31.3.14

Shirin Neshat

Il film della domenica per PaginaQ questa volta è stato Donne senza uomini.
E mentre cercavo di capire meglio questo film affascinante (facile l'aggettivo questa volta) mi sono soprattutto imbattutta nella sua regista: Shirin Neshat, donna affascinante ancora più del film.
Shirin Neshat è nata in Iran, ma si trovava negli Stati Uniti per motivi di studio quando nel 1979 lo Scià scappò del paese e andò al potere l'Ayatollah Khomeini.

E' buffo perché io ci sono affezionata all'Ayatollah Khomeini, perché da piccola senza avere la più pallida idea chi fosse, in famiglia veniva chiamato in modo affettuoso "l'amico del babbo". Ma senti cosa ha fatto l'amico del babbo; oppure, guarda c'è l'amico del babbo in televisione. Ora che sono grande credo che il motivo fosse per l'antiamericanismo che accomunava il babbo e Khomeini, e soltanto quello visto che il babbo era ateo e non ha mai chiesto al resto della sua famiglia fatto unicamente di femmine di coprirsi.

A quel punto Neshat decise di rimanere negli Stati Uniti, ma il suo lavoro ha sempre riguardato l'Iran, la religione e le donne. Torna in Iran dopo la morte dell'amico del babbo, ma presto viene di nuovo considerata persona non gradita per il suo tipo di lavoro.

Le sue opere includono la fotografia, molti video, performance e lungometraggio. Qui di seguito lei (che da sola sembra un'opera d'arte), alcune foto della serie Women of Allah, e il video Turbulent. Ma in rete si trovano molte altre sue cose. Belle.


27.3.14

Roma andata e ritorno




 

 

A Roma dalla mattina alla sera per vedere la mostra di Gabriele Basilico al Maxxi.
Non sono tantissime le foto in mostra ma sono belle grosse e vedere le foto delle architetture di Basilico belle grosse fa una grossa differenza. Le foto si riferiscono a vari anni: si va dagli anni 80 alle foto fatte sul cantiere durante la costruzione del museo che ospita la mostra.
Che è propio bello soprattutto l'interno.
A guardarle così le foto di Basilico si apprezza ancora di più la mancanza di persone nelle sue foto (anche se a me personalmente piace l'umano nella foto, anche se non protagonista, anche se piccolo piccolo). Basilico diceva che nonostante non ci fossero le persone nelle sue foto, le sue foto sono molto legate all'umano perché rappresentano comunque un paesaggio che l'essere umano ha modificato e vissuto; Basilico voleva rendere l'umanità delle architetture.
Certo soprattutto in Italia e soprattutto a Roma come abbia fatto a fotografare strade senza persone rimane un mistero.
A guardarle così le foto di Basilico si apprezza tantissimo le linee di Basilico, tutte perfettamente diritte; e le prospettive, che aiutano a muovere lo sguardo all'interno della cornice; e i tagli a palazzi o automobili parcheggiate che sono solo dei contorni all'edificio protagonista.
Poi per me Basilico rimarrà per sempre legato a Beirut e alle sue foto dei palazzi distrutti dalla guerra. Alla mostra ce ne erano due. Emozionanti.

Interessante, e lo sarebbe stato ancora di più se l'audio avesse funzionato in tutte le postazioni, un documentario intervista fatto dal regista Amos Gitai al fotografo. Un documentario molto recente. Gitai chiede a Basilico di raccontare un po' come lavora e di alcuni suoi progetti. Così oltre al bellissimo progetto su Beirut che conoscevo già, scopro quello su Piranesi per il quale il fotografo milanese è andato a fotografare i luoghi rappresentati da Piranesi nelle sue incisioni. Basilico racconta anche delle difficoltà a fotografare luoghi sempre pieni di gente, come la Fontana di Trevi che fa parte proprio del progetto su Piranesi. Racconta che ha cercato di avere permessi per fotografare da piani alti di palazzi che danno sulla piazza ma che averli era complicatissimo; e che quindi quello che generalmente fa è aspettare.

Sulla via del ritorno sosta a Eataly, soprattuto per mangiare perché erano le quattro quando siamo uscite dal Maxxi e non avevamo pranzato. Eataly sarà anche snob e troppo caro ma se un minimo ti piace il cibo ci impazzisci parecchio. Io e a.esse ci siamo regalate un bel fritto di acciughe / totani e gamberetti / patate e rapini con calice di prosecco. E io me ne sono venuta via con un bel  malloppo di formaggi vari.

26.3.14

Il segreto di Esma


Magnanima è l'aggettivo per l'ultimo film recensito per paginaQ.
Magnanima al femminile, perché riferito alla protagonista che mi ha fatto pensare alla Magnani e perché di animo grande è il personaggio.

20.3.14

Ida

Il film Ida va visto, assolutamente.
Quindi correte a vederlo e poi ne riparliamo.





Sembra un po' di vedere un film di Truffaut con quel bianco e nero - che così bello non l'ho mai visto - e quelle inquadrature anomale e fisse. E uno si può domandare: il bianco e nero oggi ha senso? Per una che fotografa in pellicola e in bianco e nero, evidentemente sì.
Ci sta tutto quel bianco e nero, comunque, indipendentemente da come uno decide di fotografare. Ci sta perché sembra più Polonia, anche se la Polonia io non l'ho mai vista. Ci sta perché sono gli anni cinquanta. Ci sta per la storia racconta.
Il regista è Pawel Pawlikowski, polacco ma che credo viva in Francia. Ha fatto altri film Pawlikowski, inglesi, che hanno avuto un discreto successo e che sembrano più normali di questo. Io non li ho visti, ma lo farò il prima possibile.
Dopo il bianco e nero si rimane affascinati dalle due protagoniste, Ida e Wanda: due donne completamente diverse ma con una storia tragica che le accomuna e che le costringe a viaggiare insieme. Due attrici intense.
Ida è anche un viaggio, nei villaggi polacchi e dentro i polacchi. Un viaggio intorno all'identità e alle scelte e alle strade che finisci per percorrere.
Ida a sorpresa è canzonette italiane.
Ida forse non andrebbe descritto; andrebbe solo visto.
I film come Ida sono rari.

18.3.14

Come il vento.


Mancante.
E' l'aggettivo che mi viene in mente pensando al film Come il vento recensito domenica per paginaQ. Però ripensandoci alla fine m'è piaciuto, o meglio è una storia che per tanti motivi vale la pena conoscere, anche se nel film purtroppo ne racconta solo una parte.

13.3.14

In memoria di Figaro



Portland, Oregon.
Dopo aver graffiato un neonato nel viso, gatto costringe una famiglia a rinchiudersi in una stanza. Il padre costretto a chiamare la polizia.
Il gatto aveva una storia precedente di violenza.
Deve essere il pelo bianco e nero, l'elemento genetico che fa scattare la violenza
Qui, tutta la storia.

12.3.14

MH370


Mi sto appassionando al mistero del volo scomparso. Soprattutto perché trovo incredibile che con tutti i satelliti e tutti gli strumenti che oggi esistono per controllare tutto e tutti, un aereo scompaia nel nulla. Un po' come Lost. Consiglio la lettura del quotidiano inglese The Guardian per stare aggiornati su tutti i dettagli. Si può partire da qui.
Devo dire che viste anche le implicazioni italiane - si è scoperto che un passeggero iracheno viaggiava con un passaporto rubato a un italiano, ma si pensa che non fosse un terrorista ma un richiedente asilo politico - mi aspettavo che la stampa italiana seguisse la vicenda un po' di più. Anche Balotelli è stato tirato in ballo: un ufficiale ha detto che uno dei quattro passeggeri con documento sospetti assomigliava al calciatore di colore italiano. Ma i giornali italiani si occupano di cose più serie.
Io, su Malaysia Airlines c'ho pure volato.
Certo, con questa storia non si stanno facendo una gran pubblicità.

11.3.14

Il segreto di Vera Drake


Amorevole.
E pensare che si parla di aborto, ma secondo me è l'aggettivo adeguato per l'ultimo film di cui racconto su PaginaQ.

6.3.14

L'orchestra

La quarta generazione

Strumica, Macedonia
Trombe, tamburi, grilli, ultime stelle. La musica filtra con la brezza tra le querce, scende a folate dalle cime chiazzate di neve, porta a valle il profumo di maggio, odore di rose, erbe aromatiche e asfodeli, inebria la gente che sale nella boscaglia, investe uomini a cavallo, sudati, l'alito di grappa e birra, bestie tenute per la criniera, famiglie intere su trattori coperti di ghirlande. Non si dorme la notte di San Giorgio in Macedonia, la terra di Alessandro il Grande. E' per viverla tutta che, in una notte di luna, siamo venuti a Strumica, un villaggio fuori rotta disseminato di monasteri, cicogne e campi di meloni. Una valle quieta e fertile, ai confini con Grecia e Bulgaria, che a primavera ti regala cieli mediterranei e d'inverno nevicate da Russia profonda.
Sudiamo nell'aria fine, siamo quasi in cima, ora la musica è vicina, assordante, i tamburi hanno invaso il bosco. Un ritmo pazzesco, asimmetrico, claudicante. Cinque ottavi, sette ottavi, undici ottavi. Roba antichissima, mai sentita altrove. Un'andatura che aderisce alle irregolarità del terreno e nasce - dicono - dal passo dell'asino. Grecia, Danubio e Balcani messi insieme. La banda appare, su un prato, investita dalla luce mandarino dell'alba, accanto ai ruderi di una chiesa. I musicanti fanno circolo, un anello magico di energia. Sono gli Agushevi, suonatori turchi di qui, la famiglia musicale numericamente più grande d'Europa. Musulmani, suonano alle feste e ai matrimoni degli ortodossi. Guai se non ci fossero. Sono così bravi che non li vogliono nei festival; con loro in campo, non c'è più storia. Impossibile competere con una tribù intera che suona giorno e notte dall'asilo alla tomba. Nonni, padri, figli, nipoti, cugini, zii, generi e cognati: un albero genealogico di orchestre. Quattro generazioni in pista, cinquanta maschi che suonano con lo stesso cognome.

da: Monika Bulaj, Paolo Rumiz Gerusalemme Perduta

5.3.14

La fotografia


Karl Struss Flatiron Building 1915

4.3.14

I love radio rock


Fantasmagorico.
Le critiche in generale su questo film sono negative, ma io l'ho trovato divertente.
Come ogni domenica, ne ho parlato su paginaQ.