelle di bufala
affettati toscani
parmigiana della mamma di liliana
parmigiana del fratello di francesca
goulash
cinghiale alla maniera di mic
cinghiale alla maniera di mon
patate al forno
bietole
zucca al forno con olive e capperi
finocchi gratinati
insalata
tiramisù
crema al limone
macedonia di frutta su crema alle mandorle
bigné
ponce alla livornese
vino
prosecco
rustico di alvino
puccette
pucce ripiene di olive
pucce ripiene di salamino piccante
orecchiette integrali con salsa al pomodoro e polpette
arrosto
patate e lampisciuli al forno
lenticchie con semi di finocchio
cupeta
mandorle arricciate
pasticciotti di alvino
vino
prosecco
grappa
limoncello

(si ringrazia tsaramaso per la consulenza mnemonica e linguistica)

Visto che siete sprovvisti di idee

Ecco a voi, il generatore di buoni propositi.