28.7.13

L'Islanda a Lucca


I Sigur Ros erano 4, ma ora sono tre (Kjartan Sveinsson ha lasciato il gruppo).
I Sigur Ros ora sono 3 ma sul palco diventano 11.
Suonano un mucchio di strumenti i Sigur Ros, e spesso se li scambiano.
Dei Sigur Ros mi piacciono molto tutte le percussioni, e in particolare lo xilofono.
Il cantante effettivamente suona la chitarra con l'archetto e per tre quarti del concerto sembra tenere gli occhi chiusi. Dopo 3/4 del concerto fa dei minimi incitamenti verso il pibblico. Poi parla anche, ma non si capisce cosa dice.
Il bassista invece lo guarda fisso il pubblico, una faccia alla volta, sembra, serio serio.
Il batterista certe volte si gira con lo sgabello e suona le tastiere.
Gli altri 8 che accompagnano i Sigur Ros suonano chitarre, tastiere, xilofoni anche loro, e violini e viole, trombe, tromboni, corni inglesi.
Il pubblico all'inizio di alcune canzoni urla e applaude come se avesse riconosciuto il pezzo; ma io non ci credevo.
Cori non se ne sono sentiti, nel pubblico, ma una tizia alla mia sinistra ogni tanto canticchiava; secondo me si inventava pure la melodia.
Nessuno nel pubblico ha urlato il titolo di una canzone perché voleva che la facessero; tipo come facciamo io e e.esse con Licantropi a tutti i concerti di Bobo Rondelli.
I Sigur Ros li ho visti per 2 ore in piedi.
I Sigur Ros secondo me sono da ascoltare seduti; magari su di un plaid su di un prato; magari d'estate in Islanda quando il sole non tramonta mai.

23.7.13

19.7.13

Introducing: Yuko Shimizu




La serie di cui questa illustrazione di Yuko Shimizu fa parte si chiama Into the water (it's summer) e la potete trovare qui. Il suo sito invece è qui.
A me piace molto, lei. 
Mi piace molto come mescola la classica illustrazione giapponese, c'è anche l'onda di Hokusai, con quella più occidentale, diciamo americana, da copertina del New Yorker, o calendario di Internazionale. 

18.7.13

Come mi va a luglio



Ascolto gli Alabama Shakes.
Leggo Prove per un incendio di Auslander Shalom. Bel titolo no? In inglese, tanto per cambiare, è totalmente diverso: Hope: A tragedy.

16.7.13

11.7.13

No, i giorni dell'arcobaleno



Sorvoliamo sulla proiezione con l'audio spesso non in sincro. Sono sopravvissuta alla visione solo perché molte volte chi parlava non era inquadrato e quindi il fuori sincro non si notava. E poi a peggiorare la situazione ci sono sempre le poltroncine più scomode del mondo del Giardino Scotto, che chiamarle poltroncine infatti non ha senso.

Ad aumentare la fatica di non cedere al nervosismo ci si è messo anche il modo in cui il film è girato. Camera a mano e assolutamente nessun imbellimento delle immagini, che al confronto i film dogma sembrano girati da Spielberg (forse sto un po' esagerando...). Sto esagerando; anche perché l'idea che sta dietro a questo particolare modo di girare, nel film di Pablo Larraìn, c'entra poco con i dogma. No racconta la campagna referendaria che si svolse in Cile nel 1988, in cui i cileni avrebbero deciso se tenersi la ditattura di Pinochet per altri 8 anni o andare a nuove elezioni. Un buon 30% del film, a detta del regista, è fatto da filmati originali, e così Larraìn ha deciso di usare una videocamera molto anni 80, per rendere quasi invisibile la linea di confine tra filmati d'epoca veri e narrazione inventata. Pare infatti che qualcuno si sia complimentato per la scelta dell'attore che impersonava Pinochet.

Quindi camera a mano, che ancora non ho capito se mi piace; ma almeno qui capisco il senso. Camera a mano, e controluce fatto male, e corpi tagliati: a una tizia che parlava inglese uscita dal film ho sentito dire che era proprio fatto male questo film, 'ugly' ha detto. Però in questo modo di girare che non so se mi piace, in No mi è piaciuto come spesso sono stati filmati i dialoghi. In No si parla molto, su come impostare la campagna del No a Pinochet, sulla situazione cilena, dialoghi molto fitti, certe volte tra due persone, altre volte tra gruppi numerosi di persone. In No il dialogo si spoasta da un luogo a un altro senza interruzione del dialogo stesso, una frase comincia dentro un ufficio, e nell'inquadratura successiva sono in strada, quella ancora dopo su una spiaggia. Bello e straniante. E probabilmente da collegare al mondo della pubblicità.

No, appunto, racconta della costruzione della campagna referendaria per il No a Pinochet, che viene costruita, come dice uno dei dirigenti dell'opposizione a Pinochet nel film, come se fosse una pubblicità della cocacola. E nonostante le varie fatiche, No mi è piaciuto.

Mi è piaciuto tutto, oltre alla regia che salta all'occhio parecchio, anche gli attori (Gael Garcia Bernal, dé) e i titoli di testa e di coda.

Pablo Larraìn ha girato altri due film: Tony Manero, di cui molto infatti si parlò quando uscì, ma che mi sono persa, e Post Mortem. Anche questi due, come No, sono incentrati sulla ditattuta di Pinochet.

9.7.13

Bruce Springsteen quando non te lo aspetti più


Ieri ho letto un articolo su Internazionale su Bruce Springsteen.
Non sono mai stata una fan di Bruce Springsteen. Ai tempi del liceo andava molto Bruce Springsteen, alle feste il disco Born in the USA veniva sempre messo sul piatto. C'era anche un mio amico che dicevano gli assomigliava, e in effetti era vero. Fu una ragazza americana (che prendeva le pillole per dormire, avevamo 15 anni diossantissimo) amica di un'amica sempre dello stesso giro del liceo che ce lo fece notare, e lei si prese una cotta stratosferica per il brucespringsteen denoaltri. Non ricordo come andò a finire. Lei si chiamava Jennifer, forse.
Insomma Bruce Springsteen non mi piace particolarmente. Non mi piace la sua voce. Non mi piace fisicamente. Non mi piace il suo accento troppo americano. E quando canta si mangia troppo le parole e ne capisco una su dieci.
Un disco suo ce l'ho però, e l'ho anche ascoltato molto: We shall overcome: the Seeger Sessions; che infatti è un disco un po' particolare, una raccolta di canzoni tradizionali americane rese famose da Pete Seeger e altre scritte da lui che sono diventate tradizionali. E' un bel disco.
Però, ecco, questa adorazione per il Boss, non ce l'ho mai avuta.
Anche se in realtà mi sta pure simpatico.
Ma tranne le Seeger Session, mai ascoltato Bruce Springsteen in modo continuativo. E neanche occasionale. Tranne forse per The Fuse, che era la canzone dei titoli di coda di La 25a Ora di Spike Lee. Su quella mi ricordo mi ci fissai, ma secondo me c'entrava il film, che mi piacque molto. A riascoltarla infatti The Fuse, non è che sia chissà che.
Insomma ieri mentre leggevo l'articolo su Bruce Springsteen su Internazionale, mi sono messa ad ascoltare prima le canzoni che citava, e poi quello che mi proponeva youtube, e non ho più smesso.
Ascolto solo roba vecchia però.

L'articolo è su Internazionale di questa settimana, si intitola "Una vita sul palco", è di Richard Williams, ed è apparso su Uncut.

(Foto qui)

5.7.13

Scoperte






 We were about three weeks into shooting and I said to them, “Tell me a little bit about the case." And they said, “Nooo, it’s just made up." I said, “No, I mean the story it’s based on." They said, “It’s not based on any story, we just made it up." I said, “Guys, it says at the beginning of the script, based on a true story." “Well, it’s not." I said, “You can’t do that." They said, “Why not?"
— William H. Macy

(via murmur and shout)

2.7.13

In Corsica

La Corsica io la consiglio sempre.

Con solo 4 ore di traghetto si va via dall'Italia, che ogni tanto fa bene.

Con solo 4 ore di traghetto si trovano i puzzosissimi e buonissimi formaggi corsi e francesi, il vino rosé, l'aperitivo kir, la birra Pietra e Colomba e le patatine Lays (che non sono corse ma sono buone e in Italia non ce l'hanno), i pain au chocolat la mattina a colazione, o rientrando al campeggio dopo la prima immersione. Poi, io non li mangio, ma anche gli affettati e la carne corsa è molto buona. Le mucche in Corsica sembrano sacre: te le ritrovi ovunque, in mezzo alla strada quando vorresti passare con la macchina e sulla spiaggia a respirare un po' di iodio. Immagino che faccia bene anche a loro l'aria di mare. Qua e là anche qualche capra e maiale da cinta senese. E ci sarebbe anche la zuppa di pesce corsa, le crepe, la ratatouille, l'insalata nizzarda. Certe pentole piene di cozze mangiate in certi ristorantini sulla spiaggia in riva al mare. Diceva il menu: moules et frites e le moules possono essere alla marinara o con il roquefort. Non me la sono sentita di azzardare il roquefort ma ero curiosa; la prossima volta. Era già abbastanza strano il piatto di patatine che accompagnava la zuppa di cozze. Zuppa di cozze fatta con la cipolla, forse il basilico e, vista la consistenza della zuppetta in cui intingere la baguette, il burro. Sì, ipercalorica ma anche iperbuona.

Con solo 4 ore di traghetto, poi, trovi mare lipidissimo, montagne da scalare, deserti des Agriates, fiumi da guadare. La chiamano l'isola della bellezza la Corsica, ed è vero. Sembra una pubblicità, ma è vero.

Per arrivare a Porto, dove sono le famose Calanche, delle montagne a picco sul mare disegnate dal vento, forse non ne fai altre 4 di ore, ma quasi, soprattutto se ogni tanto ti fermi e ti godi i paesaggi di cui sopra. Puoi scegliere se passare lungo costa o tagliare dai monti e dai boschi, ma sempre e solo curve ci saranno per arrivare a destinazione, e stradine strette a strapiombo dove ci passano anche gli autobus gran turismo. Non si capisce bene come, e soprattutto perché.

C'è una selezione naturale da quelle parti, abbiamo pensato alla fine di una giornata di curve per tornare a Bastia a riprendere il traghetto: se soffri troppo il mal d'auto, nei posti più belli in Corsica non è detto tu abbia voglia di arrivarci.

In questi giorni, lungo le stradine tutte curve a picco sul mare correva il centesimo Tour de France, tre tappe per la prima volta in Corsica. Ed io mentre ad una velocità massima di 50 km all'ora le percorrevo in macchina, pensavo che era da pazzi farle in bicicletta, soprattutto in discesa, alla velocità che vanno quelli lì.